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Il sistema educativo è adeguato al mondo che viviamo?
di
Dario Lo Scalzo 18-05-2012
Il sistema educativo di stampo occidentale è ancora adeguato al mondo e al contesto in cui viviamo? Una riflessione accompagnata dalla visione del filmato dello scrittore ed educatore britannico Ken Robinson.
Negli ultimi decenni in Italia si è lungamente discusso di riforme scolastiche e più in generale di quelle del sistema educativo. I governi succedutisi nell’ultimo ventennio hanno affrontato la tematica dell’educazione analizzandola sostanzialmente da un punto di vista contabile, il costo che essa rappresenta ed il suo peso percentuale in seno alla spesa pubblica e al PIL del paese.
Così si è dibattuto e si sono effettuati dei tagli alla scuola e all’università, si è agito sul dimensionamento delle classi, in taluni casi sulla riorganizzazione dei cicli scolastici, si è rivisto il sistema di valutazione degli alunni e degli studenti, sono stati riformati gli esami di maturità, si è dialogato sugli stipendi dei docenti italiani, al di sotto della media dei paesi OCSE, e di tanti altri aspetti legati quasi esclusivamente al processo e all’organizzazione educativi.
Senza volutamente entrare nel merito delle strategie dei tagli, alle sue ragioni e alle sue conseguenze, senza volutamente trattare altre problematiche correlate come quelle del precariato e sorvolando in questa sede le argomentazioni sulla carenza o scarsità di investimenti pubblici nel mondo scolastico, viene da chiedersi se un giorno qualcuno penserà mai di prendere in esame il tema dell’educazione tenendo in considerazione l’esigenza, che appare evidente, di mettere in piedi un processo di riforma più filosofico, contenutistico. Il sistema educativo, non solo quello nostrano, ma più generale, quello di stampo occidentale, è ancora adeguato al mondo e al contesto che viviamo?
Erano riflessioni e domande che mi ponevo già durante i lontani anni in cui sedevo tra i banchi e già all’epoca teorizzavo revisioni di programmi, riorganizzazioni di argomenti, flessibilità dei metodi educativi e di lavoro, maggiore libertà di iniziativa dei docenti, allora come adesso, esecutori fedelissimi di un programma che ahimé troppo spesso tralasciava l’epoca contemporanea, i fatti dell’oggi e buona parte di ciò che mi sarebbe realmente stato utile per la formazione e il vivere al presente; per non parlare dei tempi ridotti e fugaci per l’educazione civica mentre la Costituzione, sconosciuta a noi alunni, era solamente un miraggio; e che dire inoltre della sensibilizzazione ambientale ed ecologica o di quella all’educazione sessuale e stradale?
Nella mia visione di alunno e studente su tutto però primeggiava un pensiero martellante, il desiderio e la voglia di avere spazio per l’espressione della creatività, della capacità innovativa. Lo spazio della curiosità e dell’apprendimento sperimentale era risucchiato da quello consacrato a tematiche e argomenti a volte troppo lontani, da incamerare e assorbire pedissequamente e mnemonicamente.
Dall’epoca dei miei banchi di scuola ritorno a quelli di oggi. Parlo in fondo di alcuni lustri eppure, di certo, sembra essere intercorsa un’intera era temporale. Infatti, nel frattempo, è nata l’epoca di internet, del multimediale, il progresso tecnologico estremizzato, la mediatizzazione, la globalizzazione, e mille e mille input ancora che stimolano i bambini, i ragazzi, gli adolescenti e che hanno finito per mutare radicalmente la maniera di interagire, di conoscere, di comunicare. E quanta altra creatività generata oggi rispetto all’epoca dei ricordi in bianco e nero? Quanta curiosità alimentata dal mondo odierno?
Eppure in questa impressionante esplosione storico-sociale, il sistema educativo in fondo non è cambiato molto. Stessi approcci programmatici e metodologici, stesse organizzazioni, stessi obiettivi educativi. Risultato? Oggi sembriamo conoscere e vivere una crisi preoccupante anche nel sistema d’istruzione; da un lato gli abbandoni scolastici (al 19%, dati ISTAT 2009), dall’altro l’interesse giovanile sempre più ridotto per quelle ore trascorse da seduti ed infine l’educazione non più garante degli sbocchi professionali, non più traccia del cammino del benessere per le nuove generazioni.
Ferma restando parte della valenza del sistema d’istruzione attuale, c’è da chiedersi se non sia giunto il tempo per ammodernare l’educazione. Che sia il tempo di abbandonare l’estenuante condotto educativo che rischia quasi inevitabilmente di portare alla 'passivizzazione' mentale e all’atomizzazione delle collettività tanto ricercate dalle classi dirigenti di ieri e di oggi? Che si debba avviare un nuovo cammino educativo che smetta di trasmettere i principi della competitività tra gli educanti in luogo di quelli della collaborazione, della solidarietà del gruppo? Che sia il momento per dare valore al senso etimologico della parola 'educare', 'tirare fuori'?
Apportare efficaci e significativi cambiamenti nella maniera di educare rappresenterebbe un grande atto di coraggio e di illuminazione e costituirebbe un atto rivoluzionario epocale perché lascerebbe l’opportunità di spronare a vedere e conoscere da angolature differenti. L’educazione si vestirebbe di attrattività e si alimenterebbe delle potenzialità della singola persona.
Ma il sistema ama lo standard e non ama molto la divergenza, la curiosità, la creatività, l’espressione dell’individuo in tutte le sue forme. Tanto meno mira a favorire una differente culturizzazione delle masse rispetto a quella esistente, sicura garante del controllo sulle popolazioni che altrimenti potrebbero farsi portatrici di un pensiero divergente.
A tal riguardo vi propongo un filmato che riassume il pensiero di Ken Robinson sul sistema educativo sui suoi paradigmi da ripensare.
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Commenti
L'articolo mi piace molto in quanto mette in luce dei concetti sui quali anche io ho spesso riflettuto. Essendo ormai arrivato abbastanza avanti con gli anni (60) credo di essere arrivato alla conclusione delle mie riflessioni: l'educazione e la cultura sono due valori fondamentali per il buon vivere degli esseri umani. Ad oggi,anno 2012, quanta ignoranza mista a maleducazione e pochezza mentale ci ritroviamo in giro? Credo di poter affermare che siamo messi molto male. Inutile elencare le nefandezze che ci circondano. Eppure per informarci oggi abbiamo i mezzi tecnici che ci supportano in maniera efficace, ma nonostante ciò.... Voglio fare delle accuse precise: al primo posto metto il sistema economico che ci circonda. Il sistema capitalista senza sane regole ci educa sin da piccoli all'egoismo e all'individualismo. Naturalmente non condivido le dittature di qualunque colore esse siano. L'attuale potere economico, che ha creato la mega crisi con la quale nostro malgrado dobbiamo convivere e pagarne i costi, stabilisce come dobbiamo vivere, come dobbiamo mangiare e che santi dobbiamo pregare... e noi, gregge di pecore, eseguiamo. In sintesi: dobbiamo ossequiare i mercati. Io questa situazione la definisco VIOLENZA! Violenza contro il buon senso. Poi se si va fare una dimostrazione per manifestare il ns giusto dissenso.... veniamo menati e considerati dei delinquenti. Che significa educazione? non certo ossequiare quanti ci riducono a merce in vendita o a quanti pretendono di disporre delle ns teste a loro piacimento............
Giovanni Gregoretti, 18-05-2012 05:18
Un tempo la pensavo così anch'io, poi ho iniziato a rivalutare l'educazione canonica e classicistica pensando che le cose di ieri fossero le basi remote di quelle di oggi. Ora ho cambiato ancora posizione, almeno per quel che riguarda le materie che hanno a che fare con il pensiero e le arti (cioè, se fatte bene, quasi tutte). Il pensiero umano possiede una capacità enorme: crea associazioni allegoriche fra ogni cognizione e ogni altra. Altro che i link di internet! Qualsiasi argomento può essere valido per riflettere sui corsi e ricorsi della Storia, contemporaneità compresa. Il problema non è il cosa, non per me. Quella è la preoccupazione dei datori di lavoro (che brutto neologismo) che vogliono competenze spendibili nell'oggi, non cultura di base (e dal loro punto di vista non fa una grinza, non ragionano allegoricamente ma referenzialmente, sulle cose, loro. Se uno deve saldare due pezzi di metallo la lontana utilità di conoscere la storia della metallurgia non gli è richiesta. Meglio che sappia farlo presto e bene, invece.). Per uno che vuole formare persone e non solo competenze, invece, ogni argomento è quello buono pur di non avere a) un bisogno immediato di applicazione pratica b) superficialità e incapacità di collegamenti anche molto tortuosi.
I collegamenti di cui sopra sono l'essenza che ha reso vive opere come la Divina Commedia, ma anche serie di telefilm di successo, opere fantasy e fantascientifiche, romanzi moderni. E' la capacità delle opere d'arte di coinvolgere il lettore come se la lontana vicenda riguardi indirettamente anche lui, sul personale. Ho detto opere d'arte perchè in questo campo è più facile vedere questo effetto d'immedesimazione, ma potrebbero essere trattati sociologici, libri di scienza o di Storia. L'essenziale è affrontare il libro come se parlasse "per dire altro" e quell'altro puoi essere tu, ciò che provi, ciò che ti è intorno e *contemporaneamente* molte altre storie. In questo modo, e funziona particolarmente bene per libri ben scritti, l'opera è universale, ovvero da senso alla vita: qualunque sia il suo argomento stando alla lettera, alluderà a infinite altre cose, dando forma alle sciatte giornate da pecora media o da studente scaldasedie. L'essenziale è che non ci si fermi a depennare gli argomenti sul kafkiano programma fatto a caselline ma si vada nel dettaglio, anche col rischio antifilologico e così poco scolastico dell'attualizzazione. Meglio immaginarci, per dire, i nostri personaggi o i nostri concetti "in abiti moderni" che non vedere affatto il loro insegnamento.
Se invece parliamo di abilità per svolgere in tempo rapido un mestiere e avere indipendenza economica, beh, la scuola tradizionale italiana va semplicemente in un altro senso: sia esso civico, astratto, aristocratico o aspecialistico, eccettuate le facoltà più tecniche, nemmeno la nostra Università insegna a lavorare.
E' comunque sbagliatissimo dire che non è utile nell'oggi
Marco, 14-11-2012 08:14
PS. Lo so, è pedante, ma quella "culturizzazione" rimanda al culturismo semmai. E' proprio un brutto termine, come se il cervello fosse un muscolo da gonfiare. Veramente, è proprio quello che vogliamo evitare, farne quello che dicevano dei soldati americani, chiamati jarhead, cioè testa-di-vaso, perchè, vuoti, sarebbero stati "riempiti" di istruzioni da eseguire.
Marco, 14-11-2012 09:14
http://www.youtube.com/watch?v=zDZFcDGpL4U&feature=player_embedded
Grande luminaria di fuochi d'artificio qui! Great intellectual fireworks here!
Video fantastico di Ken.Vedetelo. Ti accende la testa. Veramente un grande oratore: ironico, fluviale, supportato da disegni spassosi. Solo due problemi:
-sta su internet
-parla inglese a mitraglia
(quindi c'è poco da fare: il Nuovo non sta a casa nostra, il Nuovo sta all'estero, non parla la nostra lingua e lo possiamo vedere solo usando la tecnologia per fare come se non fossimo qui. E questo è il grosso problema, in un paese come l' Italia dove l'inglese fluente lo sanno in pochi e l' ADSL non arriva nei paesini)
Marco, 14-11-2012 09:14
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