di
Alessandra Profilio
05-07-2012
Il 60% delle spiagge italiane è cementificato o privatizzato. È quanto ha denunciato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli nella conferenza stampa di presentazione del Manuale di Autodifesa del Bagnante edizione 2012, realizzato al fine di aiutare i cittadini a difendersi dalle violazioni della legge.
Andare al mare? Per gli italiani sta diventando un lusso. Prezzi altissimi, muri di recinzione, palazzine di cemento alzate sulla sabbia: il 60% delle spiagge italiane è cementificato e privatizzato.
È quanto ha denunciato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli nella conferenza stampa di presentazione del Manuale di Autodifesa del Bagnante edizione 2012, realizzato al fine di aiutare i cittadini a difendersi dalle violazioni della legge.
Sebbene la legge del 2006 stabilisca il libero e gratuito accesso anche ai fini della balneazione, la mancata applicazione di questa norma ha determinato la quasi totale privatizzazione delle spiagge italiane. Come si legge nel sito del Manuale, “la forte privatizzazione degli arenili voluta dalle lobby di balneari e consentita dalla politica accondiscendente, ha portato i cittadini a non poter godere del diritto di andare al mare senza pagare un biglietto d'ingresso”. Ecco quindi che una famiglia italiana paga ogni giorno per andare al mare, spesso soltanto per farsi un bagno, un biglietto d'ingresso ad un costo medio di 15-20 euro.
Si tratta di una anomalia tutta italiana, in quanto negli altri Paesi andare al mare a prendere il sole in spiaggia è gratis e si paga esclusivamente e volontariamente il noleggio di ombrelloni-sdraio. Eppure secondo la legge italiana tutti i cittadini hanno il diritto di raggiungere gratuitamente la battigia, fermarsi, fare il bagno e non sono tenute ad affittare le attrezzature del gestore.
Di fronte alla violazione della legge, il Manuale invita i cittadini a 'resistere'. Come spiega Angelo Bonelli in un' intervista a La Stampa.it, nel caso in cui il personale dello stabilimento non volesse permettere a chi non è cliente di stare sulla battigia bisogna rispondere che ciò costituisce una violazione di una legge dello Stato, ovvero la legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, comma 251, che stabilisce “l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione”.
Se anche in questo caso il gestore non volesse 'concedere il permesso' di stare liberamente sulla spiaggia, si può telefonare alla Capitaneria oppure ai Vigili Urbani o ancora al numero della federazione nazionale dei Verdi. I cittadini hanno anche il diritto di chiedere il nome del responsabile dello stabilimento.
“L'accesso al mare è un diritto. Nessuno lo può negare”, ricorda il sito del Manuale di Autodifesa del Bagnante. Quest'ultimo vuole dunque “fornire alcune indicazioni per tutelare i diritti elementari del bagnante, quelli che né l'arroganza di alcuni, né le sanatorie, hanno ancora aggredito”. Un piccolo contributo, insomma, “per una rinnovata voglia di riprenderci il mare che ci appartiene”.
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