Di ritorno dalla Fiera della Piccola e Media Editoria, in questi giorni a Roma, vi segnaliamo l'uscita di una guida alternativa della Capitale. 'Roma acqua e sapone', da questa settimana in tutte le librerie romane, è un librino che raccoglie molte informazioni su luoghi, persone ed esperienze di altra economia presenti sul territorio. L'abbiamo sfogliato, ci è piaciuto, e ve lo proponiamo.
È possibile conoscere una città complessa come Roma attraverso esperienze e luoghi che ogni giorno disegnano un punto di vista sociale, ambientale, culturale diverso, in cui il rispetto della persona e dell’ambiente sono la priorità? A questo interrogativo prova a rispondere 'Roma acqua e sapone', pubblicazione a metà strada tra la guida e l'inchiesta sociale, edita da Intra Moenia (da questa settimana in tutte le librerie di Roma) e curata dalla sociologa Annarita Sacco con la collaborazione del settimanale Carta.
La ricerca racconta Roma che cambia attraverso mille schede di facile lettura dedicate a organizzazioni sociali e l’analisi di una sociologa (Maria Immacolata Macioti, docente all'Università Sapienza), un filosofo internazionale (Serge Latouche, tra i teorici della decrescita), un economista (Alberto Castagnola) e, infine, uno scrittore e musicista romano (Andrea Satta, cantante dei Tétes de bois).
Per la varietà di organizzazioni sociali segnalate 'Roma acqua e sapone' è senza dubbio una bussola con la quale cittadini e turisti possono orientarsi in città e scoprire indicazioni preziose per godersi il verde nascosto, frequentare spazi di cultura indipendente cioè case editrici, librerie, associazioni culturali, ma anche biblioteche pubbliche, praticare un turismo responsabile, curiosare tra mercati del biologico e dell'usato, locali di cucina vegetariana e botteghe del commercio equo e solidale.
"L’inchiesta è stata realizzata attraverso centinaia di telefonate, e-mail, incontri, ricerche su libri, guide, siti internet e ha passato in rassegna un numero impressionante di realtà sociali e culturali" spiegano i curatori. Il librino include infatti 22 organizzazioni di turismo responsabile, 7 tra ostelli e bed&breakfast ecologici, 10 realtà di mobilità alternativa, 7 percorsi per passeggiate sociali e ambientali nella Roma meno nota, 5 piste ciclabili, 23 punti di bike sharing, 41 tra parchi e aree verdi pubblici, 25 locali di 'cucina alternativa', 79 tra Gruppi di acquisto solidale (ai quali aderiscono centinaia di famiglie per la spesa settimanale) e popolare, 43 aziende agricole bio del Lazio (che riforniscono i Gas), 27 punti vendita biologici (indipendenti dalla grande distribuzione), 40 tra botteghe del commercio equo e solidale e negozi e associazioni di consumo critico.
Ma siccome Roma è ormai anche la città della cultura e della media e piccola editoria, l’inchiesta non tralascia: 51 case editrici, 20 librerie indipendenti, 5 tra radio e agenzie indipendenti, affiancate da centinaia di associazioni culturali, 42 centri sociali, 53 biblioteche pubbliche.
Restano poi da citare: 9 piccole imprese dedicate al software libero, 14 associazioni che lavorano sui temi della pace, 18 Ong, 133 associazioni e gruppi impegnati su antirazzismo e tematiche interculturali. I capitoli dedicati all'ambiente, poi, segnalano: 6 cooperative sociali impegnate su riuso e riciclo, 7 ciclo-officine, 16 realtà per il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili. E ancora: 55 cooperative sociali impegnate in servizi per anziani, migranti, persone con disabilità, ex detenuti, persone con problemi di alcol e tossico dipendenze, 23 banche del tempo, 6 soggetti di 'finanza etica', tra cui una vera e propria banca, Banca popolare etica, presente ormai in quasi tutte le regioni d'Italia, tra cui il Lazio.
Insomma, queste pagine gialle sulla società civile romana sono la prova della presenza sul territorio di un modo diverso di fare economia e di gestire gli scambi.
"L’economia alternativa e solidale è da tempo presente a Roma in una pluralità di forme, molte delle quali piuttosto conosciute, molte altre ancora presenti come esperienze puntuali – spiega l'economista Alberto Castagnola –, tutte comunque rispondenti alle definizioni e alle descrizioni contenute nella Carta dei Principi dell’Altra Economia, approvata da oltre cinquanta organizzazioni nell’ottobre del 2004, nel quadro dei lavori del Tavolo dell’Altra Economia, iniziati qualche anno prima. L’ampliamento della base è avvenuto spesso durante le Feste dell’Altra Economia, oltre dieci a partire dal 2002, dalle Biodomeniche e dalle Altre Domeniche realizzate presso la Città dell’Altra Economia, operativa dal settembre 2007 presso il Foro Boario di Testaccio, per non parlare dei numerosi mercati contadini che si sono moltiplicati negli anni più recenti che hanno permesso di aumentare i contatti diretti dei produttori agricoli, anche biologici, con i consumatori più avvertiti".
Il filo rosso che sembra unire molte di queste esperienze, è il circolo virtuoso delle cosiddette otto 'R', otto parole d’ordine, così riassunte dal filosofo Serge Latouche: "rivalutare (prima di tutto la sobrietà), ridefinire (la scarsità e l’abbondanza, il pubblico e il privato, le idee e le pratiche educative), ristrutturare (il sistema produttivo, costruendo cose più utili e non nocive), ridistribuire (l’Occidente rappresenta il 20 per cento della popolazione mondiale ma consuma l’86 per cento delle risorse naturali, occorre dunque ridistribuire la terra, il lavoro, il reddito…), rilocalizzare (la produzione e quindi i trasporti, ma per farlo occorre prima di tutto pensare globalmente e agire localmente), ridurre (la nostra 'impronta ecologica', gli orari di lavoro, gli sprechi, i consumi di energia), riutilizzare (per risparmiare risorse naturali e creare posti di lavoro), riciclare (ciò che non è possibile riutilizzare)".
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