di
Andrea Degl'Innocenti
09-06-2011
La riformulazione del quesito sul nucleare fa scoppiare il caso del voto degli italiani all'estero. Questi si sono già espressi, ma ora rischiano di vedere annullate le proprie schede, a causa di un vizio di forma. Se i voti fossero considerati nulli, poi, si porrebbe con forza la questione del quorum. In ogni caso, la questione è di difficile soluzione e rischia di calpestare la libertà d'espressione dei cittadini.
A tre giorni dall'apertura delle urne, quello del voto degli italiani all'estero sul nucleare rischia di diventare un'emergenza democratica. I nostri connazionali residenti in altri paesi, circa 3,2 milioni, avevano ricevuto le quattro schede colorate dei referendum e da bravi cittadini si erano recati a votare entro il 2 giugno.
Peccato che nel frattempo una delle schede, quella grigia sul nucleare, sia stata riformulata. L'approvazione del decreto Omnibus in Parlamento - che andava ad abrogare proprio la legge oggetto del quesito ma prevedeva comunque un ritorno all'atomo - ha convinto la Corte di Cassazione ad ammettere comunque il referendum sul nucleare ma con un quesito diverso.
Ora, ci troviamo con dei voti su un quesito che non esiste più ed un gran caos in testa. Che fare infatti delle vecchie schede grigie che arriveranno, votate, ai consolati entro domani alle 16? La decisione, a quanto ha dichiarato il ministro per i Rapporti col Parlamento, Elio Vito “spetta all'Ufficio centrale per la circoscrizione estero presso la Corte d'Appello di Roma” e verrà presa ad urne chiuse, probabilmente lunedì pomeriggio.
Escluso che si possano inviare di nuovo le schede e si proceda a rivotare – mancano i tempi tecnici, ha sostenuto ancora Vito – si aprono tre diversi scenari, ciascuno con degli inconvenienti, più o meno gravi, a livello democratico.
Il primo. I voti vengono conteggiati come regolari, nonostante siano cambiate le disposizioni da abrogare. Si tratterebbe, probabilmente, della soluzione più corretta dal punto di vista sostanziale, sicuramente non da quello formale. Se venisse presa questa decisione, che in realtà pare la meno pronosticabile, la Corte d'Appello assumerebbe che, pur essendo cambiato il quesito, il significato del voto referendario è rimasto invariato: chi vota sì è contrario alla reintroduzione del nucleare in Italia, chi vota no è favorevole.
Il secondo. I voti vengono annullati ma non viene abbattuto il quorum. È questa la soluzione più temuta dai referendari. Significa che i 3 milioni e 200 mila italiani residenti all'estero oltre ad essere conteggiati come non votanti contribuirebbero ad aumentare il quorum da superare (in questo modo invece che il 50 per cento più uno, dovrebbe votare circa il 58 per cento degli aventi diritto). Ovviamente si tratterebbe di una mossa del tutto antidemocratica: il diritto al voto dei cittadini sarebbe così calpestato due volte, la prima non tenendo conto del suo valore qualitativo (sì/no), la seconda annullando persino il suo peso quantitativo sul raggiungimento del quorum.
Il terzo. Infine c'è l'ipotesi ventilata da Di Pietro: se si annullano i voti, almeno si deve abbattere il quorum. Si propone cioè di non conteggiare i residenti all'estero nel numero degli aventi diritto al voto (sempre limitatamente al quesito sul nucleare, s'intende). Questa soluzione sarebbe forse la più idonea dal punto di vista formale, anche se resterebbe irrisolta la questione democratica della libertà d'espressione e del diritto al voto. Inoltre potrebbe portare al risultato paradossale che si raggiunga il quorum su un quesito e non sugli altri.
Insomma, comunque la si ponga la questione non dà adito a soluzioni facili. Viene il dubbio che anche quest'ultimo atto faccia parte della strategia del caos da tempo messa in atto per boicottare i referendum. La decisione, dicevamo, verrà presa solo dopo che si saranno chiuse le urne e ci saranno dati certi sull'affluenza ed è probabile che quei 3,2 milioni risultino fondamentali per il raggiungimento del quorum. Fra le mille incertezze della situazione l'unica cosa certa è che per colpe istituzionali circa il 5 per cento della popolazione italiana vedrà la propria opinione non considerata o, al meglio, distorta.
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