di
Andrea Degl'Innocenti
20-07-2011
Un gruppo di cittadini e associazioni ha sentito il bisogno di creare un 'Comitato nazionale contro il fotovoltaico e l'eolico nelle aree verdi', che fra le altre cose rivendica un netto taglio agli incentivi statali ed una moratoria sulla costruzione dei nuovi impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici.
Che le energie pulite e rinnovabili siano cosa buona, e che troppo poco vi si investa dalle nostre parti, non si discute. Allora perché un gruppo di cittadini e associazioni ha sentito il bisogno di creare un "Comitato nazionale contro il fotovoltaico e l'eolico nelle aree verdi", che fra le altre cose rivendica un netto taglio agli incentivi statali ed una moratoria sulla costruzione dei nuovi impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici? Perché da sempre più regioni d'Italia si levano cori di protesta contro le distese di pannelli solari o di pale eoliche?
Il Comitato, nato ufficialmente pochi giorni fa con la creazione di una pagina Facebook che ha in breve superato i 1200 iscritti, rappresenta in realtà l'unione di varie vertenze da anni attive sui territori. E non è che l'ultimo nato.
Le ragioni che spingono a ribellarsi al sistema dei maxi-impianti sono fondamentalmente di due tipi. La prima è di tipo prettamente paesaggistico. Spesso infatti, in nome del rispetto dell'ambiente e dell'ecologia si costruiscono impianti che, se da un lato forniscono energie non inquinanti, dall'altro deturpano i paesaggi, rovinano le colline e le zone costiere. "Dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia - si legge in una nota del neonato comitato - prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie alternative 'pulite', non distruttive del territorio e che pertanto pulite non sono".
C'è poi una seconda ragione, di tipo etico. I maxi-impianti necessitano di grandi investimenti e fanno girare molti soldi. Sono un business, e come ogni business attirano investitori di ogni risma, dalle mafie, alle multinazionali estere, agli imprenditori collusi. Inoltre riproducono un modello di produzione energetico centralizzato, simile a quello nucleare.
La caratteristica innovativa delle energie rinnovabili è invece proprio quella di essere potenzialmente democratiche. Una rete di impianti di produzione domestica è ad oggi una soluzione percorribile, che consentirebbe ad ogni 'nodo' di immettere la propria energia nel circuito, mettendo fine ai meccanismi di dipendenza energetica dei cittadini verso i produttori centrali.
Pur con toni a volte eccessivamente aspri, e con richieste probabilmente eccessive - come il taglio agli incentivi statali - il "Comitato nazionale contro il fotovoltaico e l'eolico nelle aree verdi" ha il merito di porre l'accento su una questione fondamentale. Per affrontare il vero cambiamento è necessaria un drastica inversione di rotta; bisogna comprendere che la soluzione non giungerà dagli stessi meccanismi e dalle stesse dinamiche che hanno condotto alla situazione attuale; bisogna uscire dalla politica del 'male minore' ed abbracciare quella del 'bene comune', che tuteli l'ambiente e la vita in toto senza privilegiarne di volta in volta un aspetto a scapito di altri.
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