Rinnovabili: le nuove regole per gli incentivi al fotovoltaico

Ottenuto il via libera del Consiglio dei Ministri, il decreto sul Quarto Conto Energia continua ad animare il dibattito, che ha coinvolto questa settimana anche l’OCSE. Intanto un gruppo di investitori esteri ha deciso di intentare una causa contro il governo, mentre 150 aziende italiane si sono rivolte all'associazione SOS Rinnovabili per presentare ricorso presso la Corte di Giustizia europea.

Rinnovabili: le nuove regole per gli incentivi al fotovoltaico
Il 5 maggio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato la disciplina sul Quarto Conto Energia, in attuazione del decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011, che recepisce la direttiva UE sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili. Il testo stabilisce i nuovi criteri per gli incentivi agli impianti fotovoltaici che entrino in vigore successivamente al 31 maggio 2011 ed entro il 31 dicembre 2016, e non dopo il 31 agosto come precedentemente annunciato dal sottosegretario Saglia, confermando uno dei passaggi più discussi nelle scorse settimane, cioè l’obiettivo di potenza installata a livello nazionale pari a circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo annuo stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro. Il limite alla potenza incentivabile è uno degli aspetti su cui potrebbe appuntarsi l’azione legale annunciata da SOS Rinnovabili, che contesta la corrispondenza tra il decreto e l’obiettivo di promuovere la diffusione delle fonti rinnovabili. Altro elemento di controversia sono le condizioni di maggiore favore garantite ai piccoli impianti rispetto ai grandi complessi fotovoltaici. Il testo definisce piccoli impianti quelli realizzati su edifici con potenza non superiore a 1000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto e quelli realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche, indipendentemente dalla potenza. Tutti gli altri sono definiti grandi impianti. Prima della piena adozione del nuovo regime, è previsto un periodo transitorio, compreso tra il 1 giugno 2011 e il 31 dicembre 2012, durante il quale i piccoli impianti saranno ammessi agli aiuti a prescindere dalla spesa, anche se con progressive riduzioni nell’importo, mentre quelli di grandi dimensioni saranno sottoposti a dei limiti di costo annuo. Inoltre i grandi impianti dovranno rispettare due ulteriori condizioni: l’iscrizione in un apposito registro informatico tenuto dal GSE - per il 2011 dal 20 maggio al 30 giugno - e l’invio, sempre al GSE, della certificazione di fine lavori dell’impianto entro i termini stabiliti dal decreto. Dal momento che l’importo dei bonus è differenziato con riferimento a ciascun periodo, i ministri per lo Sviluppo economico, Romani, e per l’Ambiente, Prestigiacomo, si sono trovati in disaccordo nei giorni scorsi sulla tempistica per l’erogazione degli incentivi. Il ministro Romani premeva infatti perché venissero concessi solo dopo il collegamento alla rete elettrica, mentre il ministro Prestigiacomo chiedeva di tutelare gli investitori garantendo l’erogazione del rimborso entro 60 giorni dalla certificazione di fine lavori, per evitare che, a causa di eventuali ritardi delle società di gestione delle reti, l’importo dell’aiuto diminuisse ingiustamente. L’accordo raggiunto rimanda al momento dell’allaccio la concessione degli incentivi, affidando a una successiva richiesta di indennizzo la possibilità per i produttori di rivalersi per la perdita economica subita. Ulteriore aspetto controverso, più volte segnalato dalle Regioni, è quello della tutela del territorio, dal momento che il decreto non definisce procedure stringenti per la gestione delle autorizzazioni, in particolare per limitare l'eccesso di impianti collocati a terra. Tra l’altro, vi è il rischio che il vantaggio economico riservato ai piccoli impianti spinga a frammentare i sistemi più grandi in piccole parti, per le quali non è prevista la valutazione di impatto ambientale. Al di là della diffusa soddisfazione per il premio tariffario aggiuntivo dedicato alle imprese che utilizzino per almeno il 60% componentistica di provenienza comunitaria, l’opposizione alle scelte del governo rimane salda. Oltre a SOS Rinnovabili, un gruppo di investitori esteri, Photovoltaic Operators Investors, è in procinto di procedere legalmente contro lo Stato italiano, puntando ad un risarcimento da 500 milioni di euro, per la retroattività del nuovo regime di incentivazione e la perdita causata dal minore valore degli incentivi rispetto al Terzo Conto Energia. L’eventuale risarcimento, chiariscono i legali del gruppo, si tradurrebbe in una doppia perdita per i cittadini, gravati da nuovi costi che lo Stato imporrebbe loro e “privati dei benefici che sarebbero derivati dagli investimenti pregiudicati”. Anche l’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, è intervenuta nel dibattito sulla promozione delle energie rinnovabili, in occasione della presentazione del rapporto 2011 sull’economia italiana. Il segretario generale dell’organizzazione, Angel Gurría, ha suggerito all’Italia di abbandonare il sistema dei sussidi diversificati per fonte, che al momento si sta traducendo in un vantaggio per il fotovoltaico rispetto all’eolico, per legare gli incentivi ai risultati ambientali conseguiti.

Commenti

Quarto conto Energia: impianto da 1,1kw a terra con cessione totale = grande impianto;....complimenti....
carboni giuseppe, 12-05-2011 12:12
CARBONI Giuseppe NON HA CAPITO, ECCO PERCHE' SI INDIGNA: CAPISCE 1kW ANZICCHE' 1000kW ! NON C'E' DIFFERENZA? CIAO
lino, 13-05-2011 10:13
Continuo ad indignarmi perchè so benissimo quant'è un Kw ed un Mw; continuo a dire che se io ho (aumentiamo un pochino per far capire) un impianto da 10 kw a terra con cessione totale, il mio impianto è considerato grande per il semplice fatto che sono considerati piccoli gli impianti su immobili sino a 1 Mw e su terra sino a 200 Kw, ma quest'ultimi solo e ribadisco solo con scambio sul posto. OK?????
carboni giuseppe, 16-05-2011 11:16

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