di
Francesco Bevilacqua
23-09-2011
Come troppo spesso oggi accade, gli interessi economici prevaricano la tutela del territorio, dei suoi abitanti e delle sue peculiarità. Questa volta a farne le spese sono degli importanti resti archeologici ritrovati in un sito industriale nei pressi di San Casciano, in Toscana.
Ambiente non è solo natura. Resti archeologici, testimonianze delle civiltà che ci hanno preceduto e che hanno contribuito a forgiare la nostra, antiche vestigia che costituiscono il nostro stesso retroterra culturale e spirituale sono tesori da conservare e valorizzare, tanto quanto colline, fiumi e foreste. Purtroppo, così come scarso è l’interesse che la società moderna ha nei confronti dell’espressione della natura, l’attenzione per la tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico, che fra l’altro in Italia costituisce un unicum a livello mondiale, è troppo bassa.
La notizia più recente che conferma questa triste tendenza viene dalla Toscana, per l’esattezza da San Casciano. Lì è infatti prevista la costruzione di un nuovo capannone della Laika, marchio della Hymer, una delle principali case di costruzione di camper e caravan. Già la comunità locale vedeva di cattivo occhio questo progetto per altri motivi, dalla sospetta e frettolosa variazione concessa in deroga al Piano Strutturale Comunale, già stilato da tempo, fino alla discutibile politica occupazionale del costruttore, che sta portando avanti da diversi anni una campagna di riduzione del personale.
Il solito dilemma “tutela ambientale o posti di lavoro”, che già in passato ha scatenato molte battaglie (come per esempio quella di Porto Tolle), stavolta dunque non sussiste neanche.
La ciliegina sulla torta di questo controverso piano industriale è stato il ritrovamento sul luogo del cantiere di una serie di importanti resti archeologici, un edificio di epoca etrusco-ellenistica e una villa romana di età imperiale. Invece di bloccare l’opera, il Comune di San Casciano, incalzato dalla Hymer, ha sollecitamente accolto la richiesta di rimozione dei reperti, che prevede la demolizione degli stessi, asportazione dal cantiere e ricostruzione dei resti in un altro luogo.
Da un lato questa decisione evidenzia una volta di più la posizione di profonda soggezione e subordinazione in cui si trova il mondo politico e istituzionale italiano nei confronti di portatori di interessi economici che fra l’altro non corrispondono quasi mai alle esigenze e al benessere della comunità. Dall’altro viene messa in risalto la scarsa attenzione di cui gode l’ambiente, sistematicamente retrocesso a fronte di inalienabili e prioritarie esigenze economiche.
Fortunatamente c’è chi reagisce a questa situazione: la Rete dei Comitati per la difesa del territorio, Italia nostra Firenze, Legambiente Toscana e Wwf Toscana si sono mobilitati per far pervenire a Cristina Scaletti, Assessore alla Cultura della Regione Toscana, un’istanza di tutela di questo importante patrimonio rinvenuto e inoltrare la richiesta di bloccare la decisione del Comune di San Casciano di asportare i reperti e far proseguire il cantiere.
Ovviamente invitiamo tutti ad accogliere, sottoscrivere e rilanciare questo appello, in modo da rendere chiaro a chi ci amministra, e soprattutto a chi pretende di relegare in un angolo il benessere di una comunità e del suo territorio a vantaggio del proprio tornaconto, che gli ostacoli che dovrà superare per riuscire in questo suo intento sono ostici e numerosi.
Per approfondire l’argomento e portare il vostro contributo, consigliamo di visitare il sito archeopatacca.blogspot.com
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