di
Alessandra Profilio
10-01-2012
In occasione dell'avvio ufficiale dei saldi invernali, la Lav si rivolge ai consumatori affinché orientino i propri acquisti verso prodotti in saldo fur- free e lancia anche due appelli alle aziende. Il primo rivolto alle aziende che si ostinano ad usare pelliccia vera per i propri capi, il secondo alle aziende fur-free che non hanno ancora aderito allo Standard Internazionale Fur-Free.
A differenza dei negozi, le pellicce non fanno sconti. In occasione dell'avvio ufficiale dei saldi invernali, la Lav si rivolge ai consumatori affinché orientino i propri acquisti verso prodotti in saldo fur- free. Attraverso il sito Non lo sapevo l'associazione lancia poi due appelli alle aziende: il primo è rivolto alle aziende che si ostinano ad usare pelliccia vera per i propri capi, il secondo alle aziende fur-free che non hanno ancora aderito allo Standard Internazionale Fur-Free, promosso in Italia dalla LAV e che rappresenta una garanzia per i clienti, oltre che un riconoscimento per queste marche.
I primi destinatari della protesta sono: Fix Design, Piazza Italia, Geox, Replay e Max Mara Fashion Group (proprietaria dei marchi Max Mara, Max&Co., Maxsport, Marina Rinaldi, Marella, Pennyblack, Newpenny, Persona, Iblues).
Tra i marchi che si dichiarano fur-free vi sono invece Diesel, Benetton, Fiorucci, OVS Industry e Bennet, ai quali la LAV chiede di ufficializzare la loro scelta con la gratuita adesione allo Standard Internazionale Fur-Free.
Nel 2010 capi e accessori con inserti in pelliccia hanno rappresentato il 19% del fatturato del consumo di pellicceria in Italia, il 25% se si aggiunge il fatturato ricavato dalla vendita anche di stole e poncho. Pertanto, un quarto del fatturato dell’industria della pellicceria è rappresentato da prodotti prevalentemente a basso prezzo. Questi ultimi, dunque, sono stati acquistati da un numero ben maggiore di consumatori rispetto a coloro che hanno acquistato le più costose pellicce corte (57% di fatturato 2010) e lunghe (18%). A parità di fatturato il volume delle vendite di prodotti con inserti in pelliccia è nettamente superiore ai volumi di vendite di pellicce lunghe o corte.
“Da domani ed entro i prossimi 60 giorni (tutta la durata del periodo dei saldi) chiediamo la partecipazione dei consumatori per fare diventare fur-free alcune aziende individuate dalla LAV. I consumatori devono semplicemente inviare i due appelli promossi dalla LAV ed astenersi dall’acquisto di prodotti in saldo che abbiano anche solamente un piccolo inserto in pelliccia”, ha dichiarato Simone Pavesi, responsabile LAV campagne Pellicce.
Non è questa però l'unica iniziativa della Lav. Infatti, ha intanto raggiunto quota 40 mila firme la petizione popolare per dire basta all'allevamento, la cattura in natura e l'uccisione di animali da pelliccia. Gli allevamenti ancora attivi nel nostro Paese sono dieci, dislocati fra Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Abruzzo. Le firme sono destinate a sostenere una proposta di legge in difesa degli animali, ma anche del pianeta.
Come ha spiegato Pavesi, infatti, quello delle pellicce rappresenta il comparto più inquinante dell'intero settore del tessile e dell'abbigliamento: si pensi che un chilogrammo di pelliccia di visone ha un impatto sul cambiamento climatico 5 volte superiore a quello della lana. Le cause principali sono le deiezioni e l'alimentazione degli animali. “Sembra assurdo - commenta il responsabile della Lav - ma è così: per scaldarci con le pellicce stiamo surriscaldando il pianeta”.
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