di
Dario Lo Scalzo
26-01-2012
Dal 18 gennaio scorso migliaia di rumeni sono scesi nelle piazze dando sfogo ad un rabbia che covavano da tempo. La popolazione protesta contro il piano di austerità imposto dal Governo e dal Presidente Basescu.
Dallo scorso mercoledì 18 gennaio migliaia di persone protestano nelle strade e nelle piazze della Romania esasperate dal piano di austerità e dalle misure anti crisi portate avanti dal Primo Ministro Boc e dal Presidente della Repubblica Basescu.
La scintilla è stata data dalle dimissioni forzate del popolare sottosegretario al Ministero della Salute, Raed Arafat a seguito di divergenze e contrasti sulla proposta di riforma e di privatizzazione dei servizi sanitari. La popolazione ha così voluto solidarizzare con Arafat e con la sua disapprovazione e, in poche ore, complice la Rete, decine di migliaia di rumeni appartenenti a diverse categorie sociali si sono spontaneamente riversate con intenti pacifici in diverse piazze del paese dando sfogo ad una rabbia che covava da tempo e che ormai ha raggiunto una soglia critica.
In un contesto in cui lo stipendio minimo è di 158€ mensili mentre quello medio non supera i 350€ al mese ed in cui le classi agiate non sembrano essere state scalfite dal pacchetto di austerità - considerando che la Romania continua a mantenere l’imposta sul reddito all’aliquota unica del 16% - da Bucarest a Cluji, da Timisoara a Iasi, da Brasov a Constanta si rivendicano una maggiore equità e la possibilità di avere uno standard di vita accettabile, si grida al disastro sociale in cui versa la nazione, si criticano le privatizzazioni, si accusano le forze politiche di corruzione, si chiedono con veemenza le dimissioni del Governo e del Presidente Bacescu, sordi e distanti dalle vere necessità del paese, nonché nuove elezioni.
Si tratta della più grande manifestazione di protesta degli ultimi anni in Romania. In tale contesto, il primo ministro Boc è corso ai ripari chiedendo il ritorno di Arafat alle sue funzioni ma tutto ciò non è riuscito a sedare gli animi degli indignati rumeni che continuano la protesta.
Nella giornata di sabato, secondo fonti BBC, la protesta è sfociata in pesanti scontri ed atti di violenze con le forze dell’ordine fomentate, parrebbe, da infiltrazioni da parte di gruppi ultras di calcio e altri gruppi di facinorosi. Si annoverano decine di feriti sia tra i manifestanti che tra la polizia ed inoltre numerosi sono stati gli arresti.
Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza. Di certo non è facile capire ad oggi di che portata sarà la rivolta e quali altri risvolti potrà avere l’ennesima protesta di questi nuovi indignati che da giorni hanno occupato pacificamente Piazza dell’Università a Bucarest
È da ricordare che nel 2009 la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e l’Unione Europea prestarono 20 miliardi di euro alla Romania per sostenere il debito pubblico, a condizione però di mettere in piedi un severo pacchetto di riforme in grado di permetterle di far fronte all’impegno internazionale preso.
Così, in Romania, repubblica democratica semipresidenziale in cui il potere esecutivo è esercitato da presidente e primo ministro, il Governo Boc-Basescu, pedina ed esecutore delle volontà mondiali, ha dato vita ad una serie di riforme politico-economiche e di misure anti-crisi impopolari e tra le più severe fra quelle dei paesi europei: aumento dell’IVA dal 19% al 24%, riduzione del 25% degli stipendi pubblici, riduzione del 15% delle pensioni, riduzioni di alcuni benefici nelle politiche sociali.
Vi ricorda qualcosa? Un déjà vu? È la storia dei nostri tempi. È come se ci trovassimo di fronte a un unico leitmotiv, diretto invisibilmente e abilmente da poche teste, che da mesi si propaga nel vivere quotidiano di diversi paesi europei: un perfetto soldatino prescelto o costretto ad eseguire, l’esasperazione delle gente, la forza della Rete, il silenzio dei mass media, la rivolta di piazza; non conosciamo ancora quale sarà la tappa successiva, chissà.
Sembra di assistere a quei musical, opere universali, che per anni sono in turnée sui palcoscenici di ogni luogo del mondo: stessa scenografia, stessi costumi, stesso cast, stessa esibizione, ma per un pubblico di volta in volta diverso. Ahimè, lo spettacolo dell’economia del 'benessere' che ci viene rifilato da qualche tempo non emoziona gli animi come per quei musical, ma abbrutisce i cuori delle genti.