Ritorno al futuro: ripopolare le campagne

Sempre più persone capiscono che l’artificiale non fa per loro e quindi anelano a un riavvicinamento a ciò che le contraddistingue e da cui tutti veniamo, cioè la natura. Cogli l'opportunità il 22 marzo in Toscana!

Ritorno al futuro: ripopolare le campagne

«Sempre più persone capiscono che l’artificiale non fa per loro e quindi anelano a un riavvicinamento a ciò che le contraddistingue e da cui tutti veniamo, cioè la natura. Hanno questo desiderio ed esigenza perché, finché non ci avranno cablati tutti, saremo inevitabilmente attratti dal mondo dal quale veniamo, quindi quello naturale, e contraddistinti anche dalle relazioni dirette con le persone. L’allontanamento fisico dagli altri, determinato dalle tecnologie informatiche, sta decretando infatti livelli drammatici di depressione, solitudine e disperazione anche nei giovani. É quindi quanto mai importante ritornare ad avere vicino la natura, non solo i pochi giorni in cui si va in vacanza al mare o in montagna, ma nel nostro quotidiano. A questo si associa anche l’esigenza di avere un controllo diretto e tangibile di quello che si mangia, di quello che si respira, di quello che si beve e infatti sono tante le persone che vogliono farsi un orto, che vogliono andare a vivere in campagna e riassaporare i sapori e saperi di una volta, quelli che le pubblicità ci dicono essere i più genuini per poi rifilarci robaccia industriale assai lontana da quella qualità» (da Essere normalmente speciali, di Paolo Ermani, Paea edizioni).
Se quindi l’umanità vuole avere una possibilità di sopravvivenza, non ha altra strada che ritornare da dove è venuta cioè alla natura. Ciò non significa ricreare improbabili e irrealistici regni elfici, ma riabitare la campagna così come avveniva fino agli anni del dopo guerra, prima del boom economico che ha decretato l’inizio della fine. Il confronto fra città e campagna è impietoso con la bilancia che pende decisamente dalla parte della campagna. 

In campagna i ritmi sono più lenti e vivibili, non si deve correre costantemente in preda allo stress, non si è circondati da lamiere, cemento e asfalto, non si deve cercare di sopravvivere alle ondate di calore infernali che si verificano in città, che in estate diventano dei forni a causa delle miscela micidiale di asfalto, cemento, automobili, gas di scarico e impianti di condizionamento, in una spirale senza soluzione che si aggraverà sempre di più. L’inquinamento delle città le rende delle camere a gas a cielo aperto con sforamenti continui ogni anno dei livelli cosiddetti tollerabili dalle centraline di controllo dislocate qui e là. La salute ne risente fortemente con i conseguenti costi. Il pericolo di incidenti automobilistici è molto alto e pedoni e ciclisti ogni giorno devono votarsi a qualche santo per uscirne indenni. Avere una automobile in città significa perdere intere settimane all’anno nel traffico, fra il tragitto lavorativo o altri spostamenti. Per non parlare anche in questo caso dei costi altissimi che ha il mantenimento di un auto in città per assicurazioni maggiorate, parcheggi, multe, garage, furti, incidenti, ecc.
In città autoprodurre qualcosa di alimentare è più difficile e anche l’autosufficienza energetica è più complicata. Immondizia, sporcizia e cattivo odore sono la prassi di qualsiasi città che si rispetti. Il caos e l’inquinamento acustico non danno mai tregua dato che il traffico ormai è costante 24 ore su 24. E anche l’inquinamento luminoso dà il suo contributo non indifferente considerato che in città probabilmente si pensa che le stelle siano scomparse come le lucciole.
In città, a parte i surrogati dei figli cioè i cani e gatti, non si vedono altri animali e quando ci si è abituati solo a umani e artificiale, si pensa che altri esseri viventi oltre a noi, non solo non esistano ma non servano nemmeno a nulla, visto che anche gli animali che si mangiano ormai sono in gran parte artificiali, imbottiti come sono di schifezze e veleni vari.
I bambini sono a costante rischio di incidenti e sempre a contatto con una realtà artificiale che certo non fa bene alla loro crescita fisica e psicologica. Che dire poi della bruttezza delle città con casermoni, palazzine, centri commerciali, centri logistici, magazzini, strade, tangenziali, raccordi, che le rendono di uno squallore unico ben lontano dallo splendore che magari avevano un tempo. E ultimo arrivo ma forse tra i più pericolosi e dannosi, è la micidiale cappa di elettrosmog con antenne ovunque che avvolgono ogni centimetro quadrato della città con un bombardamento costante i cui effetti sulla salute non osiamo nemmeno immaginare.
In città tutto costa di più: cibo, affitti, acquisti di case, generi di qualsiasi tipo e per viverci servono mediamente il doppio o il triplo dei soldi che servono in campagna. Il che ovviamente significa che bisogna ammazzarsi di lavoro per sopravvivere nella città e ciò è un autentico paradosso dato che la​ campagna da sempre è identificata come luogo in cui si lavora tanto, pregiudizio che viene smentito anche grazie alle nuove tecniche di coltivazione come gli orti autoirriganti.
Si dice che in città ci sia maggiore socialità, ma se fosse davvero così non si capirebbe perchè le città sono piene di single solitari e depressi che chattano con gli altri e le frequentazioni dirette siano crollate. Innumerevoli studi in merito certificano che in campagna già solo la vista della natura di per sé è salutare (come se poi fossero necessari studi per dimostrare l’ovvio). In campagna ci si accorge che la natura ha tempi e modi più in linea con quelli che ogni persona dovrebbe avere. Ci si accorge che senza la natura non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivenza perché tutto proviene da lì, quindi tutelarla significa tutelare noi stessi. Ci si accorge dei ritmi delle stagioni, della crescita del cibo che si coltiva, degli animali che popolano gli spazi e che non siamo noi gli unici abitanti del pianeta degni di viverci. Ci si accorge che organizzandosi e magari anche collaborando con gli altri, per vivere non servono chissà quanti soldi e in media costa tutto meno rispetto alla città, oltre alla facilità di autoprodursi tanto.
Fare il passo quindi verso una dimensione più umana e vivibile è possibile. Così come è possibile superare le paure che immobilizzano spesso e che sono poi delle tigri di carta. E una delle tante notizie positive è che l’Italia da nord a sud, da est a ovest, è strapiena di posti meravigliosi e abbandonati o semi abbandonati che non aspettano altro che essere ripopolati di nuova vita da persone che vogliono uscire dalla centrifuga cittadina e riappropriarsi di tempi e spazi, così come è giusto che sia per ogni umano.
Per chi sia interessato ad approfondire questi argomenti, l’associazione Paea propone un pomeriggio di corso il sabato 22 marzo 2025 a offerta libera per dare la possibilità a chiunque di partecipare, nella splendida cornice della campagna toscana nel progetto di tutela ambientale Alba Verde.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO E LE MODALITA' PER ISCRIVERSI

 

 

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