di
Andrea Degl'Innocenti
15-02-2012
Le Olimpiadi del 2020 tanto volute dal Coni e dal sindaco di Roma Alemanno non si faranno. Il no definitivo alla candidatura è arrivato dal governo Monti che ha valutato le possibili ripercussioni finanziarie del progetto. La premura di accontentare i mercati ha prodotto questa volta un risultato apprezzabile, ma potrebbe trattarsi di un semplice caso.
Il governo Monti ha infine detto un no secco: le olimpiadi a Roma non si faranno. Dopo le perplessità espresse da molte associazioni ambientaliste sul progetto presentato dal Comitato promotore, è arrivato il rifiuto definitivo da parte del governo, seppur per ragioni differenti. Troppo rischioso, ha spiegato Monti, in una situazione in cui è ancora “prematuro sganciare la cintura di sicurezza”.
Sulla decisione hanno pesato le misure di rientro sul debito pubblico imposte dall'Europa e le incertezze dei mercati finanziari, che avrebbero potuto vedere nelle olimpiadi uno strappo alla regola del rigore imposto da Monti, e dunque un indice di scarsa serietà. “Tante volte in passato – ha affermato il premier - sono state prese, da governi di ogni segno, decisioni senza avere troppo riguardo per le conseguenze finanziarie”.
Inoltre molto spesso i costi preventivati per le olimpiadi si rivelano molto più bassi di quelli effettivi. Ne sono un esempio lampante i prossimi giochi di Londra 2012, dove ad una stima iniziale di 2,37 miliardi di sterline, fatta nel 2005 al momento della candidatura, corrisponderà una spesa effettiva che, secondo i più ottimisti, si aggira attorno ai 12 miliardi di sterline. “La storia delle Olimpiadi – ha spiegato spiegato Monti ai microfoni di Sky Tg24 - dimostra che in molti casi ci sono stati importanti sconfinamenti o spese eccessive. In questo momento in cui l'economia sta riscattandosi e stiamo uscendo dall'emergenza e ci stiamo preparando alla crescita, una garanzia in bianco sarebbe stata poco capita dagli italiani”.
La reazione della politica è stata scomposta, come quella di un bimbo cui sia stato sottratto il giocattolo. Fra chi parla di “grave errore” (Cicchitto – Pdl), chi di “decisione non condivisibile” (Alemanno), chi invece di “decisione saggia” (Pedica – Idv), taglia corto Bossi, che dichiarandosi soddisfatto afferma “a Roma fate solo casino”.
Ad ogni modo la decisione presa dal governo sembra la più corretta. Come avevano fatto notare Fai e Wwf in un dossier spedito alla Presidenza del consiglio e al Coni il progetto che Roma aveva presentato “aumenta il consumo di suolo della città in violazione del Piano Paesistico Regionale e del Piano di Bacino del Tevere oltre che in deroga al Piano Regolatore”.
“Se Roma intende dunque credibilmente ottenere la possibilità di svolgere le Olimpiadi - si legge ancora nel comunicato - deve decidere una diversa collocazione del Villaggio Olimpico e del Centro Media che, previsti a Tor di Quinto e Saxa Rubra, insistono in aree di pertinenza fluviale del Tevere su cui gli strumenti di pianificazione prevedono invece verde attrezzato e non cubature che dopo i giochi si trasformerebbero soprattutto in nuove residenze”.
Anche Legambiente aveva espresso la propria perplessità: “Il progetto di Olimpiadi per Roma 2020, almeno per come è ora, non convince. Guardando al merito, nonostante il positivo utilizzo di molti impianti esistenti, è prevista comunque l’occupazione – per la realizzazione di nuovi complessi edilizi- delle delicate aree del Fiume Tevere nonostante le enormi volumetrie realizzate in questi anni e quelle previste dal Prg. E se fosse condivisibile il progetto di Parco fluviale, quello dovrebbe servire a una riqualificazione vera del fiume, come è avvenuto per le altre città europee già citate, piuttosto che a occupare ulteriori aree libere, come nel caso di alcune piscine dei passati Mondiali di Nuoto”.
Certo è ironico che tale decisione sia giunta non da un'attenta analisi dei pro e dei contro legati al progetto olimpico ma esclusivamente da considerazioni finanziarie legate ai mercati, diventati ormai i veri attori politici del nostro paese, alla cui volontà ogni decisione va sottoposta. È un caso che per questa volta gli interessi dei mercati coincidano con i nostri. Stiamone certi, non sempre andrà così bene.
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