Simonetta Bitasi, mantovana, ha trasformato la sua passione per i libri e la lettura in una vera e propria professione e adesso, oltre a leggere tantissimo, frequenta fiere e manifestazioni alla ricerca delle novità, incontra i nuovi editori, raggruppa le persone appassionate intorno ai libri da leggere e poi discutere, organizza percorsi di formazione per il personale di biblioteche e centri culturali, porta la letteratura fuori dalle librerie, nei circoli, nelle case private e persino nei bar. Per moltissimi, giovani e meno giovani, che rinunciano in partenza a pensare di dare uno sbocco concreto ai propri sogni e alle proprie passioni pensando che sia impossibile realizzare ciò che piace, Simonetta è un modello da imitare. “Sono l'esempio, dice, che un lavoro si può riuscire a farselo su misura proprio come gli abiti che cuciva mio padre”.
Che cosa fa un lettore ambulante esattamente?
Il mio lavoro è improntato alla lettura. Passo la maggior parte del mio tempo a leggere, frequento le biblioteche ma anche altri posti in cui mi chiamano per parlare di libri. Faccio progetti di lettura per le scuole e consulenze per gli acquisti per le biblioteche. Mi occupo di redigere gli elenchi dei libri in uscita, indicando il perché devono comprarli e per quali lettori sono adatti. Inoltro incontro moltissimi lettori. Nel mio lavoro è molto importante parlare di ciò che leggo e ascoltare i lettori. Questo lo faccio principalmente nei gruppi di lettura. Si tratta di gruppi in cui si legge da soli a casa e poi ci si incontra per parlare di cosa si è letto. Lavoro anche nelle case private e faccio incontri di lettura. Mi occupo, inoltre, di formazione. Scrivo, inoltre, di libri e lettura per la Gazzetta di Mantova, Diario, Liber e GQ Italia e sono consulente al programma del Festivalletteratura di Mantova.
Riesci a vivere di questo lavoro?
Assolutamente sì.
Quanto leggi?
Leggo molto. Una volta, usavo un giorno a settimana, il venerdì, per dedicarlo completamente alla lettura. Adesso posso dire di leggere in ogni momento libero. Di media leggo 4 romanzi a settimana. Il lavoro che mi porta via molto tempo, in realtà, è decidere cosa leggere; devo guardare tanti libri e decidere quali prendere in considerazione e quali scartare. Ormai, però, sono diventata molto veloce.
Usi le tecniche di lettura veloce?
Solo per selezionare quali libri leggere e quali no. Quando mi trovo a dover decidere in poche ore, ad esempio, cosa leggere e cosa scartare.
Come hai cominciato? Prima che cosa facevi?
Ho sempre avuto una grande passione per la lettura fin da piccola anche se in casa non c'erano libri. Ho un talento naturale, una grande capacità di lettura e una notevole memoria per i libri che leggo. Ho fatto l'università a Bologna e fin da lì la cosa mi interessava. Poi ho iniziato a lavorare part time in una libreria e ho capito che quello che mi piaceva davvero fare era leggere e parlare di libri. Quando ho potuto, quindi, ho deciso di provare a fare questo lavoro. Ho sempre frequentato molto le biblioteche ed ho sempre sentito un grande debito di riconoscenza in questo senso. Soprattutto le piccole biblioteche di quartiere. E' una professionalità che mi sono, in qualche modo, costruita. Ho fatto anche dei corsi poi successivamente.
Prima di te non esisteva la figura di lettore ambulante o che fornisse il servizio che offri tu?
Non esisteva una persona esterna ma esistevano i bibliotecari che una volta, oltre a tutta la gestione della biblioteca, facevano esattamente quello che faccio io: leggere. Avevano il tempo per farlo. Ma la categoria è molto bistrattata e a livello burocratico, poi, non esiste neppure la qualifica precisa di bibliotecario. Esistono anche adesso dei bravissimi bibliotecari e molti entrano nelle biblioteche grazie alle cooperative. Una volta il bibliotecario aveva maggiore occasione di leggere e di confrontarsi con i colleghi. In Spagna ad esempio esiste il bibliotecario lettore che fa questo lavoro all'interno delle biblioteche. Quando cominciai a fare questo lavoro mi ricordo che un responsabile amministrativo mi fece notare quanto fosse assurdo rivolgersi a degli esterni che leggessero ma è una realtà.
Quali sono gli obiettivi del tuo lavoro?
Dare ai lettori una vera possibilità di scelta. In questo le biblioteche giocano un ruolo importantissimo. Un libro in biblioteca lo si trova anche se esce fuori catalogo, anche se l'editore fallisce. Sto male al pensiero di tanti editori bravissimi che non esistono più ma i libri nelle biblioteche ci sono e possono ancora essere letti.
Come funzionano i gruppi di lettura e come si svolge il tuo lavoro in questo senso?
Ce ne sono circa 70 in questo momento. Seguo a distanza i bibliotecari che li gestiscono, segnalo i libri alle biblioteche che vanno bene per i gruppi. Ce ne sono anche nelle librerie o negli ospedali. Ci si ritrova una volta al mese a parlare del libro letto ma anche di altri libri.
Chi partecipa a questi gruppi?
Donne per la maggior parte anche se ci sono dei gruppi a maggioranza maschile. Sono abbastanza eterogenei dal punto di vista dell'età.
A dover leggere tanti libri per lavoro non c'è il rischio che si perda il piacere della lettura?
Una difficoltà è proprio riuscire a leggere come una lettrice comune e non avere soltanto l'approccio del professionista. Personalmente riesco ancora a farlo e a godermi, se mi piacciono particolarmente, i libri che leggo. Perdere il piacere di leggere è, senz'altro, un rischio. Per questo motivo tendo a favorire maggiormente la mia attività di formazione. Le biblioteche mi chiamano, magari un paio di volte all'anno, per fare giornate di aggiornamento: parlare di nuovi libri, nuovi editori, nuove idee e strategie per avvicinare i lettori, organizzare laboratori e scambiarci idee.
Quanto costa un incontro con il lettore ambulante?
300 euro circa per un incontro con lettura, consigli, aneddoti. Per ogni incontro preparo bibliografie, schede e motivazioni di cui si può discutere. 500 euro, invece, per una giornata intera di formazione presso le biblioteche.
Ti è mai capitato che qualcuno ti abbia messo in difficoltà durante questi incontri?
Ho un'ottima memoria e mi capita difficilmente di dimenticare un libro che ho letto. E', comunque, impossibile aver letto tutto. Mi è capitato una volta che una bambina mi abbia consigliato un libro bellissimo di cui non avevo mai sentito parlare. Quell'indicazione mi arrivò da una bambina e quindi la tengo sempre presente, davanti ai miei occhi, se per caso dovessi iniziare a darmi delle arie. Sto scherzando naturalmente ma, certamente, è possibile non aver letto qualcosa di importante o bello. L'incontro con i lettori è bello anche per poter avere uno scambio in questo senso. Non sono molto diplomatica sui libri e qualche volta mi capita di non condividere impressioni o giudizi dei lettori e allora mi trovo un po' in difficoltà. Quando ad esempio i lettori esprimono un parere molto positivo per scrittori che trovo scadenti o disonesti faccio un po' fatica a trattenermi. Oppure quando i lettori osservano che nelle mie bibliografie ci sono pochi italiani. Questo è vero ma nella bibliografia mondiale l'Italia è piccolissima. Molti autori stranieri sono migliori rispetto agli italiani.
La tua famiglia come ha reagito?
La mia è una famiglia molto semplice ma aveva un grande senso della cultura anche se i miei non hanno potuto studiare. Mi hanno sempre sostenuto in questo senso. Mi hanno sempre lasciato la libertà di fare quello che volevo nonostante forse le aspettative dei miei insegnanti fossero diverse: una professione “vera” come la professoressa o l'avvocato. Sono sposata ma mio marito non ha mai letto in vita sua e siamo sposati, forse, da tanti anni, proprio per quello: devo ancora convincerlo!
Ci sono altre figure come la tua in Italia o all'estero?
Sicuramente sì. So che ci sono librai che fanno una cosa molto simile alla mia. C'è Chiara Trevisan che fa la lettrice vis à vis che fa qualcosa di più simile al teatro. Ci sono consulenti letterari per esempio nelle biblioteche spagnole e inglesi. Sono, però, realtà molto diverse. In Gran Bretagna il 70% delle persone è iscritto a una biblioteca, in Italia il 12%. Ci sono, inoltre, delle piccole biblioteche itineranti. Quelli che ne hanno fatto una vera attività di cui vivere, però, probabilmente non sono molti.
Quanti libri possiedi?
Non moltissimi. Ho una sorta di collezione di saggi di critica letteraria che non ho ancora letto completamente. Non ho un gran senso del possesso del libro. Dopo che li ho letti di solito li regalo. Non ho un archivio delle mie letture perché non sono una persona particolarmente precisa e ordinata. Adesso mio marito mi ha appena costruito un data base per archiviare le mie schede.
Quali sono gli aspetti positivi della lettura? E quelli negativi?
Quelli positivi sono senz'altro che è un'attività economica e accessibile a tutti e che puoi fare ovunque. Si può leggere in qualunque situazione, rimane un divertimento e una passione praticabile grazie alle biblioteche e quindi gratuitamente. Può essere anche un'attività sociale, contrariamente a quanto si crede, attraverso i gruppi di lettura. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, mi riferisco soprattutto ai lettori accaniti, c'è il rischio di tendere a vivere molto nei libri e con un contatto un po' più labile con la realtà. Mi capita, ad esempio di pensare a situazioni che credo mi siano successe nella realtà ma poi mi accorgo che le ho lette in un libro. La lettura ti fornisce un mondo parallelo in cui ci si può rifugiare. Ti dà la possibilità di vivere tante vite.
La lettura migliora le persone?
No, non lo penso affatto. Si sa che Hitler aveva un'ottima biblioteca ed era un buon lettore. Tutto dipende da quello che leggi. Non sono per quelle affermazioni del genere “leggere ti salva la vita” o “la lettura ti rende una persona migliore”.
C'è un libro che ti è piaciuto particolarmente o che salveresti tra tutti? Oppure un libro legato a qualche episodio particolare e di cui hai un ricordo che ti ha segnato?
Non ci sono libri in particolare che salverei tra tutti. Penso che si possa vivere benissimo anche senza leggere. Quando ero bambina, però, un libro che mi ha particolarmente colpito è stato Marcovaldo di Italo Calvino. Mi ricordo che quando l'ho letto ho scoperto che c'erano altri bambini che non vivevano nelle mie stesse condizioni. Un libro che rileggo periodicamente è I Promessi Sposi. Questo grazie a un professore al liceo che me ne fece innamorare. Un altro libro, però legato a un episodio spiacevole, è Piccole Donne. Da bambina desideravo molto riceverlo per Santa Lucia. La mia maestra mi disse di non chiederlo ai miei genitori perché me lo avrebbe regalato lei. Così chiesi il libro di geografia che la maestra mi aveva consigliato ma lei non mantenne mai la promessa. Il risultato fu che non riuscii mai più a leggerlo e in compenso imparai ad odiare la geografia.
Perché a molte persone non piace leggere?
Perché non hanno trovato il libro giusto. E' come dire “non amo innamorarmi”: impossibile. Il mio lavoro è proprio questo, creare le condizioni giuste perché ci sia l'innamoramento. C'è un libro per ogni lettore.
Un libro da consigliare a un bambino che non desidera leggere?
Ci sono bambini che hanno un vero e proprio talento per la lettura. Per altri, invece, non è così ma ci sono libri come Il mondo a testa in giù di Bernard Friot che possono essere adatti anche a bambini che dicono di non amare la lettura.
Un consiglio a chi volesse iniziare a fare il tuo stesso lavoro?
Il mio consiglio è leggere per se stessi e per gli altri. Non si tratta di una lettura finalizzata a far vedere i libri della propria vita. E' una lettura, piuttosto, finalizzata a far vedere la varietà delle proposte disponibili e quindi direi: leggere, frequentare le fiere (è proprio lì che trovo i libri che mi interessano), parlare con gli editori e vedere che cosa pubblicano, frequentare le biblioteche e parlare con il responsabile degli acquisti, poi, magari, iniziare a fare delle proposte.
Il tuo sogno da realizzare prossimamente?
Creare una rete di lettori ambulanti, persone giovani che portino avanti il mio lavoro.
Hai mai pensato di scrivere un libro sulla tua esperienza?
Ci ho pensato, sì, ma avevo un progetto che era legato a una persona che è morta e per me quel progetto si è spento con lui. Quella persona era Giuseppe Pontiggia che è stato un mio grande maestro e con il quale volevo scrivere un libro su questo. La sua morte per me è stata come la perdita di un padre. Tutte le volte che ci penso, inoltre, credo che mi porterebbe via molto tempo che potrei dedicare a leggere.
Qual è il libro che stai leggendo ora?
Sto leggendo molti libri per ragazzi perché mi sto dedicando in particolare in questo momento ai gruppi di lettura per ragazzi e adolescenti.
Quali editori preferisci?
I piccoli e medi editori in particolare perché sono quelli che hanno più difficoltà ad essere visibili. Ma non solo. Non ho preclusioni in questo senso ma con i piccoli editori c'è spesso un rapporto di dialogo e collaborazione.
Un libro da consigliare?
Le otto montagne di Paolo Cognetti e un libro di racconti di un autore indiano: Karmaclown di Altaf Tyrewala. I racconti sono un'ottima possibilità per coloro che hanno difficoltà ad affrontare romanzi più lunghi.
Quanto è importante fare un lavoro che appassiona?
Io sono l’esempio che seguendo quello che piace anche se, magari, non sembra avere un immediato e visibile sbocco lavorativo, un lavoro si riesce a inventarselo! A farselo su misura come gli abiti che cuciva mio padre.
Per chi volesse contattare Simonetta Bitassi www.lettoreambulante.it.