di
Mario Apicella
15-12-2011
Impoverimento e inquinamento compromettono una risorsa fondamentale per la vita: l'acqua. Come salvaguardare dunque questo bene primario? C'è una via più efficace di tutte: dell'acqua bisogna interessarsi direttamente. Ecco come.
Dovendo confrontarci con il programma di governo che prevede di lasciarci a pane ed acqua, iniziamo ad analizzare proprio l’acqua.
La drammatica situazione mondiale che vede un continuo impoverimento e inquinamento di questo determinante fattore di vita del pianeta terra, ci spinge a considerare fondamentale il percorso di decrescita felice che stiamo realizzando tra le nostre mura e che cerchiamo di diffondere in ogni occasione.
Premettiamo che in Italia, come evidenziano Paolo e Valerio nel loro stimolante Pensare come le Montagne, abbiamo la fortuna di abitare in case con acqua corrente, mentre nel pianeta il 46% dei nostri fratelli deve andarsela a prendere, subendo costi che in media arrivano ad essere 12 volte più cari di quelli che l’acquedotto locale ci richiede.
Il pericolo che anche da noi una risorsa così importante venga privatizzata completamente non è stato certo risolto con la vittoria degli ultimi referendum ed essendo il potere economico ormai altamente specializzato nell’uscire dalla porta e rientrare dalla finestra, i nostri livelli di guardia non dovrebbero mai essere abbassati.
Non dimentichiamo inoltre che la maggior parte dei nostri acquedotti sono gestiti da Società per Azioni con il 40% del capitale spesso 'affidato' a S.p.A. private, con Azioni emesse liberamente sul mercato a disposizione dei più scaltri ed avidi acquirenti, di solito con manovre ben organizzate alle spalle di chi, come noi tutti, poco comprende di alta finanza e codici massoni.
Queste Società di gestione inoltre, anche se partecipate dagli Enti pubblici per almeno il 60% (grazie alla vittoria del primo quesito referendario), non sempre garantiscono una trasparenza nelle decisioni che prendono, rimanendo per altro succubi delle 'direttive di partito' che i Comuni sono costretti ad abbracciare.
Un caso emblematico è stato evidenziato il 29 luglio scorso da Carlo Carlucci, nella rubrica Niente sarà più come prima, relativamente ai Comuni dell’Amiata, grandissimo bacino idrico dell’Italia centrale, che deve subire le pressioni sull’utilizzazione poco logica della geotermia (solforata, arseniacale e mercurifera) a tutti i costi, pur essendo evidente il conseguente impoverimento ed inquinamento della falda acquifera.
D’altronde, come sottolineano sempre Paolo e Valerio citando la lettera aperta che la dottoressa Patrizia Gentilini ha inviato all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “già nel 2008, l’inquinamento da arsenico delle acque ha avvelenato 1,2 milioni di italiani” mentre “la diossina ha sforato i limiti previsti a norma di legge” e “il 57,3% delle acque italiane è inquinato dai pesticidi” con “il 36,6% oltre i limiti di legge”.
Ad evidenziare la leggerezza con cui i politici affrontano questi argomenti esiste un documento di Bruxelles che nel novembre del 2010 nega al Ministero della Salute Italiano la deroga all'innalzamento dei limiti chiesti dall'Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare.
Una parte determinante infine, nella contaminazione chimica dell’acqua è affidata all’ipoclorito di sodio (la comune candeggina) con cui l’acqua viene ovunque disinfettata.
Di fatto nelle nostre case e nelle nostre aziende agricole e artigiane, arriva spessissimo “cloro residuo totale” in quantità superiore ai limiti ammessi per legge.
Essendo questo cloro residuo, costituito dalla somma del cloro libero (che non ha ancora reagito con le sostanze organiche) con il cloro combinato (che ha iniziato a reagire ma, non avendo ancora completato la reazione, si trova ancora sotto forma di organo clorurato), si rende possibile la formazione di cloro derivati altamente cancerogeni, che entrano stabilmente nel miscuglio delle innumerevoli sostanze che quotidianamente ingeriamo.
L’acqua clorata quindi non solo non ci libera dai minerali tossici, residui di pesticidi e inquinanti industriali, ma in dosaggi sbagliati, oltre al sapore e l’odore sgradevoli dovuti al cloro o ai clorofenoli, può danneggiarci seriamente.
Di fatto il decreto legislativo n°31 del 2001 prevede per l’acqua potabile la presenza di ben 27 sostanze tossiche (escludendo i 121 pesticidi rintracciabili nei nostri fiumi, laghi, mari e pesci) ammesse entro i seguenti limiti espressi in milligrammi per litro e in microgrammi (milionesimi di grammo) per litro che vale la pena di segnalare per quanto proporrò in chiusura: Acrilamide 0,1 mcg/l, Antimonio 5 mcg/l, Arsenico 10 mcg/l, Benzene 1 mcg/l, Benzopirene 0,01 mcg/l, Boro 1 mg/l, Bromato 10 mcg/l, Cadmio 5 mcg/l, Cianuro 50 mcg/l, Cloruro di vinile 0,5 mcg/l, Clorito 200 mcg/l, Cromo 50 mcg/l, 1,2 Dicloroetano 3 mcg/l, Epicloridrina 0,1 mcg/l, Fluoruro 1,5 mg/l, IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) 0,1 mcg/l, Mercurio 1 mcg/l, Nichel 20 mcg/l, Nitrato 50 mg/l, Nitrito 0,5 mg/l, Piombo 10 mcg/l (25 fino al 2013), Rame 10 mg/l, Selenio 10 mcg/l, Trialometani 30 mcg/l, Tricloro+Tetracloroetilene 10 Mcg/l, Vanadio 50 Mcg/l
In particolare dalle tubazioni si riscontra il rilascio improprio di Benzopirene, Bisfenolo A (famigerato BPA), Cadmio, Rame, Piombo, e Cloruro di Vinile; i depositi naturali di acqua possono accumulare Arsenico, Boro, Mercurio, Nitriti e Nitrati; l’agricoltura impropria inquina le falde acquifere con concimi, erbicidi, insetticidi, fungicidi, nematocidi, acaricidi, alghicidi, rodenticidi, sostanze antimuffa, regolatori della crescita, prodotti connessi e i pertinenti metaboliti, prodotti di degradazione e di reazione (ammessi nell’acqua 'potabile' complessivamente per 0,5 mcg/l), mentre l’industria (geotermia compresa) ci regala Antimonio, Arsenico, Benzene, Boro, Bromati, Cadmio, Cromo, Cianuri, Epicloridrina, Fluoruri, Manganese, Mecurio, Nichel, Selenio, Tricloro etilene e Tetracloroetilene.
Questo è lo scenario in cui questo bene primario viene fornito, non solo nelle nostre case, ma anche nei panifici e in tutte le piccole industrie alimentari d’Italia, non attrezzate ad esempio con impianti di osmosi inversa per depurare completamente l’acqua.
L’alternativa al nostro bere quotidiano (1-1,5 litri di acqua consigliati) sembrerebbe dunque obbligatoriamente rivolgersi, con costi da 100 a 1.000 volte superiori, ad una delle 260 acque minerali commercializzate in Italia di proprietà di famosissime S.p.A. e assetatissimi gruppi di potere, con cui non potremmo in tutti i casi lavarci i denti, cucinare la pasta, né preparare tisane, perché:
- la legge tollera, per alcune sostanze tossiche 'imbottigliate', dei limiti più alti di quelli ammessi per l’acqua del rubinetto;
- i controlli sulla presenza di contaminanti imbottigliati possono essere fatti ogni 2-3 anni se non addirittura ogni 5, mentre gli acquedotti li analizzano quotidianamente;
- per quanto sconsigliato in etichetta le bottiglie vengono spesso lasciate al caldo e al sole;
- le bottiglie viaggiano senza vergogna in su e in giù per l’Italia;
- la produzione di bottiglie, diciamo di plastica, è altamente inquinante;
Do it (fallo), scriveva Jerry Rubin negli anni 60.
In realtà serve semplicemente relazionarci con chi ci fornisce l’acqua quotidiana per ottenere una puntuale informazione, il miglior servizio possibile e un’accurata riduzione dei residui di cloro.
Molti dei 27 agenti contaminanti che ho voluto elencare e gli stessi pesticidi più frequentemente rintracciabili nei diversi territori vengono controllati costantemente in modo analitico nei laboratori degli acquedotti. Le Asl sono inoltre responsabili del costante monitoraggio da effettuare a monte e a valle (sui nostri rubinetti) dell’intera rete idrica. Perché non approfittarne dunque?
Ogni acquedotto ha un numero verde, non serve far girare tanto la voce registrata, se dai nostri rubinetti esce acqua che puzza di piscina comunale, andiamo direttamente a segnalare un' emergenza o un guasto (servizi di solito attivi 24 ore su 24) premunendoci del nostro numero cliente. Per queste SpA siamo dei semplici clienti e potremmo anche essere dei personaggi importanti per cui ci tratteranno rispettando le nostre esigenze e se non lo fanno loro lo farà la Asl.
Verranno a prelevare un campione di acqua proprio dal nostro rubinetto per analizzarne almeno il contenuto di cloro residuo facendoci poi conoscere i risultati.
Chiediamo inoltre al nostro acquedotto di visionare le analisi che vengono fatte puntualmente e lasciate nei loro archivi, possiamo così finalmente sapere che tipo di acqua stiamo acquistando e controllare quale di 27 inquinanti è eventualmente fuori norma per chiederne infine le ragioni.
Non dovremmo lasciare ai sindaci la possibilità di andare in deroga ai limiti fissati per legge, basta a volte interessarsene per evitare che nel disinteresse di tutti le deroghe vengano deliberate di anno in anno.
Sull’acqua risvegliamo l’interesse trasversale di tutti i cittadini, è possibile formulare il diritto per i più bisognosi di avere utenze abitative gratuite da 50 litri al giorno per persona e soprattutto l’introduzione di momenti di verifica e di partecipazione della cittadinanza alla gestione globale della rete idrica che si vanta di essere pubblica e che spesso usufruisce di certificazioni UNI EN 9001:2000 relative alla gestione della qualità ed all’ottenimento della soddisfazione del cliente.
Ci si troverà contro gli amministratori di destra e di sinistra, ma ormai fanno parte del mausoleo della politica affaristica. Rimanendo immobili la melma ci sommerge, meglio intervenire singolarmente per creare una ondata di ossigeno che, agitando le acque le rinfreschi ai più giovani e le purifichi costantemente dal marcio che non fa bene a nessuno.
Per i pesticidi invece faremo un discorso a parte. Serve intervenire a monte e rendere obbligatoria la tracciabilità di tutti i prodotti chimici, siano pesticidi o semplici additivi alimentari serve sapere chi li acquista e quanti ne acquista, basta obbligarne la fatturazione e per logica paritaria pretendere una prescrizione obbligatoria di tecnici 'responsabili'. Il Cambiamento potrà dare un decisivo contributo al decollo di questa esigenza sentita da tutti, blaterata da tanti e incagliata nella complicata fantasia che ancora elabora rivoluzioni anziché dipingere evoluzioni.