di
Andrea Degl'Innocenti
20-05-2011
Il 12 e 13 giugno si avvicinano e ancora gli italiani non sanno con esattezza se potranno votare anche il quesito sul nucleare oppure no. Il governo prende tempo per l'approvazione del decreto Omnibus procrastinandola fino all'ultimo; per protesta i comitati organizzano un presidio permanente di fronte a Montecitorio il 23 e 24 maggio.
Col trascorrere dei giorni, e l'avvicinarsi delle fatidiche date del 12 e 13 giugno, si fa sempre più chiara la strategia del governo, che vuole far perdurare il clima d'incertezza sui referendum fino alla vigilia del voto e non dar modo ai comitati di organizzare una controffensiva studiata.
Il 18 maggio era la data designata per la discussione del cosiddetto decreto Omnibus alla Camera dei Deputati. Già, proprio quel decreto che contiene la discussa norma della rinuncia italiana al nucleare; che in realtà, stando alle dichiarazioni di Berlusconi, sarebbe solamente un breve rinvio, che bloccherebbe la costruzione di centrali solo per un anno.
Ma niente da fare, a quanto pare non ci è dato sapere – né lo sarà, fino all'ultimo – se il referendum sul nucleare si farà oppure no. Ecco allora che Lupi, vicepresidente della Camera, annuncia che l'aula inizierà la discussione del decreto a partire dal pomeriggio del 23, e a quel punto avrà solo sette giorni per decidere, visto che il testo scade il 30 maggio.
E poi c'è la questione della fiducia. Pare proprio che il governo sia intenzionato – ma quante volte lo avrà fatto? - a porre la fiducia sul decreto, per scoraggiare eventuali colleghi di maggioranza a votare contro. Negli ultimi giorni, infatti, il governo è andato sotto più volte alla Camera.
Se anche venisse approvato il decreto, l'annullamento del referendum sul nucleare non sarebbe per niente scontato. Spetterebbe alla Corte di Cassazione deliberare in ultima istanza se la norma sostituisce in tutto il quesito referendario. E secondo alcune interpretazioni, le dichiarazioni di Berlusconi sulla provvisorietà della rinuncia all'atomo potrebbero far propendere la Cassazione per il non annullamento.
A gettare altra legna nel camino del caos e della disinformazione contribuisce anche la Rai, che continua a parlare molto poco – ed in fasce di ascolto decisamente marginali – dei referendum. È proprio di oggi il richiamo dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che in una nota ha rivolto un invito alla Rai affinché, "nei trenta giorni precedenti la data della consultazione, assicuri una rilevante presenza degli argomenti oggetto di referendum nei programmi di approfondimento".
L'Agcom ha raccolto un esposto formale dei comitati referendari e di della lista Di Pietro-Italia dei Valori, riconoscendo che il servizio pubblico non ha svolto le proprie funzioni di informazione sui referendum ed invitandolo a fare altrimenti.
Intanto continuano le azioni di protesta da parte dei comitati. Il 23 e 24 maggio a piazza Montecitorio, proprio durante la discussione del decreto Omnibus, i comitati promotori '2 Sì per l'Acqua Bene Comune' e 'Vota sì per fermare il nucleare' organizzano un presidio permanente di due giorni, con interventi, letture di artisti e intellettuali, performance e veglia serale.
Siamo al rush finale, le iniziative ormai non si contano più e i comitati promotori - e all'interno di essi ogni individuo, rete, associazione - stanno producendo il massimo sforzo per il raggiungimento dell'obiettivo, del quorum del 50 per cento più uno.
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