Inchiesta sugli zoo europei: nessun paese è senza colpe

L'indagine preliminare del Rapporto EU Zoo Inquiry 2011 presentato a Bruxelles il 2 febbraio dalla BFF (Born Free Foundation) svela il disagio di milioni di animali detenuti in condizioni inadatte al loro benessere e in strutture fatiscenti. La BFF invita la popolazione mondiale a firmare la lettera aperta al Commissario europeo per l'Ambiente.

Inchiesta sugli zoo europei: nessun paese è senza colpe
I primi risultati del Rapporto EU Zoo Inquiry 2011 curato dalla BFF - una ONG internazionale che si occupa di fermare ogni singola sofferenza inflitta agli animali selvatici e mira a proteggere le specie minacciate in natura - rivela il fallimento della Direttiva 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici o bioparchi. La direttiva in Europa prevede che gli Stati membri debbano regolare la gestione degli animali presenti negli zoo, prevedere la concessione di licenze, far ispezionare i giardini zoologici, rafforzare il ruolo degli zoo nella conservazione della biodiversità per tutelare e conservare le specie selvatiche, fornire habitat adeguati agli animali reclusi nonché un elevato standard di allevamento. Altre misure che dovrebbero essere adottate e rispettate dagli Stati membri sono: formare il personale, istruire i visitatori, programmare strategie di prevenzione e cura veterinaria, nutrire gli animali con un'alimentazione corretta e diversificata, creare delle adeguate possibilità di accoppiamento. “Ma negli ultimi diciotto mesi di controllo - spiega Daniel Turner, portavoce dell'inchiesta - le nostre indagini avvenute in oltre duecento giardini zoologici, rivelano che la maggior parte degli zoo in tutta la Comunità europea non è a norma e non rispetta i propri obblighi legali”. Turner afferma anche che nell'Unione Europea la regolamentazione dei giardini zoologici e la protezione degli animali selvatici in cattività sono di competenza dei singoli Stati membri; purtroppo anche se la Direttiva è stata recepita da tutti i membri, non è stata applicata in modo uniforme dai paesi e dagli operatori e di conseguenza si sono creati differenti standard di zoo/bioparco. Per quale motivo la Direttiva non viene recepita uniformemente dagli Stati membri? Perché i requisiti della Direttiva stessa spesso sono ambigui e consentono incongruenze interpretative. Le leggi nazionali mancano di disposizioni dettagliate in materia di conservazione, di attività didattiche e scientifiche; le norme relative al benessere degli animali sono controverse o insufficienti così come lo sono anche l'orientamento e la formazione che ogni singolo Stato membro avrebbe dovuto ricevere per adottare pienamente le disposizioni della Direttiva. Inoltre, bisogna sottolineare che nonostante la Direttiva preveda una regolamentazione della concessione delle licenze e continue ispezioni dei giardini zoologici o bioparchi, le prime continuano ad essere assegnate con modalità oscure ed ambigue e le seconde sono insufficienti o addirittura nulle. Non sottoporre mai le strutture esistenti a rigidi e severi controlli provoca inevitabili e drammatiche conseguenze: - la nascita e l'esistenza di strutture non autorizzate. Secondo le ultime stime, il numero totale dei giardini zoologici autorizzati nell'UE dovrebbe essere di almeno 3.500. Tuttavia dal rapporto emerge che esistono centinaia di strutture non autorizzate e non regolamentate dalle autorità competenti; - la detenzione di milioni di animali che vivono in condizioni di grave disagio o in condizioni inadatte al loro benessere. Gli animali detenuti in recinti, gabbie, steccati sono l'esempio della sofferenza. Gli investigatori che hanno contribuito all'inchiesta hanno assistito ad alcuni episodi che dimostrano quanto gli animali privati della propria libertà perdano la propria dignità, manifestando evidenti alterazioni del comportamento. Malesseri psichici sono evidenti negli animali reclusi negli zoo o bioparchi: autolesionismo, ingiustificata aggressività nei confronti dei propri simili, abbandono, ipereccitazione, noia, apatia, comportamenti innaturali o ripetitivi (come dondolare continuamente la testa) sono tutti sintomi da stress tipici negli animali prigionieri. A questi dobbiamo aggiungere anche i malesseri fisici propri della detenzione come problemi circolatori provocati da una vita troppo sedentaria o da diete inadeguate che causano obesità negli animali detenuti, piaghe da decubito o ferite provocate da atti di autolesionismo. Le immagini (inserite nell'articolo) raccontano storie strazianti. In Polonia, un letargico ed emaciato elefante passa il suo tempo svogliatamente rinchiuso nella sua desolata recinzione. Se si trovasse nel suo habitat naturale sarebbe circondato dalla sua famiglia e non avrebbe questo atteggiamento dimesso e intorpidito. In un ricco zoo francese un gorilla è rannicchiato in un angolo della propria gabbia. In natura è un animale grande e possente dall'aspetto imponente e vederlo abbandonato a terra in posizione fetale, senza speranze, è insopportabile! In Romania due orsi bruni coperti di sporcizia, con la pelliccia fortemente intrecciata, premono il proprio muso contro la rete metallica corrosa e mordono continuamente le sbarre. Nonostante siano esemplari giovani i loro occhi sono pieni di disperazione e dolore. Sempre in Romania un leone, noto come il re degli animali per il suo aspetto fiero e regale, guarda tristemente da dietro la sua arrugginita gabbia il fotografo, con un atteggiamento dimesso e rassegnato. Un pappagallo grigio africano presente in uno zoo di Cipro sta immobile su un pavimento di cemento, incrostato di feci. Uno dei suoi occhi appare ferito e non curato. Le fotografie, seppur significative, non sono in grado di riportare visivamente le reali situazioni degli animali detenuti e i casi menzionati non sono altro che una manciata di episodi segnalati dagli investigatori durante l'inchiesta. Daniel Turner afferma: "Ancora dobbiamo pubblicare tutti i risultati del Rapporto, ma posso anticiparvi che nessuno dei paesi che abbiamo esaminato è senza colpe. Molti animali nei giardini zoologici europei soffrono inutilmente e senza un intervento urgente da parte di tutti i membri della Comunità europea, i fallimenti e le inadempienze che abbiamo trovato continueranno e probabilmente aumenteranno nel tempo". BFF, spinta dalla necessità di combattere la cattività e di assicurare il benessere degli animali negli zoo, sta elaborando un piano di lavoro per sopperire alle carenze individuali riscontrate e individuate nell'indagine, lavorando parallelamente con i governi nazionali e le autorità competenti. A breve nel sito web www.euzooinquiry.eu troveremo le relazioni, le valutazioni dei singoli zoo di tutti gli Stati membri e i piani di azione; l'aggiornamento che dovrebbe poi essere effettuato dalle autorità competenti permetterà ai cittadini europei di seguire i reali progressi o meno dei propri governi su questa importante questione. Se vogliamo contribuire a dar voce a questi animali dimenticati dalla Comunità europea, possiamo firmare la lettera aperta della BFF al Commissario europeo per l'Ambiente, Janez Potocnik. Nella lettera si esorta il Commissario a studiare il Rapporto EU Zoo Inquiry 2011 della BFF, invitandolo a prendere provvedimenti immediati per gli animali detenuti nei giardini zoologici o bioparchi.

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