di
Daniel Tarozzi
23-12-2011
"Sembra paradossale, ma non esistono leggi che puniscono la tortura o l'uccisione di esseri viventi. La società umana si è talmente distaccata dalla connessione con gli Altri animali, da non considerarli portatori di diritti. E d'altronde come potrebbe, quando questi sono usati per la vivisezione, per l'alimentazione in allevamenti intensivi, per le pellicce e molto altro ancora".
Diversi anni fa, su un altro giornale scrissi un articolo su una legge che era stata approvata. Si trattava di una legge che rendeva punibile i "delitti contro il sentimento per gli animali".
Era il lontano 2004. Già allora trovavo assurdo che si tutelasse il sentimento di chi ama gli animali anziché l'animale stesso. In quel modo si tutelavano gli "animali da affezione", ma si lasciava la possibilità di massacrare, ad esempio, una mucca, una lucertola o qualunque animale avesse avuto la sfortuna di non non ricadere nel sentimento umano...
Sembra paradossale, ma non esistono leggi che puniscono la tortura o l'uccisione di esseri viventi. La società umana si è talmente distaccata dalla connessione con gli Altri animali, da non considerarli portatori di diritti. E d'altronde come potrebbe, quando questi sono usati per la vivisezione, per l'alimentazione in allevamenti intensivi, per le pellicce e molto altro ancora.
Il tutto senza pietà, senza empatia, senza considerazione della vita, di questo dolore e questa sofferenza.
Chiunque ha vissuto con un cane, con un gatto, con un congilio, sa benissimo che gli animali provano emozioni e sentimenti.
Eppure la nostra scienza non lo ha ancora provato e quindi... al massimo si tutela il nostro sentimento che, ancora una volta, vale più di una vita.
Detto questo, salutiamo comunque con piacere la sentenza della Corte di Cassazione. La commentiamo con le parole dell'Enpa: "Sentenza esemplare della Corte di Cassazione. È giusto che a pagare danni e spese sia una persona insensibile al punto tale da dichiarare che un animale preso a calci e sbattuto a terra non soffre di questo comportamento".
Lo dichiara il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, che prosegue: "sarebbe interessante sapere se l’imputato, qualora venisse preso a calci, e certo lo meriterebbe molto più del cane incolpevole, eviterebbe di chiedere i danni affermando che un simile trattamento non produce effetti. Per fortuna la magistratura ha saputo rimettere le cose al loro posto togliendo, speriamo, al “picchiatore” e ad eventuali emuli la voglia di prodursi in simili mascalzonate".
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