di
Luzia Janett
29-08-2012
“Ho deciso di andare a provare questa 'scuola dell’amore'. Il tempo sembra favorevole; nel caldo d’estate siamo più pigri e studiare fa fatica”.
Il filosofo cinese Meng Yi (3° secolo - 210 a. C.) disse: “L’uomo, al quale il cielo ha assegnato un importante compito, nella vita dovrà anche soffrire.” - “Senza sofferenza non si sviluppano caratteri buoni,” osservò Ernst von Feuchtersleben 1806-49 (Dietetica dell’anima).
Metodi educativi violenti, come 'soffrire rafforza' e teoremi simili non mi hanno mai convinta. Minaccio il mio cane: “Se non sali in macchina subito, tornerò a casa senza di te”. I suoi occhi maliziosi sembrano parlare un’altra lingua: “Lancia la palla un’altra volta, ho tanta voglia di correre ancora.” Giocando convinco il cane a salire in macchina.
“Oggi pulisco la mia macchina!” potrebbe essere una decisione che mi farà soffrire, però non è così perché mi piace la macchina pulita e il profumo di freschezza. Non mi dispiace lavorare anche se sarebbe più comodo sdraiarsi sulla poltrona.
Ho seguito per lungo tempo la scuola della sapienza, ho sofferto tanto. Ancora oggi mi lascio sedurre da Google ed internet: mi basta cliccare su un link e trovo milioni di informazioni. Non trovo solamente sapienza, trovo anche dati che mettono in discussione i dati che ho trovato prima. Librerie intere, libri mai tradotti fino ad oggi, testi di vecchi saggi che sembravano perduti appaiono sullo schermo del computer. Appena trovo un nuovo campo della sapienza mi perdo di nuovo in un oceano.
Ho conosciuto tante persone con il desiderio di sapere di più del nostro mondo. Abbiamo scambiato libri, link ed informazioni su seminari e professori che potrebbero essere utili per nelle nostre ricerche. Ho cercato, letto, pensato; ho discusso con tanta gente (che sia frustrata, arrabbiata o contenta) però non ho trovato quello che cercavo.
“Usiamo solamente una piccola parte del nostro cervello e della nostra conoscenza”, famose parole di Einstein. Più dati memorizzo nel mio cervello, più complessi diventavano i miei modelli di pensiero però divento più infelice. Una parte di me rimarrà inattiva. Non ho ancora provato tutto: “Camminare sul fuoco” e “parlare con gli angeli” sono esperienze che non mi hanno mai interessata.
“Ci sono - come dissero nei tempi antichi - tre scuole:
La 'scuola dell’amore' è quella più veloce.
La 'scuola della sapienza' richiede molto impegno.
E chi non ha ancora imparato con una di queste due imparerà con la 'scuola della sofferenza. (Logos, Ganga Verlag)
Non è la prima volta che leggo parole simili, dato che ho fatto la scuola della sapienza.
Leggo il rapporto di una persona che ha fatto esperienze ai confini della morte: Anita, la protagonista, si sentiva non solamente collegata a tutte le persone ma anche a tutte le cose intorno a lei. Aveva una coscienza molto ampia e complessa, la quale è difficile da descrivere. Si sentiva amata da tutti ed amava tutti. Era uno stato di essere molto più piacevole di quello che ha conosciuto fin adesso.
Perché sono bloccata quando penso ad osare di vivere questo 'amore', questo sentimento di essere collegata a tutto? Forse ho paura che qualcuno mi potrebbe minacciare e io non potrei difendermi perché sono diventata troppo delicata? O perché credo che il mondo sia 'bianco o nero' e l’immagine che tutti 'sono buoni' ci porterà alla miseria?
Il mio cervello, che vuole sempre capire e sapere, ha tanto da elaborare!
Ma ho deciso di andare a provare questa 'scuola dell’amore'. Il tempo sembra favorevole; nel caldo d’estate siamo più pigri e studiare fa fatica.
Khalil Gibran: “La fiducia è un oasi del cuore che la carovana del ragionamento non raggiungerà mai”.
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