L’analisi è (2) uno studio comparativo dei dati relativi ai pagamenti in denaro o altro (pasti) e l’attività prescrittiva dei medici beneficiari. La conclusione è che ricevere compensi a vario titolo comporta una maggiore quantità di prescrizione di farmaci o presidi medicali e soprattutto di prodotti più costosi in quanto sotto copertura di brevetto, i cosiddetti branded. I medici che non avevano ricevuto nulla dalle case farmaceutiche avevano invece una prescrizione più modesta e con meno farmaci griffati.
ProPublica è un’organizzazione di giornalisti investigativi indipendenti che lavora indagando sui rapporti fra industria del farmaco e medici negli Stati Uniti.(3) Nel 2010 uscì allo scoperto con la campagna Dollars for Docs,(4) nella quale erano stati messi in rete i nomi di alcuni medici USA con i relativi pagamenti da parte delle case farmaceutiche, per dare modo al pubblico di conoscere le informazioni rese note durante dibattimenti processuali. Con quell’inchiesta uno dei suoi giornalisti vinse il premio Pulitzer. Era un primo tentativo empirico per dimostrare che si prescrivono più farmaci e presidi medicali quando si è stati pagati dall’industria.
Nel 2013 ProPublica introduceva il cosiddetto Prescriber Checkup, uno strumento per controllare quanto prescriveva il proprio medico attraverso le assicurazioni statali (Medicare). Nel 2014, da gennaio a dicembre, sono stati pubblicati i dati completi dei pagamenti di tutte le aziende produttrici di farmaci o presidi medicali a tutti i medici USA. Questo è stato possibile tramite il provvedimento denominato Affordable Care Act, altrimenti noto come Sunshine Act. Con questo strumento è stato possibile stabilire con certezza che chi riceve finanziamenti prescrive di più, e viceversa. È stato anche accertato come l’attività prescrittiva dei nuovi prodotti si riferisce spesso a farmaci non innovativi, copia di prodotti già esistenti, nati al solo scopo di erodere quote di mercato.
I giornalisti di ProPublica hanno monitorato circa 150mila medici tra quelli che avevano ricevuto più di 1000$ di pagamenti, suddivisi per 5 specialità: medici di famiglia, internisti, cardiologi, psichiatri e oculisti. Tra questi, gli oculisti sono risultati quelli che prescrivono più farmaci branded, seguiti da internisti e medici di famiglia, in coda cardiologi e psichiatri. Attraverso un calcolo statistico si è arrivati a stabilire una correlazione altamente significativa tra medici che ricevono o non ricevono pagamenti e la loro prescrizione di farmaci branded.
I medici sono stati divisi in più categorie a seconda dei finanziamenti ricevuti, da uno a più di 5000$. In quest'ultima classe le differenze si sono rivelate più sostanziali. Chi ha ricevuto più di 5000$ in un anno aveva dal 18% al 64% di probabilità in più di prescrivere farmaci branded rispettoalla media. Sono stati definiti very high brand-name prescribers i medici con percentuale di prescrizioni maggiore di almeno due deviazioni standard rispetto alla media per la loro specialità. I medici che avevano ricevuto compensi in danaro avevano da due a tre volte più probabilità di rientrare in questa categoria. L’analisi ha compreso anche l’influenza per diverse forme di pagamento. Ricevere danaro per parlare in pubblico o avere pranzi e colazioni pagati aveva comportato una maggiore attività prescrittiva rispetto al ricevere somme di danaro.
Nelle considerazioni finali, ProPublica dichiara onestamente di non conoscere (né aver cercato di stabilire) se vi sia necessariamente una relazione di causa/effetto tra iper prescrizione e finanziamenti ricevuti. In linea teorica è possibile che vi sia soltanto una maggiore fiducia nei farmaci branded da parte di alcuni soggetti e che le case farmaceutiche finanzino di più i medici che già di per sé hanno una maggiore propensione prescrittiva. È possibile che in alcuni casi il medico non sappia che il pranzo gli è stato offerto da un’industria farmaceutica e che sia già un prescrittore di farmaci griffati. Alla fine però una cosa è certa: i medici che hanno ricevuto pagamenti prescrivono da due a tre volte più farmaci costosi e coperti da brevetto, prodotti che non offrono nulla di più dei loro concorrenti.
Esistono numerosi studi che attestano come la validità dei farmaci generici sia uguale a quella dei farmaci branded, uno per tutti la ricerca sistematica di Aaron Kesselheim pubblicata nel 2008 su JAMA.(5) I farmaci branded sono pubblicizzati con maggiore forza dei generici e anche se alcuni non hanno una versione generica equivalente, c’è sempre un prodotto non griffato che ha caratteristiche simili. Anche il paziente non percepisce la differenza in quanto a soddisfazione, come una specifica indagine di ProPublica ha testimoniato di recente.(6) L’indagine è stata condotta su 4 statine branded e i loro equivalenti generici e su alcuni farmaci antidepressivi tra i più prescritti. Difficile dunque sostenere che il farmaco branded possieda qualcosa in più del suo equivalente generico.
Per Big Pharma, invece, il rapporto fra quantità/qualità delle prescrizioni e danaro ricevuto non esiste. Nel marzo del 2011, in un’indagine condotta da PHRMA (la federazione USA delle ditte farmaceutiche) su 508 medici di tutte le specialità, la maggioranza degli intervistati dichiarava che le prescrizioni sono condizionate solo dalle conoscenze scientifiche e dall’esperienza. Chi prescrive di più lo fa per maggiore attenzione verso i propri assistiti.(7) Al contrario, la ricerca di ProPublica cita numerosi esempi che contraddicono quanto sostenuto da BigPharma. Un medico di famiglia del New Jersey, che aveva ricevuto 66.800$ nel 2014 dalle case farmaceutiche, ha prescritto nel contempo il doppio di farmaci griffati. Più onestamente, un altro medico di famiglia alle soglie dellapensione, che aveva ricevuto 11.700$, ha dichiarato che il suo stipendio sarebbe stato insufficiente senza il contributo dell’ industria. Un terzo medico intervistato, che aveva ricevuto 53.400$, ha minacciato azioni legali affermando che quel contributo professionale era del tutto consentito dalla legge.
L’indagine sull’attività prescrittiva dei medici segnala differenze significative da stato a stato, com’era da aspettarsi, ma la consuetudine dei pagamenti è risultata omogeneamente diffusa. Nella ricerca di ProPublica non sono stati inclusi i pagamenti per motivi di ricerca (fanno parte di un’altra indagine), ma solo quelli per dibattiti promozionali, consulenze, viaggi, pasti, regali e altro. Uno dei commenti finali più significativi sottolinea come i pagamenti ai medici producano un circolo vizioso. Più danaro ricevuto, maggiore prescrizione di farmaci costosi da parte di quei medici che riceveranno in futuro più attenzione dalle case farmaceutiche.
Libera traduzione e adattamento di Giovanni Peronato per il gruppo NoGraziePagoIo
2. https://static.propublica.org/projects/d4d/20160317-matching-industry-payments.pdf?22
3. https://www.propublica.org/
4. https://www.propublica.org/series/dollars-for-docs
5. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19050195
6. https://www.propublica.org/article/brand-name-drugs-increase-cost-but-not-patient-satisfaction
7. http://www.phrma.org/sites/default/files/pdf/krcsurveyofphysicians_1.pdf