di
Paolo Ermani
05-10-2011
In Sardegna si vuole rilanciare la Nuraxi Figus, unica miniera di carbone ancora funzionante in Italia, tentando di far credere che una fonte energetica inquinante e superata possa divenire energia pulita, nonché sinonimo di occupazione e sviluppo. Eppure l'alternativa c'è, soprattutto in una regione caratterizzata da sole e vento.
È notizia di questi giorni quella che riguarda la miniera di carbone di Nuraxi Figus - piccola località della Sardegna sud occidentale in provincia di Carbonia Iglesias - unica miniera di carbone ancora funzionante in Italia. Il PD si sta battendo per veder portare a termine un progetto di rilancio del carbone e stoccaggio della CO2 prodotta, propagandando tale atto come "impatto ambientale azzerato". La vicenda del carbone in Sardegna è uno degli innumerevoli esempi che danno la dimensione del livello di assurdità e irrazionalità al quale si è arrivati.
In Sardegna, uno dei posti più belli al mondo di una ricchezza naturale strepitosa, nel 2011 c'è ancora chi vuole puntare sul carbone, cioè sul dinosauro per eccellenza dell'energia, un autentico fossile, in tutti i sensi.
Sole e vento in quantità caratterizzano questa regione: ogni casa, ogni edificio potrebbe essere fortemente indipendente da un punto di vista energetico solo sfruttando i regali della natura che baciano questa terra meravigliosa. E si potrebbe intraprendere facilmente questa strada senza nemmeno ricorrere particolarmente ad impattanti schiere di torri eoliche o chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici installati a terra.
Invece no, si punta al carbone (che è e rimane sporco) facendo credere che possa diventare per magia addirittura energia pulita e sinonimo di sviluppo, quello sviluppo fatto di risorse non rinnovabili, inquinamento, impoverimento complessivo che tutti i giorni chiede un drammatico conto al pianeta, che proprio lo scorso 27 settembre ha celebrato il triste compleanno dell'Overshoot Day: la terra si trova ancora una volta drammaticamente in rosso.
Il cosiddetto 'carbone pulito' non ha nulla di pulito o ambientalmente compatibile (per quante contorsioni lessicali e tecniche si vogliano fare) e la prospettiva di continuare a produrre CO2 e poi stoccarla sotto terra, ricorda ancora una volta la spazzatura che si mette sotto il tappeto per fingere che non esista. Quindi piuttosto che dire che l'impatto ambientale è azzerato, è più corretto dire che è nascosto.
Per indorare la pillola come al solito si parla di occupazione, come se pronunciando questa parola magica si abbia il lasciapassare per qualsiasi nefandezza. Ma invece di puntare al carbone perché non ci si chiede quanta occupazione creerebbe la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio che spreca in maniera impressionante quell'energia prodotta da centrali come quelle a carbone che hanno rendimenti ridicoli?
Ci sarebbero innumerevoli posti di lavoro in questo settore così come in quello delle installazioni di fonti rinnovabili decentrate e diffuse. Si valuta in un miliardo e mezzo di euro l'investimento su questo progetto del carbone. Un miliardo e mezzo di euro! Con una cifra simile si formano e si dà da lavorare continuativamente a migliaia di persone e si creano i presupposti per una vera politica ambientale, altra cosa rispetto al finto maquillage verde che ci vogliono vendere.
Lavoratori che diventano installatori, manutentori di tecnologie rinnovabili e artigiani di riqualificazione energetica degli edifici. Lavori sicuri, non legati ad esaurimento di risorse, lavori qualificati e qualificanti, lavori che non minano la propria salute e non devastano il territorio dove si abita. Altro che i miseri circa duemila lavoratori che ci sarebbero con il rilancio del carbone.
Ma il problema vero è a monte. Finché si augurerà qualsiasi occupazione, comprese quelle inquinanti, nocive per i lavoratori e per l'ambiente purché sia, non ci sarà alcun miglioramento, bensì peggioramento della qualità della vita dei lavoratori, dell'ambiente e impoverimento progressivo di tutti. E poi cosa resterà quando la miniera si esaurirà? Cosa ci si farà con quelle strutture? Resteranno gli ennesimi scheletri nel deserto a testimonianza dell'umana follia.
Speriamo che l'ultima miniera di carbone, testimonianza di scelte scellerate il cui orizzonte è sottoterra, chiuda per sempre e si apra l'era della luce e del guardare lontano, e che per i lavoratori si utilizzino i soldi che si sarebbero buttati nel carbone per una loro riqualificazione nel settore dell'efficienza, del risparmio e delle rinnovabili. Ma se non si punta a questo in Sardegna, dove lo si vuole fare? Al Polo Nord?
Il rilancio del carbone, e scelte di questo tipo, sono senza senso ad ogni latitudine; ma ancora di più lo sono in luoghi come la Sardegna, dalle immense potenzialità. Eco-turismo di qualità, salvaguardia e valorizzazione del territorio, produzioni alimentari locali biologiche, energie rinnovabili, efficienza e risparmio energetico: questo è il progresso che serve alla Sardegna e all'Italia, non la preistoria.
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