di
Matteo Marini
12-06-2013
Sì all'acqua pubblica, no al nucleare, no al legittimo impedimento. Così gli italiani si sono espressi il 12 e 13 giugno del 2011. A due anni di distanza dal referendum, le associazioni chiedono che la volontà popolare venga recepita in leggi e atti precisi.
Sembra passato un secolo. Il 12 giugno di due anni fa, ci recavamo alle urne per votare al Referendum per dire sì all’acqua pubblica, no al nucleare e no al legittimo impedimento. Fu un trionfo, una grande festa di democrazia la definirono i giornali nei giorni successivi.
A 48 mesi di distanza, il Comitato “Vota SÌ per fermare il nucleare”, l’Associazione “SÌ rinnovabili NO nucleare”, Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono giustamente a tutti i parlamentari di ripresentare e avviare la discussione sulla legge di iniziativa popolare sullo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Vogliono sostanzialmente che si rispetti il responso straordinario che ci fu nelle urne, come esplicitato nel comunicato congiunto, nel quale denunciano come “nonostante la stragrande maggioranza degli italiani si sia espressa chiaramente due anni fa a favore dell’acqua pubblica e per un nuovo modello energetico, la volontà popolare non è ancora stata recepita in leggi e atti precisi. Per questo le organizzazioni e i cittadini impegnati in quella battaglia sono ancora in piazza per chiedere e costruire un futuro energetico sicuro, pulito, rinnovabile”.
Le associazioni chiedono anche che si metta mano ad una moratoria sulle centrali a carbone e sulle trivellazioni, rilanciando la legge di iniziativa popolare per lo sviluppo di efficienza energetica e delle energie rinnovabili (raccolte nel 2010 ben 110.000 firme ma è rimasta chiusa in un cassetto della commissione incaricata della scorsa legislatura).
Se non altro perché, continua il comunicato “i pericoli di quanto resta del ciclo nucleare in Italia non sono finiti, non esiste un efficiente sistema di messa in sicurezza delle scorie radioattive, lo smantellamento da parte della Sogin dei vecchi siti nucleari va a rilento”.
“La politica energetica degli ultimi governi, inoltre, ha ostacolato la diffusione delle rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica e ha rilanciato le fonti fossili: centrali a carbone ed estrazione di idrocarburi a terra e a mare. Ciò – si legge nel comunicato - è inaccettabile perché le strategie energetiche dei singoli paesi non possono essere orientate dagli interessi delle grandi lobby energetiche fossili, ma devono essere coerenti con gli orientamenti europei che puntano per il 2050 alla completa 'decarbonizzazione', almeno della produzione elettrica”.
Basterebbe poi, secondo i comitati, chiudere il rubinetto dei sussidi pubblici alle fonti fossili, per dirottare i soldi verso “il risparmio di materia e di energia, l’efficienza energetica nelle produzioni, la riqualificazione del patrimonio edilizio, i trasporti pubblici, l’uso diffuso delle fonti rinnovabili, gli investimenti in ricerca, la diffusione delle conoscenze”.
Oggi, a partire dalle ore 11, le associazioni illustreranno in Piazza di Montecitorio i contenuti della legge nell’ambito di un incontro con i parlamentari organizzato dal movimento per l’acqua pubblica.
L’iniziativa del movimento per l’acqua pubblica, mira invece a costruire un intergruppo dei parlamentari per l'acqua bene comune che si ponga l'obiettivo di riprendere il percorso legislativo per la ripubblicizzazione del servizio idrico. I Parlamentari verranno invitati a sottoscrivere un documento di adesione all'intergruppo.
Alle 18, appuntamento in Piazza di San Cosimato per festeggiare questo secondo anniversario dalla vittoria del referendum del 12-13 giugno 2011. Tra gli altri, saranno presenti anche Stefano Rodotà e Ascanio Celestini.
Commenti