Obiettivi più ambiziosi per la raccolta degli scarti elettrici ed elettronici, possibilità di riconsegnare i piccoli apparecchi agli esercenti, controlli sugli imbarchi illegali di rifiuti. Questi i principali contenuti del pacchetto legislativo approvato dal Parlamento nell'ultima plenaria, in vista della revisione della direttiva Waste Electrical and Electronic Equipment.
Molti noi si saranno trovati, almeno una volta, alle prese con un elettrodomestico, o magari un cellulare, ormai inutilizzabile, senza sapere a chi rivolgersi per evitare l'abbandono in discarica o l'incenerimento.
Nonostante si tratti spesso di materiali molto pericolosi dal punto di vista ambientale, e estremamente preziosi a livello economico, l'importanza di recuperare i cosiddetti RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) è ancora poco valorizzata.
Le isole ecologiche sono spesso poco note. I rivenditori sono vincolati a ritirare l'apparecchio solo a fronte dell'acquisto di un'altra merce della stessa tipologia. L'obiettivo di raccolta fissato a livello comunitario, cioè 4 kg per abitante all'anno, è piuttosto modesto e non richiede ai governi europei particolari sforzi per sensibilizzare consumatori e produttori.
La stessa Commissione europea ha riconosciuto la debolezza della direttiva che disciplina la gestione dei RAEE e ha sottoposto a Parlamento e Stati membri una proposta di revisione.
Dopo un difficile negoziato con il Consiglio, l'accordo è stato raggiunto: il 19 gennaio il Parlamento europeo ha approvato in Plenaria il pacchetto legislativo che andrà ad aggiornare l'attuale normativa.
Il primo obiettivo riguarda l'incremento della raccolta. Entro il 2016 gli Stati membri dovranno essere in grado di raccogliere annualmente 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate di beni messi sul mercato nel triennio precedente. Quota che salirà al 65% del peso medio della merce venduta entro il 2019. In alternativa, sempre per il 2019, i Paesi Ue dovranno riuscire a recuperare l'85% degli scarti prodotti.
L'Italia, insieme ad altri 9 Paesi giudicati particolarmente deboli sul piano delle infrastrutture, potrà beneficiare di una proroga al 2021, ma il commissario all'Ambiente, Janez Potočnik, ha auspicato che tutti gli Stati membri siano incoraggiati dalle nuove regole a tagliare il traguardo anche prima della scadenza prevista.
Per rendere effettivi i propositi, si pensa a un coinvolgimento a più livelli. I consumatori potranno restituire gli apparecchi elettronici di piccole dimensioni ai rivenditori anche quando non intendono acquistare un altro dispositivo.
Oltre a incrementare la raccolta, i paesi dovranno migliorare il recupero, portando all'80% la percentuale di riciclaggio per alcune tipologie di prodotti, anche attraverso il ricorso a tecnologie più innovative.
Ai produttori si chiede invece un impegno in fase di progettazione, perché le merci si prestino meglio al riciclo, oltre a contribuire finanziariamente alla gestione dell'intera catena dei RAEE.
Infine, gli esportatori dovranno giustificare il passaggio delle merci in Paesi esterni all'area OCSE dimostrando che il trasferimento è dovuto a esigenze di riparazione o finalizzato al riutilizzo del bene, così da limitare gli imbarchi illegali.
La nuova normativa dovrà ora essere approvata formalmente dal Consiglio e sarà poi pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea. Da allora gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per recepirla nelle legislazioni nazionali.