di
Gaia Palmisano
15-05-2013
“Nella frenesia della vita moderna, spesso dimentichiamo che la salute è un concetto complesso, e ci affidiamo con fiducia ai farmaci. Per mantenere una salute in equilibrio, possiamo però anche riprendere in mano il sapere perduto sulle erbe, partendo proprio dalle erbe commestibili”.
Finalmente, dopo un lungo inverno, la primavera si mostra nel suo splendore e nella sua ricchezza: i prati sono puntellati di fiori e colori. Molte delle erbe spontanee che siamo soliti identificare come 'erbacce', sono in realtà erbe con ottime potenzialità culinarie e curative, alleate dell'uomo nell'alimentazione e nella salute da secoli.
Prendiamo ad esempio il Taraxacum officinale, ovvero il comunissimo dente di leone, anche chiamato piscialetto o soffione. Pianta appartenente all'ampia famiglia delle composite, è un'erba amara dall'umile fiore giallo, oggi perlopiù snobbata: fino a pochi decenni fa era un ingrediente frequentissimo delle cure di primavera, cure di disintossicazione dopo il lungo inverno per mezzo di erbe amare, che stimolano il pancreas e puliscono il sangue.
Utilizzato in insalata e come ingrediente base per torte di verdure, oltre ad essere facilmente reperibile in ogni campo, è pregevole dal punto di vista fitoterapico poiché è diuretico, digestivo, dato l'alto contenuto di sostanze amare, e svolge un'azione benefica su stomaco, fegato, pancreas e intestino.
La dicitura botanica 'officinale', fa infatti riferimento alle 'officine', cioè alle farmacie dove un tempo le piante di interesse terapeutiche venivano elaborate sotto forma di preparati. Unguenti, compresse, o semplicemente la droga secca, cioè la parte della pianta di interesse fitoterapico, fatta essiccare per garantire nel tempo le proprietà.
La storia delle erbe, accompagna la storia della salute dell'uomo, un concetto complesso che nell'antichità era inteso come un equilibrio di diversi fattori fisici e psichici. Il grande medico del II secolo Galeno di Pergameno, le cui teorie hanno influenzato per un millennio la medicina, e sono attuali ancora oggi per chi intende la salute in un senso olistico, basava le sue cure sulla teoria umorale. Quattro umori: malinconico, collerico, flemmatico e sanguigno, influenzati da diverse secrezioni umorali e biliose.
La ricerca della salute e della cura attraverso la conoscenza delle erbe medicinali, fu portata avanti con perizia da Santa Ildegarda di Bingen, badessa, mistica, filosofa e grande donna di medicina che classificò le piante proprio sulla base delle teorie umorali. Nel suo libro “Causae et curae” (Libro delle cause e dei rimedi), Ildegarda passa in rassegna diverse malattie e rimedi possibili, presentando una serie di ricette fitoterapiche, che ci presentano un mondo animato dalla viriditas, cioè la verdezza, la forza della vita, identificata nel colore verde delle piante, che quando viene a mancare, porta alla malattia.
Nella frenesia della vita moderna, spesso dimentichiamo che la salute è un concetto complesso, e ci affidiamo con fiducia ai farmaci. Per mantenere una salute in equilibrio, possiamo però anche riprendere in mano il sapere perduto sulle erbe, partendo proprio dalle erbe commestibili. Quanta saggezza nel detto "sei ciò che mangi", ed è infatti dall'alimentazione che l'uomo trae la salute primari. Reperti dell'età lasciano intendere che i primi medicinali erano gli alimenti stessi.
L'utilizzo di erbe spontanee è correlato anche all'alimurgia, termine coniato da Giovanni Targioni-Tozzetti nel 1767, che indica lo studio delle soluzioni da ricercare in caso di “urgenza alimentare”. In tempi di carestia, la capacità di riconoscere piante spontanee di cui cibarsi, è stata salvifica. Prendiamo ad esempio un erba spontanea quale lo spinacio selvatico “buon Enrico” (Chenopodium bonus-henricus) il suo nome è dovuto all'aneddoto che vede il sovrano Enrico IV di Navarra aprire i cancelli del parco reale, ricco di erbe selvatiche, per sfamare la popolazione.
Ortica, tarassaco, malva, alliaria, borsa del pastore, piantaggine, acetosa, sono solo alcune delle piante commestibili presenti sui nostri prati. Non solo buone da mangiare, ma ottime per la salute.
Riconoscere le piante spontanee ci consente di assicurarci un raccolto pur non essendo contadini, di entrare in contatto con la natura, seguire i cicli delle stagioni. Non serve andare lontano dalle città, basta inoltrarsi lontano da strade trafficate, in angoli di campagna, lungo i fiumi o sentieri, facendo attenzione di trovarsi in territori poco inquinati. Con un atlante di riconoscimento erbe, vi sarà facile identificare le erbe più semplici, ma attenzione alle erbe velenose e ai rischi di confusione!