di
Alessandra Profilio
20-06-2012
Si è aperto oggi e si concluderà il 22 giugno prossimo Rio +20, il summit dedicato al futuro che vogliamo per il pianeta. La bozza di accordo della presidenza brasiliana approvata ieri è stata aspramente criticata da più parti per la mancanza di proposte concrete ed obiettivi ben definiti.
Novantadue capi di stato e di governo si ritrovano a Rio de Janeiro per partecipare a Rio+20, il summit dedicato al futuro che vogliamo per il pianeta che apertosi oggi nella città brasiliana si concluderà il 22 giugno.
Censura mediatica, grandi assenti e indifferenza generale: già nei giorni scorsi erano ermersi tutti i presupposti per un esito fallimentare del vertice. Il timore che nella città brasiliana non verrà assunto nessun impegno concreto per la salvaguardia del Pianeta diviene però una certezza ora che ha visto la luce la bozza di accordo approvata dopo una settimana di lavoro preparatorio della conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile.
La dichiarazione finale di 49 pagine della presidenza brasiliana, intitolata Il futuro che vogliamo, è stata approvata ieri al termine di estenuanti trattative, dalle delegazioni dei 193 paesi partecipanti. Il testo – che sarà siglato dai capi di stato e di governo nella giornata conclusiva del vertice – è stato aspramente criticato da più parti.
Connie Hedegaard, commissaria europea al Clima, ha spiegato che si tratta di un documento “debole, deludente” e che “nessuno nella stanza in cui è stato approvato il testo era felice”. “Anche se il testo prevede misure apprezzabili, esso manca della necessaria ambizione per uno sviluppo sostenibile e per un'economia verde globale”, ha commentato poi Monica Westeren, portavoce del comissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik.
Dure anche le critiche delle associazioni ambientaliste. “Nessuna garanzia relativa agli aiuti per i paesi in via di sviluppo; nessun riferimento preciso ai target di sviluppo sostenibile e solo un generico accenno all’eliminazione dei sussidi per le fonti fossili: il nuovo testo della presidenza brasiliana è decisamente debole”, commenta Legambiente. Per il Wwf il testo è “un fallimento colossale”, mentre Greenpeace parla di “un modello distruttore che rischia di segnare il ventunesimo secolo”.
Il testo, insomma, non contiene secondo le associazioni nessuna proposta concreta, nè target da raggiungere, nè obiettivi ben stabiliti. Intanto però il Pianeta procede su una rotta insostenibile, inclusa l'Europa. A lanciare l'ennesimo allarme è un rapporto del programma Onu per l'ambiente (Unep). Secondo l'Unep gran parte degli obiettivi concordati a livello internazionale “per una gestione sostenibile dell'ambiente e per migliorare il benessere dei popoli” non è stata raggiunta.
“Se le tendenze attuali continuano - ha dichiarato il direttore dell'Unep, Achim Steiner - e gli attuali modelli di produzione e consumo delle risorse naturali prevalgono, i governi dovranno affrontare un livello di danni e di degrado senza precedenti”.
Ecco perché il rapporto, ha aggiunto Steiner, “ricorda ai leader mondiali a Rio+20 perché é necessaria con urgenza una transizione verso un'economia verde a basso contenuto di carbonio, che usa le risorse in modo efficiente e crea posti di lavoro”. “Le prove scientifiche di decenni non lasciano dubbi”.
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