«Produzione, consumo, recupero e smaltimento: questi gli elementi alla base del processo di produzione all'interno del paradigma economico in cui siamo immersi. Un sistema che, di fronte alla continua crescita della domanda di risorse e ai costi, economici e ambientali, mostra chiaramente la sua inadeguatezza»: a dirlo è il Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare, che ha avviato una mobilitazione per dire un no secco alla politica dell'incenerimento dei rifiuti e soprattutto per evitare che proprio l'incenerimento sia fatto passare per "pratica viruosa" travestendolo da "economia circolare" dei rifiuti.
«Occorre rimettere in equilibrio il sistema di produzione e consumo attuale con la disponibilità delle risorse e con la tutela dell’ambiente naturale, attraverso la nuova visione di un Economia Circolare vera - dicono i promotori - Un nuovo modello in cui la produzione e gestione di scarti venga progettata per evitare di produrre rifiuti non riciclabili, in cui la generazione e distribuzione di energia avvenga da sole fonti rinnovabili e in cui la dimensione locale trovi valorizzazione. Alcuni segnali incoraggianti sono arrivati dall’Unione Europea, con l’adozione di un pacchetto di misure sull'economia circolare e con l’approvazione delle quattro recenti Direttive Europee del 30 maggio. Queste stabiliscono una gerarchia dei rifiuti che dà priorità alla riduzione, al riuso, al riciclo ed al recupero di materia , evidenziando come queste modalità di corretta gestione dei rifiuti non siano più una battaglia di pochi ma un obiettivo concreto delle istituzioni europee. Purtroppo però non sempre le istituzioni nazionali sembrano recepire e sostenere in maniera forte e coerente questa transizione, come avvenuto nel 2014 in Italia con il cosiddetto decreto Sblocca Italia che, con l’art 35, si pone in aperto contrasto con questo processo dando priorità all’incenerimento dei rifiuti».
CONTRADDIZIONI E RISCHI ART.35 SBLOCCA ITALIA
«Nato con l’alibi di evitare le procedure di infrazione della Ue in merito al massiccio ricorso alle discariche, l’articolo 35 risulta pieno di contraddizioni - spiegano dal Movimento - Costruire nuovi inceneritori ed aumentare il carico termico di quelli esistenti, il tutto senza effettuare una valutazione ambientale strategica (VAS), significa aumentare in modo massiccio le emissioni in atmosfera di polveri sottili contenenti sostanze tossiche e cancerogene . Ma significa anche puntare su un modello industriale speculativo, rafforzando il monopolio di quattro grandi società multi-utility italiane che fanno profitti attraverso gli incentivi pubblici inseriti nella bolletta elettrica, tralasciando e addirittura ostacolando quello che è il punto focale del nuovo paradigma europeo dell’economia circolare, ossia il recupero di materia attraverso pratiche come il riciclo e il riutilizzo. Sono ben 8 i nuovi impianti di icenerimento previsti, tutti nel Centro Sud e per circa 1,8 milioni di tonnellate annue di rifiuti da bruciare, senza considerare il potenziamento dei 40 impianti esistenti, localizzati soprattutto nel Nord, corrispondente ad un altro milione di tonnellate annue di rifiuti da incenerire».
«Queste “previsioni nazionali impiantistiche” vengono addirittura definite “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale", senza riconoscere un ruolo simile agli impianti volti al trattamento dei rifiuti ai fini di riciclo e riuso. Recenti indagini scientifiche di enti pubblici hanno oramai dimostrato il nesso diretto tra l’immissione in atmosfera di polveri ultrasottili contenenti sostanze tossiche che si accumulano nella catena alimentare, e l’aumento vertiginoso di malattie cancerogene e danni al patrimonio genetico, in particolare nei bambini delle comunità che vivono nel raggio di venti chilometri da questi impianti. Sarebbe però una grande leggerezza ridurre la pericolosità degli inceneritori solo alle comunità che vivono in prossimità di inceneritori di rifiuti, essendo dimostrato che i venti favoriscono la diffusione di queste particelle ultrasottili a centinaia di chilometri di distanza dagli impianti stessi, trasportando molecole di diossine e metalli pesanti, particolarmente dannose per la salute umana. Sono queste le ragioni che ci hanno spinto a ricorrere contro il decreto attuativo dell’articolo in questione e a perseverare in questa battaglia legale fino all’ordinanza del TAR del Lazio del 24 aprile che, finalmente, ha riconosciuto la validità delle nostre istanze consegnando a noi, e alla cittadinanza tutta, una grande vittoria».
UNA VITTORIA DAL BASSO, UN PASSO AVANTI VERSO IL FUTURO
«Il 24 aprile 2018 il TAR del Lazio ha pubblicato l’ordinanza in merito al nostro ricorso, col quale avevamo impugnato il decreto attuativo dell'art. 35 del decreto Sblocca Italia, sollevando due questioni pregiudiziali alla Corte di Lussemburgo e, di fatto, riconoscendo le nostre ragioni in merito al mancato rispetto della corretta gerarchia dei rifiuti e alla mancata effettuazione della VAS . Ora manca solo l’ultimo passo, vincere il ricorso alla Corte di Lussemburgo - proseguono dal Movimento - Un passo che può davvero rappresentare un grande momento per il prosieguo del passaggio verso un’economia circolare, una vittoria che oltre ad un grande valore simbolico porterebbe con sé un impatto enorme dal punto di vista giuridico per la sua immediata applicazione in tutti i Paesi europei , aspetto fondamentale in termini di legittimazione e orientamento delle politiche dei governi in questa direzione, come ci spiega il nostro legale, l’avvocato Antonello Ciervo».
PERCHÈ IL CROWDFUNDING
«Quest’ultima battaglia comporta costi economici non indifferenti, sia in termini di spese legali che di risorse necessarie per garantire forza e visibilità alla nostra azione. È un aspetto fondamentale: coinvolgere sempre più persone, mettere in rete sempre più realtà, contribuire allo sviluppo di un'opinione pubblica consapevole ed informata, significa acquisire un peso e una forza maggiore per sostenere ciò che è giusto. Nel corso degli anni abbiamo raggiunto grandi obiettivi , siamo riusciti a creare e a consolidare ampie reti che si battono a tutela dell'ambiente e della salute, con l'obiettivo di un passaggio ad un diverso modello di sviluppo. Ora però l'obiettivo a portata di mano è molto più grande . Con la vittoria presso la Corte di Giustizia Europea la possibilità di un cambiamento reale è vicina, una sentenza favorevole infatti avrebbe carattere vincolante per tutti i paesi membri dell'Ue. Questo grande obiettivo però necessita di forze e risorse maggiori. Per questo la tua donazione è importante. La vittoria al TAR del Lazio ha creato un momento favorevole che abbiamo assolutamente il dovere di cogliere. Oggi anche tu hai la possibilità di schierarti al nostro fianco! Il tuo aiuto ci permetterà di affrontare le spese legali necessarie per sostenere il ricorso in Europa e di informare e sensibilizzare più persone possibile, così da avere sempre più forza nel rivendicare il nostro diritto ad una società più equa e sostenibile. NEXT STEP EUROPE! PER UNA VERA ECONOMIA CIRCOLARE».
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