di
Debora Billi
14-01-2011
Da qualche mese è stato introdotto a Roma un sistema di raccolta dei rifiuti detto 'differenziata spinta' e che consiste nel differenziare anche l'umido. L'applicazione di tale metodo non sta dando però risultati incoraggiati ma, al contrario, sta creando considerevoli disagi ai cittadini. Vediamo perché.
No, non sono impazzita. È che mi tocca ancora una volta fare la parte della complottista.
Ho appena scoperto (colpa mia, non ero informata) che da qualche mese a Roma si sta sperimentando la 'differenziata spinta', in alcuni quartieri. Una bella notizia? Anzitutto, ridimensioniamo le attese: 'differenziata spinta', in questa città, significa solo che finalmente si differenzia anche l'umido che finora finiva nel cassonetto dell'indifferenziato. Non stupitevi, qui si fa tutto a piccoli passi, in modo da fare le cose fatte bene.
Peccato però che anche con questi passi da lumaca le cose si riescano a fare comunque con criteri demenziali. Il rogo di cassonetti che vedete in foto non viene da Napoli, ma da quartiere Tuscolano-Cinecittà, una di quelle privilegiate zone romane dove si differenzia in modo 'spinto', direi addirittura osé visti i risultati.
Come funziona questa meraviglia su cui gli amministratori hanno ponzato per anni? Così: hanno tolto dalle strade tutti i cassonetti (verdi) dell'indifferenziato, lasciando solo quelli per la carta (bianchi) e per plastica-metalli (blu). Poi, hanno creato dei 'punti di raccolta' zona per zona, dove i cittadini possono comodamente consegnare umido ed indifferenziato agli addetti in attesa... dalle 7,30 alle 10 di mattina. “Cogli l'attimo”, diceva appunto Cinzia Leone dall'ufficio pubblico romano.
In pratica, lo zelante cittadino deve andare ogni giorno di persona. Incluso il disabile, la vecchietta, il febbricitante, l'impiegato che timbra in ufficio alle 8, il pendolare che esce alle 6 e così via. O consegni di persona, o ti tieni l'umido in casa fino alla prossima occasione, spruzzando magari un po' di profumo per non trasformare il tuo salotto in una Malagrotta perenne.
Il risultato è che la gente, incazzata nera per tale inspiegabile e demenziale disagio, se non ce la fa a timbrare il cartellino mattutino anche con l'AMA che getta i sacchetti accanto agli altri bidoni. I camion di carta e metallo non li raccolgono, si ammucchiano, puzzano, e dopo qualche giorno qualcuno butta un cerino acceso.
E adesso arriva il complottismo. Cosa ha dettato la testa agli imbecilli che hanno concepito un sistema così assurdo? Eppure gli esempi non mancano, anche qualora mancasse la competenza necessaria. Se fosse toccato a me, incompetente sulla gestione dei rifiuti, avrei semplicemente letto come fanno a Friburgo, a Oslo, a Stoccolma e mi sarei limitata a scopiazzare. Ne sarebbe venuto fuori sicuramente qualcosa di meglio di questo casino. O almeno, avrei piazzato i piccoli cassonetti marroni dell'umido come si fa in ogni città italiana! Invece no, si opta per un sistema che rende praticamente impossibile una differenziata praticabile, si crea un disagio ai cittadini, si finisce con la monnezza nelle strade. L'unico vantaggio, solo per qualcuno, è l'assunzione di centinaia di amici e parenti all'AMA.
Quale sarà il risultato di tutto ciò? Ve lo dico io: i romani concluderanno che la differenziata è odiosa, impossibile, impraticabile, e si convinceranno dell'indispensabilità degli inceneritori. Li chiederanno a gran voce, dopo mesi di puzze e disagi.
Mission accomplished... e ora chiamatemi complottista.
Articolo tratto da Crisis
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