Anni di polemiche e inchieste giudiziarie, poi l'abbattimento nel 2006 e la destinazione di quel suolo a verde pubblico. È la vicenda di Punta Perotti, il complesso immobiliare costruito negli anni '90 sul lungomare di Bari. Ora, le imprese costruttrici dell'ecomostro hanno ottenuto la revoca della confisca dei terreni per una decisione della Corte europea.
A quanto pare l'annosa vicenda che per anni ha interessato il complesso immobiliare, meglio noto come Punta Perotti, costruito nel 1995 sul lungomare di Bari e da sempre al centro di aspre polemiche e inchieste giudiziarie, è giunta ad una conclusione. Proprio ieri il gup Antonio Lovecchio del tribunale di Bari ha revocato la confisca del lotto di terreno su cui sorgeva l'ecomostro disponendo la restituzione dei terreni alle imprese costruttrici che subirono tale confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva della zona.
Tutto ha inizio negli anni '80 quando Sudfondi, Iema e Mabar, le tre imprese costruttrici corrispondenti alle famiglie Matarrese, Andidero e Quistelli ottengono le concessioni edilizie e le autorizzazioni del Comune e della Regione per la costruzione di questi ecomostri. Nel '97, infatti, la Cassazione stabilì che Punta Perrotti non era una costruzione abusiva, restituendo ai propietari gli immobili sequestrati. Due anni dopo il complesso venne confiscato per diverse violazioni ambientali, provvedimento che venne confermato dalla Cassazione nel 2001 e a cui fece seguito la procedura per l'abbattimento. L'area venne destinata alla costruzione di un parco pubblico con impianti sportivi e aree a verde.
La richiesta di restituzione dei terreni da parte dei proprietari risale ad una decisione del 20 gennaio 2009 della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) che aveva ritenuto la confisca dei suoli (ottenuta al termine di un procedimento per lottizzazione abusiva) una sanzione arbitraria perché gli imputati erano stati assolti dalle accuse. Oltre a riconoscere alle imprese un indennizzo di 40 mila euro ciascuna, la Corte di Strasburgo si riservò di quantificare il danno materiale da risarcire e invitò il governo italiano a cercare un accordo con i costruttori entro sei mesi.
Le tre società costruttrici hanno così commentato la vittoria di ieri: "La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti conferma per l’ennesima volta, il comportamento corretto tenuto dai legali rappresentanti delle società, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio, e rappresenta una ulteriore soddisfazione morale che si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo".
I costruttori hanno fatto sapere che dopo la restituzione delle aree "valuteranno le più appropriate e legittime scelte imprenditoriali nel contesto delle decisioni che saranno adottate dalle autorità italiane e dalla Corte europea con la ormai prossima sentenza sulla quantificazione economica dei danni".
Le associazioni ambientaliste chiedono al comune di Bari "di porre in essere tutte le iniziative possibili per evitare che su quell’area verde, diventata oggi simbolo della legalità e della tutela dell’ambiente, si ritorni a costruire". Dal suo canto Michele Emiliano, sindaco di Bari dichiara "Io della demolizione sono orgoglioso e lo rifarei 100 volte" e propone un accordo tra lo stato e i proprietari dei terreni. "Quello che è certo – assicura – è che non possiamo consentire che sull’area del parco di Punta Perotti si possa ancora edificare". "Siamo disponibili a trovare un accordo per spostare quei valori edificabili in un’altra area. Se l’accordo non dovesse essere trovato l’amministrazione comunale varerà una variante al piano regolatore di inedificabilità di quell’area. Per noi l’area Punta Perotti è il simbolo della rinascita e non può essere cancellata da norme contraddittorie e da sentenze che vanno contro il comune sentimento delle persone".
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