di
Lucia Russo
13-06-2011
Emissioni e qualità dell'aria, insieme allo stato del suolo, rivelano gli andamenti più allarmanti rilevati dall’ISPRA nel quadro del VII Rapporto sulla qualità dell'Ambiente Urbano prodotto a fine maggio dall'intero Sistema delle Agenzie Ambientali (ISPRA/ARPA/APPA), condiviso anche con ANCI, ACI e ISTAT e presentato lo scorso 9 giugno.
Le città sono sempre più decisive della situazione ambientale del nostro Paese e appunto al cosiddetto 'territorio antropizzato' si fa riferimento per tracciare un quadro oggettivo ed evolutivo della qualità di aria, acqua, suolo e altri suoi parametri basilari. A fotografare la situazione del paesaggio italiano interviene il VII Rapporto sulla qualità dell'Ambiente Urbano - edizione 2010, prodotto a fine maggio dall'intero Sistema delle Agenzie Ambientali (ISPRA/ARPA/APPA), condiviso anche con ANCI, ACI e ISTAT e presentato lo scorso 9 giugno.
Nell’introdurre la presentazione dello studio, il direttore generale ISPRA, Stefano La Porta, ha infatti esplicitato che le città, luogo di consumo della maggior parte delle risorse naturali con forti pressioni sulle zone circostanti, ospitano oggi oltre il 60% della popolazione italiana; un dato che nel 2020, si pensa, salirà all'80%. Condotto attraverso lo studio della qualità ambientale in 48 capoluoghi (regionali e di provincia con popolazione superiore ai 100.000 abitanti), il rapporto è rappresentativo nella sua analisi di tutto il territorio nazionale.
Quattordici le aree tematiche approfondite dal VII Rapporto ISPRA. Rifiuti, rischio industriale, acqua, cambiamenti climatici, trasporti e mobilità, natura urbana, inquinamento elettromagnetico, acustico e indoor, turismo, sostenibilità locale, qualità del suolo e in particolare, l’approfondimento tematico sulla “Qualità dell'aria”, che quest'anno accompagna il Rapporto con analisi e casi studio proposti da ISPRA e dal Sistema agenziale.
Nello studio particolareggiato sull’aria, c’è un dato positivo: la diminuzione in quasi tutte le città prese in esame, dal 2000 al 2008, delle emissioni in atmosfera per tutti gli inquinanti: particolato aerodisperso (il PM10 primario), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili diversi dal metano, ossidi di zolfo, ammoniaca e benzene. Tuttavia, nelle aree urbane del bacino padano sono stati superati quasi ovunque i valori limite di concentrazione in aria relativi ai vari inquinanti, in particolare per PM10, PM2,5, NO2 (biossido di azoto) e ozono.
Anche in altre zone del territorio nazionale, pur in presenza di situazioni d’inquinamento meno intenso e generalizzato, esistono città con frequenti concentrazioni degli inquinanti atmosferici superiori ai valori limite, imputabili in gran parte alle emissioni derivanti dai trasporti. Si tratta di dati che i cittadini italiani, insieme a quelli europei, possono captare più facilmente grazie ad una mappa dell’inquinamento atmosferico che l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha recentemente messo a punto e pubblicato on line sul proprio sito.
Per la prima volta, grazie a tali mappe (32), i cittadini europei possono localizzare su scala di 5 km per 5 km, dove si trovano le fonti d’inquinamento. Esse riguardano in particolare gli ossidi di azoto (NOX), gli ossidi di zolfo (SOX), il monossido di carbonio (CO), l’ammoniaca (NH3) e il particolato (PM10).
L’iniziativa risponde ai gravi riflessi rintracciati dall’Agenzia sullo stato di salute della popolazione, come dichiarato da Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell’Agenzia europea per l’ambiente, secondo cui “l’inquinamento atmosferico è una seria minaccia per la salute e in particolare per i soggetti vulnerabili come i bambini e le persone che soffrono di malattie respiratorie”. E la finalità starebbe nel prosieguo delle sue dichiarazioni: “Informando i cittadini sull’inquinamento atmosferico determinato dai trasporti, dalle case e da altre fonti presenti nell’ambiente dove vivono queste mappe danno la possibilità ai cittadini di agire e sollecitare le autorità a migliorare la situazione.”
Altra nota dolente riguarda il consumo del suolo nei centri urbani. Dal 1999 al 2006 è stato calcolato che l’espansione causa un tasso di consumo pari a cento ettari al giorno. Oltre a frane e smottamenti in aree fortemente antropizzate, si consideri anche che la superficie impermeabile è passata nello stesso periodo da 281 a 323 metri quadri per abitante.
Un’occhiata veloce agli altri parametri rivela un aumento della produzione di rifiuti a fronte del calo dell’11,4% dei consumi di acqua. Le aree verdi in città, così importanti per il microclima urbano, per il corretto deflusso delle acque e la mitigazione degli effetti dell’inquinamento atmosferico e acustico, sono stabili e insufficienti: circa il 5% della superficie comunale nella maggior parte dei casi con il 20% in sole in 8 città. Palermo è il comune con la maggiore copertura di aree verdi sul territorio comunale (31,9%), seguito da Ravenna (29,9%), Ancona (28,1%) e Roma (27,5%).
Un‘indicazione certamente forte è quella proveniente dal trend in continua discesa degli alberi monumentali nonostante che in quasi tutte le Regioni italiane vigano leggi specifiche (Codice Urbani) per la tutela di tali piante. Analogamente avviene per le aree e le aziende agricole, con Messina, Palermo e Roma in testa alla classifica, anche se al centro sud ci sono altre 4 città in controtendenza.