di
Andrea Degl'Innocenti
01-06-2011
La Cassazione ha deciso: respinte le istanze del Governo che sperava con il decreto Omnibus di annullare il quesito sul nucleare, il referendum si farà. Esultano i comitati promotori. Dopo il buon esito delle elezioni amministrative ecco un altro segnale di risveglio, in attesa di un fiume di firme che il 12 e 13 giugno apra definitivamente la strada ad un nuovo periodo.
Una sentenza che spazza via le velleità del Governo e fa esultare cittadini e comitati referendari. Intorno alle 12 di questa mattina la Cassazione ha deciso che il referendum sul nucleare si farà. Cambierà il quesito, andranno sostituite le schede, ma resterà intatto il suo valore: i cittadini potranno esprimere la loro opinione vincolante sulla reintroduzione di centrali nucleare nel nostro paese.
Viene così vanificato il tentativo della maggioranza di impedire l'espressione popolare inserendo nel decreto Omnibus una sorta di moratoria mascherata: un articolo che da un lato annullava il ritorno all'atomo italiano, dall'altro faceva intendere che il nucleare lo si sarebbe fatto comunque, ma uno o due anni più tardi.
Il decreto Omnibus, così modificato, era stato approvato - con tanto di fiducia - dal parlamento e convertito in legge sabato scorso da Napolitano. La Cassazione è stata chiamata a deliberare se le norme in esso contenute sostituivano del tutto il quesito referendario e dunque lo rendevano nullo.
L'interpretazione della Corte di Cassazione ha tenuto conto della differenza fra i principi ispiratori del governo e quelli del comitato referendario. Mentre nell'idea dei referendari il nucleare va bandito per sempre come fonte di energia, la mossa del governo era volta più che altro ad inficiare il referendum, per poter poi reintrodurre l'atomo non appena fosse svanito l'impatto emotivo della tragedia di Fukushima – come del resto ammesso dallo stesso Berlusconi in una conferenza con Sarkozy il 26 aprile scorso.
Il quesito sul nucleare dunque, non si applicherà più alla precedente legge, ma alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare, ovvero ai commi 1 e 5 dell'articolo 8 del decreto Omnibus. Resta da capire come sostituire in così breve tempo tutte le schede, che andrebbero ristampate con il nuovo quesito – sembra comunque che i tempi tecnici per l'operazione ci siano – e come fare con gli italiani all'estero, che nel frattempo hanno già votato sulle vecchie schede.
Sono comunque dettagli d'importanza relativamente bassa. Ciò che conta è che adesso non ci sono più scuse. C'è un quorum da raggiungere: 27 milioni di persone, il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Sono tanti, ma i segnali positivi ci sono tutti perché si possa superare anche questo ostacolo.
Ne sono consapevoli i ragazzi di 'ipazzisietevoi.org', da giorni asserragliati in un rifugio a prova di radiazioni, che vivono come se fosse avvenuto un incidente in una centrale nucleare. "Finalmente - dicono - la nostra generazione ha la possibilità di farsi sentire: una volta tanto il governo non è riuscito a rubarci il diritto di esprimerci".
Esultano anche i comitati referendari. Il Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’ esalta la decisione della Corte, che “ha arginato i trucchi e gli ipocriti ‘arrivederci’ al nucleare e ha ricondotto la questione nell’alveo delle regole istituzionali, contro l’inaccettabile tentato scippo di democrazia”, mentre il Comitato promotore '2 Sì per l'Acqua Bene Comune' lancia un "tutti alle urne!" per il 12 e 13 giugno.
Dopo i segnali positivi arrivati dalle elezioni amministrative che fanno sperare in una svolta politica e civile, i referendum che si terranno fra dieci giorni non possono che rinforzare questa spinta al cambiamento. Indicando una direzione ben precisa: quella delle energie pulite, dei beni comuni sottratti al mercato, della legalità. Non serve molto per cambiare, basta volerlo.
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