Lui si chiama Franco Ferrario, è papà di un bambino di cui racconta un'esperienza che lo ha indotto ad agire e ad avviare una raccolta firme, "La scuola ripudia la guerra", con la quale chiede al Ministero di promuovere percorsi didattici di educazione alla pace e non permettere gite scolastiche in caserme dove si mostra ai bambini come sparare.
«Perché è proprio questo che è successo a mio figlio - spiega Ferrario - una vicenda che ha dell'incredibile, per un Paese che afferma di ripudiarela guerra!».
«Alla scuola frequentata da mio figlio è stata organizzata una visita presso una caserma - spiega Ferrario - e ai bambini è stata consegnata un'arma ad aria compressa con la quale cimentarsi nel "tiro al bersaglio", così è stato definito nei documenti ufficiali dell'Istituto e così è stato confermato con risposta scritta all'interrogazione parlamentare presentata. Questa attività, a margine di altre organizzate a carattere ludico-sportivo-militare e della mostra statica di mezzi e materiali dell'Esercito, era disponibile a titolo volontario e, per i minori di età, previa autorizzazione dei genitori».
«Quale può mai essere l'obiettivo didattico di una cosa simile? Quale la valenza pedagogica? - si chiede ancora Ferrario nella petizione - Ai piccoli coinvolti in tale esperienza risulterà quasi impossibile comprendere che l'uso delle armi non è un bel gioco. Forse è urgente porre un freno, prima che anche nel nostro Paese abbiano a verificarsi episodi tragici come quelli che sempre più frequentemente vengono presentati dagli organi di informazione. Forse è utile che attraverso i mezzi normativi più opportuni - siano promossi percorsi didattici capaci di educare seriamente e concretamente alla Pace ed alla risoluzione nonviolenta dei conflitti e, di pari passo, vengano condannate esplicitamente tutte le iniziativa che abbiano a coinvolgere alunni della scuola (anche primaria) nell'esaltazione e nell'uso delle armi».
Franco Ferrario lancia quindi il suo appello, già raccolto da molti cittadini italiani.