I candidati di quest’anno sono:
- Il vignettista australiano Bill Leak, che è stato fortemente criticato per una vignetta che rappresenta un uomo Aborigeno come un padre irresponsabile e ubriacone.“Solleciterò il quotidiano The Australian a essere più attento sull’impatto che vignette come quella pubblicata oggi possono avere sulle comunità indigene" ha dichiarato il ministro degli Affari Indigeni australiano Nigel Scullion. "Non c’è assolutamente posto per gli stereotipi razzisti.” Leak ha rifiutato di scusarsi per la vignetta.
- Gli organizzatori delle Paralimpiadi di Rio 2016, che hanno accusato i popoli indigeni del Brasile di infanticidio, abusi sessuali, stupri, schiavitù e tortura, descrivendo queste come “pratiche tradizionali”. Gli stessi organizzatori hanno anche appoggiato la “legge Muwaji”, una proposta legislativa promossa in Brasile dai missionari evangelici come espediente per lo smembramento delle famiglie indigene. Durante una consultazione su tale legge organizzata dall’UNICEF, un indiano brasiliano ha affermato: “I Bianchi ci uccidono e non vengono arrestati. Ci troviamo di fronte a una legge razzista: i nostri assassini non sono incriminati da alcuna legge specifica, mentre noi lo siamo”.
- Il presidente del Botswana, il Generale Ian Khama, che ha dichiarato che i Boscimani del Kalahari vivono in modo “arretrato”, conducono “una miserabile esistenza primitiva” e “una vita primordiale appartenente a un’era passata”. Il governo del Generale Khama continua a negare ai Boscimani l’accesso alla loro terra ancestrale, da cui sono stati sfrattati con la forza nel 2002. La maggior parte di loro vive ancora in condizioni di povertà nei campi di reinsediamento governativi, nonostante una sentenza della Corte Suprema del 2006 abbia riconosciuto il diritto dei Boscimani alla loro terra. Sono accusati di “bracconaggio” quando cacciano per nutrire le loro famiglie, e recentemente le autorità hanno anche sparato a vista su di loro da un elicottero mentre cacciavano antilopi.
- Gurmeet Ram Rahim Singh, un regista indiano che ha realizzato “MSG-2 the Messenger”, un film in cui i popoli indigeni dell’India (noti come ‘Adivasi’) sono descritti come “malvagi”, e in cui viene incoraggiata la loro integrazione forzata all’interno della società indiana dominante. “Condanno fermamente il film e chiedo che sia vietato. Il film descrive gli Adivasi come dei demoni. E dimostra anche chiaramente la mentalità dei non-indigeni, che hanno una visione razzista degli Adivasi. Dobbiamo fermare questa degradante umiliazione”, ha dichiarato l’attivista per i diritti indigeni Gladson Dungdung. I popoli indigeni sono descritti come arretrati e primitivi semplicemente perché i loro stili di vita comunitari sono diversi. Le società industrializzate li sottopongono a violenza genocida, schiavitù e razzismo per poterli derubare di terre, risorse e forza lavoro nel nome del “progresso” e della “civilizzazione”.
“Il tipo di opinioni che caratterizza i candidati di quest’anno non sarebbe stato fuori luogo in epoca coloniale” ha commentato Stephen Corry, Direttore di Survival International. “L’idea che interi popoli siano “arretrati”, “miserabili” o “moralmente degenerati” è sempre stata utilizzata come scusa per rubare loro la terra e costringerli ad assimilarsi alla cultura dominante contro la loro volontà”.
AGGIORNAMENTO del 30 settembre:
A vincere il premio è stato il presidente del Botswana Ian Khama
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