di
Alessandra Profilio
09-02-2012
In 10 anni sono 2.556 i ciclisti che sono morti sulle strade italiane. Il Cambiamento risponde alla richiesta dei blogger di aprire la home con il manifesto lanciato nei giorni scorsi dal Times e che ora diventa appello al governo italiano per fermare la strage di chi ha scelto la bici per spostarsi in città senza inquinare.
2.556 morti in 10 anni. È una vera e propria strage quella dei ciclisti che vengono falciati sulle strade italiane, più del doppio delle vittime nel Regno Unito. Inaccettabile il prezzo che paga chi decide di muoversi in modo pulito e sostenibile. Nel 2010 a livello europeo il nostro Paese si è collocato al terzo posto per la mortalità stradale dei ciclisti, preceduto dalla Germania (462 morti) e dalla Polonia (280).
E proprio per la sicurezza di chi sceglie la bicicletta come mezzo privilegiato per i propri spostamenti, è stato lanciato l'appello “Salviamo i ciclisti, aiutateci a fermare la strage di chi ha scelto la bici per spostarsi in città”. Nelle ultime ore la lettera sta rimbalzando in rete attraverso Facebook e l'hashtag #salvaiciclisti.
L'appello, che ha già raccolto 20mila adesioni, prende le mosse dalla campagna Cities fit for cycling del Times di Londra. Dopo un grave incidente subito da una sua giornalista ora in coma, il 2 febbraio scorso il celebre quotidiano britannico ha infatti lanciato un appello chiedendo al governo inglese di adottare una serie di azioni (sintetizzate in 8 punti) per tentare di fermare la strage dei ciclisti: in 10 anni, ben 1.275 ciclisti uccisi.
“In Gran Bretagna – si legge nell'appello lanciato ieri da oltre 40 blogger ciclisti - hanno deciso di correre ai ripari e di chiedere un impegno alla politica per far fronte agli oltre 1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni. In 10 anni in Italia sono state 2.556 le vittime su due ruote, più del doppio di quelle del Regno Unito. Questa è una cifra vergognosa per un paese che più di ogni altro ha storicamente dato allo sviluppo della bicicletta e del ciclismo ed è per questo motivo che chiediamo che anche in Italia vengano adottati gli 8 punti del manifesto del Times”.
Questi gli otto punti:
1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
4. Il 2% del budget dell’ANAS dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays
8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.
“Cari direttori, il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. E proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti voi affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento. Vi chiediamo di essere promotori di quel cambiamento di cui il paese ha bisogno e di aiutarci a salvare molte vite umane” scrivono i blogger alla stampa.
La richiesta dei blogger alle testate italiane è quella di copiare l'iniziativa del Times e aprire le home page dei rispettivi siti con l'appello al governo italiano per l'adozione delle 8 misure elencate.
Oggi, noi abbiamo deciso di farlo.
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