“La nostra energia, il coraggio, la crescita, la fiducia con cui concepiamo noi stessi e il mondo, sono frutto di un occhio che ci illumina e ci permette di uscire dal buio, oppure no”.
Veniamo al mondo sotto gli occhi della madre. Ed è lo sguardo della madre che per primo ci riflette. Nel suo sguardo riconosciamo la nostra esistenza. Il suo sorriso di approvazione - per il solo fatto di essere al mondo - è il primo atto ad accoglierci e istruirci. Crescendo incontriamo altri sguardi: quello dei maestri, degli amici, degli amanti, dei colleghi. Poi ci sono sguardi più sfuggenti e precari: quelli del vicino di casa, della signora in fila alla cassa, del parcheggiatore.
E c’è anche uno sguardo ‘inumano’, come quello della televisione, che sembra stare lì a farsi guardare ma in realtà è lei a fissarci (a tenerci fissi): con la sua presenza e continuità ci ricorda o ci conferma che siamo in vita, se non proprio vivi. Per questo, forse, tante persone la lasciano accesa tutto il giorno anche se ‘non la guardano’; quella compagnia che fa, appunto, con cui si giustifica il suo sottofondo, è proprio il permanere dello sguardo che ci conforta di esistere. Finchè qualcuno o qualcosa la guarda, la nostra realtà non è in discussione.
Persino l’occhio di Dio è lì per lo stesso motivo, che ci si creda o meno. La sua onnipresenza, il suo sguardo posato sulle creature, è come una tenda che protegge dall’incertezza e dall’angoscia del nulla. E pensate agli invidiosi, che torcono gli sguardi contro il prossimo, credendolo più fortunato, più felice, benvisto, e con lo sguardo opposto cercano di sottrargli quella fortuna, quella felicità, quel bene. Gli attori lo sanno, che nemmeno la più precisa e perfetta delle prove potrà mai garantire il debutto e ogni replica, perché tutto cambia quando c’è il pubblico in sala, con centinaia di occhi come un unico gigantesco riflettore a trasformare l’esito e la qualità della messa in scena.
Ci dice la meccanica quantistica che lo sguardo dell’osservatore, il gesto dell’osservazione, condiziona il comportamento delle particelle, modifica la loro natura. Dunque dipendiamo dallo sguardo dell’altro, dalla maniera in cui ci vede, da quel che vede in noi quando ci guarda. La nostra energia, il coraggio, la crescita, la fiducia con cui concepiamo noi stessi e il mondo, sono frutto di un occhio che ci illumina e ci permette di uscire dal buio, oppure no.
È un enorme potere, cioè una immensa possibilità, quella che ci appartiene, reciprocamente, di aiutare l’invisibile ad esistere, di lasciare che ogni persona e ogni essere riesca a sentirsi - libero di evolversi -, a sviluppare le proprie ricchezze, a giocare le sue carte, che sono poi anche nostre: è forse questo il modo più certo di ‘prevedere’ il futuro.