Obiettivi più ambiziosi in materia di raccolta, impegno dei produttori per un design sostenibile, stretta sulle esportazioni illegali di rifiuti dall'Ue in Paesi terzi. Sono alcuni dei contenuti della direttiva approvata dagli Stati europei per migliorare la gestione dei RAEE, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Nel 2003 entrava in vigore in Europa la direttiva sulla gestione degli scarti da dispositivi elettrici ed elettronici, sostanze prevalentemente tossiche e non biodegradabili, che l'Ue si proponeva di reimpiegare e riciclare, fissando un obiettivo di raccolta di 4 kg per abitante all'anno.
Ma la normativa si è presto rivelata troppo debole per far fronte alla diffusione crescente di questi apparecchi e soprattutto alla frequenza con cui vengono sostituiti. Da qui il bisogno di una revisione delle regole, avviata nel 2008 con una proposta della Commissione europea e arrivata al traguardo il 7 giugno con l'adozione di una nuova direttiva.
In base al testo, approvato dal Consiglio dopo un lungo negoziato con il Parlamento, gli Stati dell'Unione hanno quattro anni di tempo - fino al 2016 - per arrivare a raccogliere, ogni anno, il 45% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nazionale e altri tre anni - entro il 2019 - per raggiungere quota 65%.
Perché questi obiettivi non restino sulla carta, l'Ue ha previsto il coinvolgimento degli operatori della produzione e della distribuzione.
I produttori, ad esempio, dovranno tenere conto delle esigenze di riparazione, ristrutturazione, riutilizzo, smontaggio e riciclaggio in fase di progettazione degli apparecchi, mentre, per contrastare gli imbarchi illegali, la direttiva chiede agli esportatori di dimostrare che il passaggio delle merci in Paesi esterni all'area OCSE è dovuto a esigenze di riparazione o di riutilizzo. Quanto ai rivenditori al dettaglio, i commercianti sarano tenuti a ritirare i RAEE gratuitamente, se il negozio ha una superficie di vendita di almeno 400 mq.
L'altra novità riguarda il campo di applicazione delle norme che ora coprono tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche: anche i pannelli fotovoltaici, le apparecchiature contenenti sostanze lesive dell'ozono e lampade fluorescenti contenenti mercurio dovranno essere raccolti separatamente e trattati in maniera adeguata entro sei anni dall'entrata in vigore della direttiva.
La normativa sarà pubblicata a breve sulla Gazzetta ufficiale europea e dovrà essere recepita nelle legislazioni nazionali dei 27 entro 18 mesi, ma i target per la raccolta sono solo un primo passo, perché la sfida riguarda poi la capacità di riciclare e riutilizzare i materiali recuperati.
In Italia già si muove in questa direzione il progetto E-Waste Lab, di ReMedia, consorzio specializzato nella gestione eco-sostenibile dei RAEE, e Politecnico di Milano. Obiettivo del laboratorio è diffondere soluzioni innovative per valorizzare le materie prime necessarie alla produzione di dispositivi elettrici ed elettronici, terre rare e metalli nobili, per cui si prevede entro il 2015 una domanda di 210.000 t/anno, a fronte di una produzione di 133.600 t/anno.
Da Legambiente e Ecodom, Consorzio per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici, nasce invece la campagna RAEEporter, che invita i cittadini a fotografare e segnalare sul sito www.raeeporter.it la presenza di rifiuti elettrici ed elettronici abbandonati. Ogni segnalazione si traduce in punti accumulati e al RAEEporter più attivo la campagna offre un viaggio-reportage ad Accra, in Ghana, tra i paesi africani più interessati dalle esportazioni illegali, con migliaia di tonnellate di scarti di apparecchi elettrici ed elettronici in arrivo ogni anno dall'Europa.