di
Andrea Marciani
27-07-2012
Siccità e crisi economica: la ricetta degli amministratori per far fronte ai problemi del momento è la stessa. In entrambi i casi, infatti, “la soluzione che ci si prospetta poggia esclusivamente sulle spalle dei cittadini meno abbienti, chiamati a fare sacrifici nel nome di beni sempre meno comuni”.
La siccità imperversa in Toscana e in tutta l'Italia centro-meridionale e, come ormai ogni estate, i nostri amministratori fanno a gara per invitare i cittadini ad un uso morigerato della risorsa idrica.
Qui interviene il Presidente Ceroni dell'Acquedotto del Fiora e a questo link l'assessore all'Ambiente Anna Rita Bramerini, entrambi impegnati a sottolineare i generosi interventi in soccorso alle popolazioni assetate e a consigliare parsimonia nell'uso del prezioso bene comune.
Senza nulla togliere alla sensatezza di questi inviti, ci sembra che questo approccio al problema della siccità ricordi molto da vicino quell'altra 'siccità' economica con cui è alle prese il governo dei banchieri di Monti: anche in quel caso di fronte alla crisi dei mutui subprime e all'indebitamento degli Stati sovrani praticato negli ultimi 30 anni di governi 'cicala' e pilotato dalle grandi banche mondiali d'investimento, la soluzione che ci si prospetta poggia esclusivamente sulle spalle dei cittadini meno abbienti, chiamati a fare sacrifici nel nome di beni sempre meno 'comuni'.
Anche lì si omette però di chiederne conto a chi di questa 'siccità' porta le maggiori responsabilità.
Per tornare a parlare di acqua, innanzitutto ricordiamo le pesanti responsabilità della classe politica toscana sull'inquinamento prodotto negli scorsi decenni dall'industria, che ha distrutto le tradizionali fonti potabili delle colline metallifere e della piana di Scarlino e Follonica (un intreccio di omissioni e connivenze tra politica ed imprenditoria, molto ben descritto nel recente libro di Roberto Barocci Arsenico e scellerati progetti)
Inoltre portiamo ad esempio alcuni ambiti in cui, con un po' di buon senso, saremmo ancora in tempo a tutelare la preziosa risorsa senza intaccare i fondi regionali o senza costringere i cittadini a lavarsi a giorni alterni.
Geotermia: Il 18 luglio scorso nella sede della VIA della Regione Toscana, alcuni rappresentanti di comitati amiatini hanno tentato di osteggiare l'avvio dei lavori della centrale geotermica di Bagnore 4 in un vivace contraddittorio con l'Enel. Le centrali geotermiche esistenti, ed in particolare quella di Bagnore 3, nel corso degli ultimi anni hanno contribuito allo sprofondamento dell’acquifero potabile di oltre 200 metri.
Anche i redattori dell’ultimo studio modello Mobidic con il quale si indagava la dinamica, ossia le oscillazioni della superficie dell’acquifero, nelle loro conclusioni dicono che queste non possono dipendere soltanto dalle fluttuazioni climatiche, “ma che possa potenzialmente giocare un ruolo anche una fluttuazione della pressione inferiore” (lo sgonfiamento dei cuscini geotermici).
Biomasse: L'avvento di numerosi impianti industriali a biomassa ha rilanciato in tutta la provincia di Grosseto la produzione di mais, chiunque può costatarlo in questi giorni percorrendo le pianure costiere della provincia, dove i grandi irrigatori pompano giorno e notte acqua da falde già molto compromesse dal fenomeno della salinizzazione.
Golf: Nella località 'Pianetti' di Manciano, le Terme di Saturnia SPA hanno recentemente acquistato i diritti di sfruttamento di un ricco pozzo artesiano per irrigare il campo da golf di 18 buche appena ultimato e, per una singolare coincidenza, quest'estate la maggior parte dei pozzi circostanti, destinati alla colture ortive, sono andati in secca. Bisogna tenere presente che si tratta di una zona nota per la ricchezza del suo acquifero, dove, a memoria d'uomo, non si era mai registrato il caso di una falda prosciugata.
Tra i destinatari degli inviti ad un consumo responsabile, i nostri amministratori farebbero bene ad includere in primo luogo se stessi.
Facciano qualcosa di sensato anche loro, fermando la pazza corsa all'energia mal incentivata, che in una provincia che produce già, da rinnovabile, il 150% del suo fabbisogno elettrico, non trova altra giustificazione se non quella del profitto dei pochi ed il danno dei molti, (lunghissima è la lista, nel caso della geotermia, delle possibili controindicazioni di ordine idrogeologico, economico-turistico e sanitario) e ponendo un argine all'incongruo proliferare di campi da golf, capriccioso trastullo d'un esiguo manipolo di ricchi utenti che nel pretendere prati verdi d'altri climi e latitudini, non si preoccupano di mettere in crisi consolidate economie agricole nostrane.
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