di
Giulio Marotta
03-01-2012
Rendere difficile la riparazione/sostituzione di un prodotto può indurre il cliente ad optare per l'acquisto di un nuovo articolo in sostituzione di quello 'vecchio': un altro spreco in omaggio alla società dei consumi. Come contrastare le pratiche scorrette delle case produttrici e dei punti vendita?
Il codice del consumo (decreto legislativo n. 206 del 2005) prevede una particolare tutela per chi compra un prodotto. Il consumatore ha il diritto di ottenere la riparazione o sostituzione del bene difettoso per due anni (per essere più corretti, fino a 26 mesi dall’acquisto), gratuitamente, in tempi 'congrui' e senza notevoli inconvenienti. Quando la riparazione è impossibile o troppo onerosa, si può concordare una riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto. Se vuoi saperne di più, consulta questa Guida.
La legge è chiara, ma le resistenze da parte delle case produttrici e dei punti vendita sono state molto forti. È capitato anche a me di sentirmi rispondere, dal responsabile del centro commerciale presso cui avevo acquistato il mio pc, che per la riparazione dovevo recarmi presso il centro di assistenza del produttore (che era dall’altra parte di Roma) oppure telefonare al loro numero per sapere l’indirizzo a cui avrei dovuto spedire – a mie spese – un pacco ben confezionato con il mio apparecchio.
Rendere difficile la riparazione/sostituzione di un bene può anche indurre il cliente, proprio per evitare perdite di tempo e denaro, a scegliere come soluzione più 'comoda' quella di acquistare un nuovo articolo in sostituzione di quello 'vecchio': un altro spreco in omaggio alla società dei consumi…
Per contrastare queste pratiche scorrette l’Antitrust ha utilizzato il bastone e la carota: in alcuni casi ha multato gli operatori che allungavano i tempi di riparazione (ad esempio la Nokia) oppure non rispettavano le garanzie ulteriori promesse dalla pubblicità (come faceva la Kia).
Nei confronti della grande e piccola distribuzione, ha scelto spesso un’altra via: quella di concordare degli impegni a modificare radicalmente i comportamenti degli operatori attraverso una maggiore informazione sui diritti dell’utente durante tutto il periodo di garanzia (sui siti internet, volantini, locandine, etc.), tempi precisi per la riparazione del bene e procedura di verifica on line dello stato di avanzamento della pratica di riparazione (per saperne di più clicca qui).
Tutto a posto? No, c’è sempre qualcuno che continua a fare il furbo. E l’Antitrust ha reso noto di aver deliberato nei giorni scorsi una sanzione complessiva di 900.000 euro nei confronti di tre società del gruppo Apple che davano informazioni ambigue sui diritti del consumatore durante il periodo di garanzia. Sul sito internet si parlava infatti di garanzia di 1 anno anche se, formalmente, si faceva anche riferimento ai diritti previsti dalla normativa italiana, rendendo comunque molto difficile capire quali fossero questi diritti riconosciuti (presso i punti vendita non era distribuito altro materiale informativo che chiarisse questi aspetti).
Nei fatti, veniva ostacolata in ogni modo la riparazione dopo il primo anno, chiedendo in qualche caso al cliente di dimostrare – trascorsi 6 mesi dall’acquisto - che il malfunzionamento dipendesse da un difetto di fabbrica. In più, veniva offerto un contratto a circa 70 euro per prolungare la garanzia dopo i primi 12 mesi, facendolo passare come un servizio completamente diverso da quello della garanzia (anche se in realtà c’era una sovrapposizione tra i due strumenti). Apple dovrà anche pubblicare sul proprio sito un estratto della delibera dell’Antitrust.
Morale della favola: la legge deve essere rispettata da tutti, anche da un gigante come la Apple che pretende di non rispettare la normativa italiana, più avanzata, in quanto 'azienda statunitense'.
P.s. ai possessori di Ipad, Iphone, Mac eccetera: fate circolare questa notizia. E se continuate ad avere problemi con la riparazione dei vostri prodotti, fate una nuova segnalazione al numero verde dell’Antitrust (800166661) o via internet, oppure contattate una associazione dei consumatori.
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