di
Daniela Sciarra
19-06-2012
È stata sequestrata a Ravenna soia importata etichettata come biologica, ma con dei livelli di OGM superiori ai limiti consentiti. A sventare la maxi frode è stata la Guardia di Finanza. Il problema dell’import di alimenti bio riaccende la discussione sul sistema di certificazione.
Oltre 1.700 tonnellate di soia certificata come biologica, ma con una presenza di OGM superiore ai livelli previsti dalla legge. È questo il quantitativo di merce che la Guardia di Finanza ha sequestrato pochi giorni fa nel porto di Ravenna. Un ennesimo attacco alla sicurezza alimentare e un nuovo episodio di frode commerciale.
La soia, proveniente dall’Europa dell’est, era pronta per essere immessa sul mercato, destinata a grossisti per la vendita, eventualmente per la trasformazione o per l’alimentazione animale.
Sono almeno una decina le persone indagate, con l’accusa di frode in commercio e truffa.
I sequestri, compiuti in tutta Italia, si sono concentrati in particolare presso grossisti di Veneto e Lombardia. L’inchiesta è ancora in corso ma il numero degli indagati per il traffico dall’Est Europa, e in particolare dalla Romania, potrebbe aumentare ancora.
L’efficacia dei controlli e la tempestività d’azione anche questa volta hanno impedito che arrivassero sul mercato alimenti contraffatti, garantendo la sicurezza dei consumatori. Un aspetto indubbiamente positivo, ma che da solo non basta a tutelare il settore del biologico, e quello italiano in particolare, dai continui attacchi di investitori senza scrupoli che rischiano di far calare sul settore un ombra di sfiducia da parte dei consumatori.
Quello che occorre sottolineare è che anche in questa maxi frode non sono coinvolti i produttori italiani che rispettano i rigidi standard di produzione nel biologico. “La frode smascherata dalla Guardia di Finanzia di Ravenna – dichiara Triantafyllidis presidente di AIAB - ha messo in luce delle debolezze del sistema di certificazione. Innanzitutto il problema delle materie prime importate, che coinvolge in particolare i prodotti che confluiscono nelle filiere zootecniche, come soia e orzo, o nelle lunghe filiere di pastificazione e panificazione. Rinnoviamo pertanto l'invito a stringere le maglie dei controlli agroalimentari con particolare attenzione all'import”.