L’iniziativa senz’altro lodevole dello sciopero dei consumi dall'11 dicembre al 1° gennaio lanciata dagli Studenti no green pass colpisce nel segno perché essendo tutto dipendente dall’economia è lì che si deve agire. Quello che consigliano di fare i promotori dello sciopero cioè comprare dai produttori locali o nei gruppi di acquisto collettivo e non nella grossa distribuzione, astenersi dai regali di natale se non quelli autoprodotti, pagare in contanti, non consumare in luoghi che chiedono il green pass, sono gesti che possono avere il loro valore. Ma se poi i soldi che si hanno, li si lasciano nelle banche, assicurazioni o fondi di investimento niente affatto etici che sostengono questo sistema marcio, se i lavori che si fanno sono inutili o dannosi per se, per gli altri e l’ambiente, se si vive in luoghi malsani dove si è dipendenti da tutto, ciò che si fa con queste iniziative come lo sciopero dei consumi rischia di essere di cortissimo respiro, risulta assai poco incisivo perché non c’è un progetto di società dietro, solo una timida protesta che va nella direzione giusta ma sempre timida è. Proprio perché non c’è un progetto di società e quindi ancora meno una concretezza di come costruirla questa società, atti di questo tipo per quanto siano di valore anche altamente simbolico, lasciano il tempo che trovano.
Se invece le persone, i giovani che vogliono veramente cambiare usano le loro forze, le loro competenze, il loro valore, le loro conoscenze per costruire una società con parametri completamente diversi da quelli a cui si è fatto riferimento fino a ieri, ecco allora che un cambiamento tangibile è possibile ottenerlo, anche perché non è più solo un cambiamento che si chiede a governi e governanti che tanto non lo attueranno mai, bensì un cambiamento che ci coinvolge direttamente. A quel punto non consumare presso i centri commerciali, rivolgersi ai piccoli produttori locali e ai Gruppi di acquisto collettivo, pagare in contanti o creare monete complementari non diventano episodi ma atti quotidiani di un modo diverso di vivere dalla a alla zeta. Fino a quando non si farà questo passaggio che impegna in prima persona e che diventa la nostra vita, le azioni simboliche estemporanee avranno ben poco impatto sulla realtà.
Abbiamo visto le proteste dei giovani per la protezione del clima: fiumi di persone che si sono limitate a sfilare nelle piazze, avere il proprio momento di celebrità, chiedere ai politici quello che non faranno mai e poi ritornarsene a casa con la coda tra le gambe fino alla manifestazione successiva o al successivo asfittico flash mob, buono per qualche ripresa televisiva e l’articoletto sul giornale locale. Non è certo in questo modo che si costruiscono cambiamenti seri, concreti, efficaci e duraturi.
Quindi, giovani o non giovani, si cerchi fin da ora di fare dei lavori che tutelino gli altri e l’ambiente, si creino ovunque strutture e luoghi autosufficienti dal punto di vista alimentare ed energetico, si ricreino i legami comunitari basati sulla conoscenza diretta e fiducia reciproca, il supporto, lo scambio, la solidarietà. Si insegni a bambini e ragazzi la vera cultura fatta di anche conoscenza della terra, saggezza e sviluppo delle proprie capacità, non vuote nozioni da apprendere costretti immobili e murati vivi in qualche edificio fatiscente e malsano. C’è molto da fare e tutto interessante e avvincente, ridursi a uno sciopero simbolico ogni tanto per poi fare tutto come sempre non porterà lontano e sarà presto digerito da un potere in grado di fagocitare qualsiasi protesta abbia poco spessore.
QUI per saperne di più sullo sciopero dei consumi
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LETTURE UTILI
Dato che in futuro la situazione si aggraverà sempre di più, è necessario agire qui e ora, con le forze proprie e altrui disponibili a un reale cambiamento. Le coordinate per agire le potete trovare nel libro L’Italia verso le emissioni zer0, per invertire finalmente la rotta di un paese che se ci fosse un premio Nobel per la stupidità e autolesionismo energetico lo vincerebbe a mani basse.