La sezione regionale Sicilia del WWF Italia denuncia e protesta contro l'ultimo decreto firmato in data 07 gennaio dall'Assessore regionale all'Agricoltura Elio D'Antrassi, con cui si autorizza di nuovo la caccia nei "Pantani della Sicilia sud orientale", raggirando la sentenza del T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) e le decisioni amministrative del Consiglio di Giustizia Amministrativa.
L'Assessore D'Antrassi, con un precedente decreto firmato il 13 dicembre e subito revocato, aveva già provato ad autorizzare la caccia seppur 'controllata' nei pantani dei comuni di Ispica (RG), Noto (SR), Pachino (SR) e Portopalo di Capo Passero (SR).
I pantani, nel primo giorno di caccia dopo il decreto, furono presi d'assalto e invasi da un centinaio di cacciatori che nel giro di poche ore con le loro doppiette commisero una vera e propria strage di uccelli e incentivarono la fuga dei fenicotteri rosa che avevano iniziato a nidificare in Sicilia e di altre specie.
Queste aree, infatti, sono il rifugio ideale per molte specie rare, come il Pollo sultano che negli anni cinquanta era estinto in Sicilia ed era stato reintrodotto con successo dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) in collaborazione con la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), dell'Anatra marmorizzata, una specie rarissima, classificata dal BridLife International nella categoria 'SPEC 1' (specie minacciate in via di estinzione a livello globale) che aveva ricominciato a frequentare l'area, confermando la propria eccezionale presenza ogni anno dal 2006.
I pantani di questi comuni sono assolutamente luoghi da proteggere per tutelare l'avifauna nel corso delle migrazioni primaverili e autunnali, per lo svernamento e la nidificazione di tante specie di uccelli a rischio estinzione. Sono aree individuate e riconosciute come ZPS (Zona di Protezione Speciale) ai sensi della Direttiva europea 'Uccelli', SIC (Sito di Importanza Comunitaria) ai sensi della Direttiva europea 'Habitat', IBA (Important Bird Areas) dal Ministero dell'Ambiente e dall'Unione Europea.
All'insorgere di numerose proteste del mondo scientifico e naturalistico, nonché del mondo animalista e ambientalista, l'Assessore revocò immediatamente il decreto che subito dopo fu sospeso dal T.A.R. perché ritenuto illegittimo; la regione Sicilia ricevette un duro documento emesso dall'ISPRA, nel quale si precisava che "la caccia agli uccelli acquatici in corrispondenza dei pantani di Pachino è incompatibile con le esigenze di conservazione dell'avifauna acquatica e in particolare delle specie prioritarie per le quali questi biotopi sono stati inseriti all'interno della rete Natura 2000", ritenendo opportuno e necessario "il divieto di caccia per tutta la durata della stagione venatoria e per le future stagioni".
Le specie a rischio estinzione ovviamente non cacciabili sono disturbate dai rumori emessi dai fucili per cui costrette ad allontanarsi dai siti; inoltre, è constatato che spesso proprio le specie rare sono le più desiderate dai bracconieri o sono purtroppo 'errore' di caccia dei cacciatori meno 'etici' ed esperti.
L'atto del primo tentativo dell'Assessore di consentire la caccia (13 dicembre) è anteriore alle ordinanze del T.A.R. Sicilia nr. 1111/10 e 1117/10 del 14 dicembre, con le quali il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo sospese qualsiasi forma di attività venatoria, quindi non fu possibile agire giuridicamente. Le citate ordinanze del T.A.R., in quanto provvedimenti dell'Autorità giudiziaria, sono immediatamente esecutive; pertanto la caccia è da ritenersi illecita in quelle aree e i cacciatori sono perseguibili penalmente esattamente dal 14 dicembre 2010.
A distanza di un mese dal primo decreto, l'Assessore Elio D'Antrassi ci riprova firmando in data 07 gennaio 2011 un secondo decreto che di nuovo apre i battenti alla caccia, non prendendo assolutamente in considerazione le decisioni del T.A.R. e sfidando con il suo atteggiamento sfrontato tutte le norme europee.
Il decreto autorizza i cacciatori residenti nei Comuni di Noto, Pachino, Porto Palo di Capo Passero, Ispica a praticare l'attività venatoria anche nelle aree SIC e ZPS, limitatamente ai giorni di domenica e mercoledì fino al 19 gennaio 2011, da un'ora prima del sorgere del sole fino alle ore 15.30 (ora solare).
Il provvedimento, inoltre, vieta la caccia alla Moretta e l'utilizzo dei pallini di piombo all'interno delle zone umide e nel raggio di 200 metri dalle rive più esterne dei pantani (per evitare l'inquinamento delle acque e di conseguenza danni agli uccelli per ingestione).
Altro divieto imposto nel decreto per eludere la direttiva europea 'Habitat' è "il prelievo di rami e frasche appartenenti alla vegetazione ripariale, per la realizzazione degli appostamenti temporanei, con obbligo dell'eliminazione a fine giornata degli appostamenti occasionali realizzati"; il passaggio e lo stazionamento di un centinaio di cacciatori crea notevoli danni all'ambiente palustre che la direttiva stessa impone di tutelare. Realizzare capanni di caccia anche momentanei comporta necessariamente il taglio della vegetazione protetta e quindi un degrado di tipo paesaggistico.
"A causa di questa gravissima decisione, è prevedibile già nelle prime ore delle prossime giornate un'autentica strage di anatre e l'abbattimento di centinaia di altri uccelli acquatici", dichiarano Pier Francesco Rizza, presidente regionale del WWF Sicilia, ed Ennio Bonfanti, referente regionale del WWF sulla caccia.
"Ci risulta difficile - hanno inoltre dichiarato i due esponenti - immaginare decine di carabinieri e poliziotti che, armati di stivaloni di gomma, si aggirino fra i canneti dei pantani controllando che i cacciatori usino pallini di acciaio anziché i meno costosi in piombo e che siano poi tutti residenti in uno dei comuni del siracusano per i quali è autorizzata questa caccia". "Limitazioni, queste, - concludono Rizza e Bonfanti - introdotte dall'Assessore al solo maldestro scopo di rendere 'presentabile' un decreto vergognoso e naturicida".
Per tali motivi il WWF Sicilia sollecita la Regione ad emettere immediatamente apposite direttive agli organi di vigilanza e alle associazioni Pro-caccia per garantire che il divieto all'attività venatoria deciso dal Tribunale amministrativo venga assolutamente applicato. Inoltre, si riserva di denunciare ogni singolo caso di illecito esercizio della caccia di cui venga a conoscenza. Le proprie Guardie giurate volontarie in questo periodo si impegneranno ad intensificare i controlli per monitorare tutta l'area.
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