«UniCredit apre la stagione delle assemblee degli azionisti dei grandi gruppi bancari italiani e, per il quinto anno di seguito, l’incontro non vedrà la partecipazione degli azionisti, né in presenza né in remoto»: lo denuncia ReCommon.
«Se finora l’espediente era stato quello delle misure di prevenzione per il Covid-19, ora è lo stesso Parlamento italiano che tramite l’approvazione del DDL Capitali permette a banche e società quotate di prevedere, con apposita modifica statutaria, che l’intervento e il voto in assemblea avvengano esclusivamente tramite rappresentante designato dalla società. Uno schiaffo alla partecipazione democratica e alla trasparenza che, seppur denunciato da ReCommon ed altre organizzazioni della società civile, è stato “oscurato” dalla stampa mainstream - scrivono da ReCommon - Una mancata possibilità, dunque, per incalzare direttamente in presenza il management della banca su temi quali l’esposizione finanziaria del secondo gruppo bancario nell’industria dei combustibili fossili. Difatti, seppure la banca si sia impegnata a interrompere ogni finanziamento per progetti volti a esplorare nuove riserve di petrolio e che ne espandono l’attuale produzione, questa esclusione copre una sezione molto marginale delle operazioni del gruppo e permette così ad UniCredit di aver finanziato, nel solo 2023, l’industria dei combustibili fossili con 10 miliardi di dollari[1] e di continuare a foraggiare le casse di società che stanno espandendo il proprio business nel settore. È il caso di Eni, di cui UniCredit è primo finanziatore internazionale, con un totale di 7,7 miliardi di dollari dall’Accordo di Parigi a oggi, di cui 1,6 miliardi nel solo 2023».
«Un rapporto speciale quello con il “cane a sei zampe”, con cui la banca di Piazza Gae Aulenti fa difficoltà a interrompere i legami - prosegue ReCommon - Mentre si è sfilata da Rovuma LNG, progetto in Mozambico di cui Eni è capofila e che prevede la realizzazione di un impianto su terraferma per il processamento e l’export del gas, interpellata da ReCommon tramite lo strumento delle domande pre assembleari, UniCredit continua a non esporsi in merito al potenziale finanziamento di Coral North FLNG, nuovo progetto di Eni nel bacino di Rovuma in Mozambico, una piattaforma galleggiante di estrazione e liquefazione di gas (GNL) duplicato del progetto Coral South FLNG, sempre di Eni».
«In collaborazione con le Ong mozambicane e in solidarietà con i rappresentanti delle comunità impattate, chiediamo ad UniCredit, che è stata in precedenza coinvolta in Coral South FLNG, di tenere in considerazione i rischi finanziari e reputazionali derivanti dal coinvolgimento in nuove esplorazioni oil&gas in Mozambico e di non partecipare al finanziamento di Coral North FLNG. In aggiunta, un finanziamento al progetto costituirebbe una violazione della policy sul settore oil&gas di UniCredit, nello specifico in merito alle attività upstream in acque ultra-profonde».
[1] Dove non diversamente specificato, il riferimento nell’intero documento è a dati aggiornati al 01.01.2024, che sono stati elaborati da ReCommon sulla base della ricerca realizzata dalla società olandese Profundo B.V (www.profundo.nl) attraverso il database Refinitiv (in precedenza noto come Thomson EIKON) e The Bloomberg Industry Classification Standard (BICS) Per ‘finanziamenti’ si intendono prestiti e sottoscrizione di azioni e bond.
