Il 25 gennaio scorso, a Roma, è stato sgomberato dalle forze dell'ordine Scup-Sport e cultura popolare, lo spazio occupato di via Nola 5 (a San Giovanni), "una delle più grandi speculazioni edilizie nel centro della Capitale fermata da cittadini, giovani precarie e precari, famiglie e associazioni del quartiere. Ora l'occupazione continua in via Monza 19, e sul web parte la petizione per chiedere alle istituzioni di restituire Scup al quartiere.
Il 25 gennaio scorso, a Roma, è stato sgomberato dalle forze dell'ordine Scup-Sport e cultura popolare, lo spazio occupato di via Nola 5 (a San Giovanni), "una delle più grandi speculazioni edilizie nel centro della Capitale - spiega in una nota il Laboratorio Urbano Reset - fermata da cittadini, giovani precarie e precari, famiglie e associazioni del quartiere. Oltre ottanta persone coinvolte attivamente fino ad oggi nell’autoproduzione, il volontariato, l’autogestione. Uno spazio di proprietà del demanio, svenduto a una società di comodo e abbandonato per molti anni, tornato a vivere e diventato SUP (Sport e cultura popolare), cioè una palestra e un’accademia di capoeira, ma anche un’osteria, una biblioteca, una scuola popolare, corsi di lingua, uno spazio bimbi, uno sportello di consulto psicologico, una web radio".
L’incontro con il Laboratorio Urbano Reset (Riconversione per un’Economia Solidale, Ecologica e Territoriale) - promosso da Ass. A Sud, Ass. La Strada, Ass. Nuova Bauhaus, Ass. Reorient, Ass. Solidarius, Energetica soc. coop., FairWatch, Occhio del Riciclone, TERRE coop., Laboratorio Itinerante della decrescita e nato dallo sgombero della Città dell’Altra Economia all’ex mattatoio, trasformata da cantiere di alternative a supermercato della green economy - nel dicembre scorso, porta in questo spazio l’altra economia solidale e popolare. Nasce così, nel dicembre scorso, EcoSolPop, un’esperienza di mercato-non mercato mensile ecologico, solidale e popolare che coinvolge oltre sessanta artigiani e produttori, oltre 15 organizzazioni e cooperative, promuove il riuso, il riciclo, lo scambio.
"Ma l’altra economia, quando è vera, alternativa, soggettività economica, concreta opportunità di reddito per tante e tanti, dà più fastidio dell’abbandono e del degrado" dice ancora Reset. E così il 25 gennaio è partito lo sgombero che realtà come il Laboratorio Reset e le altre organizzazioni promotrici hanno condannato come "atto sconsiderato e violento di un’amministrazione che continua a colpire le esperienze migliori di autogestione e autoproduzione non asservite ai potentati politici ed economici della città".
"Chiamiamo la politica cittadina, impegnata a promettere cambiamenti e novità in vista delle prossime elezioni, a dimostrare la propria volontà di cambiamento in concreto, a partire dalla difesa di un’esperienza come questa di economia e cultura popolare in città, tanto emblematica del cambiamento di passo e di stile di cui la città ha bisogno" ha scritto il laboratorio in una nota. Poi sul web è partita la petizione per "chiedere alle istituzioni competenti di intervenire con tutti i mezzi possibili per restituire Scup al quartiere e a chi ha duramente lavorato per renderlo ciò che è, per far si che il progetto Scup possa continuare a crescere e a creare risorse per il quartiere e la città".
Ora, Scup non si ferma, e continua ad esistere nel nuovo spazio occupato di via Monza 19. Una risposta concreta e politica.
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Fonti: Laboratorio Reset, A Sud, Comune.info, Scup,