Nel mondo capovolto dei media, delle celebrità, della televisione, qualsiasi cosa è fattibile: capriole, salti mortali all’indietro, mille giravolte in aria e con questo movimento si perde il senso di cosa si sta facendo e tutto diventa uguale, piatto, massificato. Si potrebbero rispolverare per l’occasione le parole di Orwell nel suo libro 1984: «l’ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà è schiavitù». Di questo mondo fa parte Roberto Saviano, scrittore di fama, personaggio pubblico di grande successo e seguito per la sua lotta alla mafia e alla criminalità in genere. Perché? Perché è entrato a far parte della corte di Silvio Berlusconi partecipando più volte alla trasmissione di Canale 5 “Amici”. Come siamo arrivati a questo punto? Come può un paladino della legalità sedere alla tavola di Berlusconi? Che cosa sia Berlusconi e in che modo ha combattuto l’illegalità, lo dicono la sua storia, i vari processi, intere biblioteche di volumi sui suoi ben poco chiari affari e vari film di denuncia, fra cui “La trattativa”, che delineano l’essenza e la genesi del suo operato. Del resto Saviano era già riuscito a far guadagnare molti soldi a Berlusconi attraverso la vendita del suo libro di maggiore successo, Gomorra, edito dalla Mondadori di proprietà berlusconiana. Saviano ha motivato la sua partecipazione ad Amici dicendo che voleva portare messaggi di cultura in una trasmissione seguitissima dove, con la conduzione della De Filippi, si esibiscono giovani che cercano il successo fra canzoni e balletti. Intento forse lodevole, peccato che televisione e cultura siano una contraddizione in termini e la conferma di ciò arriva proprio dalle reti Fininvest. Dei milioni di persone che seguono la trasmissione, forse qualche decina di loro rifletterà e si porrà domande; alle restanti, gli argomenti di Saviano, nei minuti che gli concedono, scivoleranno addosso come l’acqua. E così una trasmissione con una presentatrice che tratta persone, temi e sentimenti con una superficialità e banalità sconcertante come solo la televisione sa fare, si fregia di un contenuto e un personaggio “serio” come Saviano. Chissà, magari prossimamente inviteranno il Papa che parlerà di povertà in mezzo a sfarzi, luci e sprechi di ogni tipo per i quali anche in questo caso la televisione è campionessa. Ma analizziamo la cosa dal lato di Berlusconi. Perché accetta che una persona come Saviano vada a parlare in una delle trasmissioni più seguite delle sue reti? Lo fa perché conosce bene la legge della televisione e del potere: qualsiasi persona si sieda alla sua tavola è già nelle sue mani, non importa molto cosa dice. In caso, l’ospite viene comunque istruito a dovere e infatti Saviano si astiene dal trattare argomenti imbarazzanti per il datore di lavoro della trasmissione. L’importante per Berlusconi è che Saviano gli faccia lustro, gli regali audience e quindi gli faccia ottenere l’unica sua ragione di esistenza, cioè i soldi degli sponsor. Gente che manipola l’informazione alla perfezione potrà mai fare qualcosa che vada contro i propri interessi? Inviterebbero mai qualcuno da cui avere un vero danno? Assai improbabile, i conti sanno farseli molto bene. E così, con la gentile collaborazione di Saviano, Berlusconi ottiene due risultati fondamentali: si arricchisce sempre di più e fa finta di essere un democratico, sa infatti che praticamente qualsiasi cosa passa dalla televisione non ha nessun effetto profondo di reale cambiamento ed evapora nel tempo di uno spot pubblicitario. La vittima sacrificale di questa operazione è la cultura, svenduta al mezzo televisivo che la rende banale, inutile e vuota. Saviano venderà i suoi libri e arricchirà ancora di più Berlusconi come editore e come proprietario televisivo poiché gli sponsor pagano tanto lo share che aumenta con l’arrivo dell’eroe antimafia alla sua corte. Saviano si illude o vuole illudersi che in questo modo arriverà a più persone, in una trasmissione che vede i giovani impegnati a inseguire il successo e che per Saviano e le sue problematiche hanno un interesse prossimo allo zero. Invece di andare in televisione sarebbero molto più importanti e incisivi il contatto diretto con le persone e le grandi possibilità di cambiamento reale che ci sono stando tra la gente. Saviano potrebbe fare un tour italiano toccando molte città e paesi, dando visibilità, voce e supporto a chi si batte davvero per un mondo diverso e che fa una fatica enorme per sopravvivere, piuttosto che continuare a fare guadagnare soldi a palate a gente come Berlusconi e i suoi sponsor. Saviano agendo in modo diverso ci guadagnerebbe comunque, venderebbe i suoi libri ma otterrebbe più attenzione e autentici risultati culturali rispetto ad una trasmissione dove si sta solo aspettando di vedere cantare o ballare qualcuno fra lo spot di un sofficino e l’altro. In fatto di cultura, quella vera con la C maiuscola, consigliamo quindi a Saviano di farsi un bel giro sull’Ape bibliomotocarro di Antonio La Cava; sicuramente imparerà più che dalla De Filippi e dal suo padrone Berlusconi, artefice indiscusso dello sfascio culturale italiano.
Saviano alla corte di Berlusconi
di
Paolo Ermani
12-06-2015