Il referendum anti-casta che vuole abolire la diaria dei parlamentari

Il referendum abrogativo promosso da Unione Popolare vuole abolire uno dei privilegi della 'casta': la diaria dei parlamentari, ovvero il rimborso spettante a ogni deputato o senatore della Repubblica per il suo soggiorno a Roma nelle date in cui sono previste sedute in aula. Partita a maggio la raccolta firme dovrà arrivare a 500mila sottoscrizioni per essere presentata in Cassazione. Sorgono intanto alcuni interrogativi sulla validità e possibilità di realizzazione dell'iniziativa.

Il referendum anti-casta che vuole abolire la diaria dei parlamentari
Il referendum anti-casta, che mira ad abolire la diaria dei parlamentari (il rimborso, corrispondente a circa 3.500 euro, spettante a ogni deputato o senatore della Repubblica per il suo soggiorno a Roma nelle date in cui sono previste sedute in aula), continua a raccogliere firme e a farsi strada online, con un tam-tam notevole attraverso i principali social network. Il termine ultimo è il 30 luglio. Al centro della linea politica del movimento promotore del referendum, concetti come "Nuova Politica", "Custodi dell'Agricoltura", "partiti tradizionali ormai al capolinea" e "cacciare i politici dalla Rai". L'iniziativa si inserisce nel dibattito sull'abbattimento dei costi della politica, in un Paese - l'Italia - dove i Parlamentari sono tra i più pagati d'Europa. Lanciato a maggio, però, il referendum ha riscontrato problemi: il primo è che i cittadini che si sono già recati nelle sedi dei vari Comuni per firmare i moduli e partecipare alla raccolta delle 500mila sottoscrizioni necessarie per presentare il quesito in Cassazione, non hanno trovato i suddetti moduli. Molti impiegati comunali sono cascati letteralmente dalle nuvole, affermando che non sapevano nulla. Dall’Unione Popolare commentano: "I moduli sono stati spediti". Anche sul loro sito ufficiale, tutto sembra procedere normalmente. Altro scoglio che in molti hanno cominciato a mettere in evidenza, riguarda un aspetto sostanzialmente legale/burocratico. Ai sensi della legge 352/1970 infatti, non può essere depositata richiesta di referendum 12 mesi prima delle elezioni, né nei 6 mesi successivi alle elezioni politiche. Ciò vuol dire che questo quesito referendario non può essere analizzato dalla Cassazione almeno fino a fine 2013. Altro punto interrogativo, riguarda i rimborsi elettorali del referendum, che l’Unione Popolare ha diritto a percepire. Secondo alcuni, la cifra andrebbe dai 250 mila euro in su. Cosa ne faranno? Li rifiuteranno o li accetteranno? Davanti a queste 'insinuazioni', il movimento risponde: “Prima di parlare dovrebbero leggere la normativa. È tutto valido, andiamo avanti”. Mentre le denunce sull’assenza dei moduli continuano, la coordinatrice del movimento, Maria Di Prato, comincia a fissare la road map: “Abbiamo cominciato a raccogliere le firme a maggio e continueremo, per poi presentare i quesiti alla Corte di Cassazione”.

Commenti

ormai dei nostri referendum ne fanno carta igienica per i loro bagni d'oro massiccio. La sola possibilità è quel piccolo segno su una scheda elettorale. Votare anche un piccolissimo partito ma non la pseudo destra o la pseudo sinistra tanto sono tutti della stessa pasta. Il voto potrebbe liberarci da costoro. Ma ci sarnno i cattolici che voteranno ciò che gli dirà il prete, il teledipendente la bella musichetta orecchiabile. Se diminuiranno i pecoroni forse qualche speranza in più possiamo averla.
maria, 18-07-2012 10:18
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/torino/2012/07/i-referendum-anticasta-sono-una-bufala.html
?, 20-07-2012 12:20
Art 71, 2°comma Costituzione Repubblica Italiana. " Il popolo esecita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli". Chi non si sente "popolo" faccia pure come...peggio crede per restare..." gregge". L'indiscussa partitocrazia in cui è piombato il sistema politico-legislativo italiano può essere democraticamente e costituzionalmente contrastata e, augurabilmente, sconfitta solo con l'impegno e la partecipazione di quanti hanno ben presenti i valori repubblicani e antifascisti che sconfissero lo stato monarco-fascista di triste memoria. Le varie proposte di legge di iniziativa popolare ( quella del gruppo "Nun te regghe più" è giunta alla discussione parlamentare a fine mese !)stanno incalzando trasversalmente le forze parlamentari per farle passare dalle parole, propagandistiche e anestetizzanti, ai fatti. Rispetto alla proposta dell'articolo unico del "N.T.R.P." ( EQUIPARAZIONE ALLA MEDIA ARITMETICA EUROPEA DEGLI STIPENDI DEI PARLAMENTARI ITALIANI ) la proposta dell' Unione Popolare affronta il problema fin dalle sue origini chiedendo il referendum abrogativo della legge istitutiva e regolatrice degli stipendi parlamentari. Così gli elettori dovranno e potranno eliminare quei conteggi e quelle cifre e nello stesso tempo, se non, obbligatoriamente, dopo, il Parlamento dovrà legiferare in maniera e misura coerente con il pronunciamente rederendario aborgativo. Rendiamoci conto che i tempi sono sempre più morsi dalla cupidigia del potere e che la crisi economica stà gettando sul potere tutta la sua ansia e paura di defendere se stesso e non il popolo al cui servizio e rappresentanza dovrebbe essere invece riconosciuto. Quindi tutti a firmare a viso scoperto e con la Costituzione in mano.
Franco, 23-07-2012 09:23

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