La questione di come limitare l'utilizzo del suolo, difendendo le terre fertili e preservando le specificità dei paesaggi, intreccia la preoccupazione per la sostenibilità alimentare e quella per l'ambiente e può rappresentare lo spazio di convergenza di reti e associazioni che hanno finora operato separatamente, pur con obiettivi affini. Il movimento Stop al Consumo di Territorio lancia una campagna partecipativa.
Il rapporto 2009 dell'Osservatorio nazionale sui consumi di suolo ha rivelato che solo cinque regioni italiane raccolgono dati sugli utilizzi del territorio e che non esiste un programma di lavoro per monitorarli, né un metodo o indicatori comuni.
Questo significa che al momento non c'è consapevolezza circa la quantità delle coperture di suolo realizzate e che le attività urbanistiche ed edilizie vengono condotte senza verificare gli impatti che possono provocare a livello sociale e ambientale, come rispetto all'agricoltura.
Nel luglio scorso Legambiente ha presentato un primo studio sul consumo di suolo nelle aree costiere, dedicato al territorio delle Marche. Dalla ricerca risulta che il 58% dei paesaggi costieri marchigiani è stato destinato ad usi urbani, infrastrutturali e industriali e che nel solo periodo che va dal 1988 al 2006 sono stati edificati 7 km di costa.
Della superficie rimanente fanno parte 26 chilometri di costa appartenenti alle aree del Parco Regionale del Monte Conero e del Parco Regionale del Monte San Bartolo e 42 chilometri, tra aree agricole e naturali, ancora liberi per i quali Legambiente chiede di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta.
In questo contesto si colloca la campagna nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori, lanciata dal movimento Stop al consumo di territorio con lo scopo di dare vita ad un Forum Nazionale contro l'abusivismo e la cementificazione.
Il movimento Stop al consumo di territorio è nato nel 2008 dall'iniziativa di un gruppo di cittadini residenti nell'area delle colline di Langhe, Roero e Monferrato e ha raccolto finora 23mila adesioni singole e il sostegno di 300 associazioni e comitati.
La forza della partecipazione nel territorio piemontese ha già dato i primi frutti.
L'amministrazione provinciale di Torino ha infatti deciso di non convertire in area commerciale un terreno agricolo di 16 ettari ricadente nel Comune di La Loggia, su cui Ikea intendeva costruire un nuovo punto vendita.
In questi giorni, inoltre, il governo regionale piemontese ha approvato un nuovo Piano Territoriale che prevede una norma espressamente finalizzata a contenere il consumo del suolo.
L'articolo 31 del Piano subordina, infatti, la concessione di nuovi terreni per fini edilizi, infrastrutturali e industriali, all'impossibilità dimostrata di procedere al riuso e alla riorganizzazione delle strutture già esistenti. Un primo tentativo di valorizzare il patrimonio edilizio presente, anziché procedere con ulteriori costruzioni.
Il Forum nazionale per la difesa del paesaggio e dei suoli fertili vuole mettere insieme le energie di singoli cittadini e movimenti per condurre una campagna a livello nazionale contro la crescita urbanistica e infrastrutturale.
L'obiettivo è rendere visibile alle amministrazioni degli oltre 8mila comuni italiani la possibilità di governare il territorio in maniera partecipata e attenta alle esigenze della natura e della popolazione assumendo un impegno concreto nel presente: il censimento di tutte le strutture non abitate o non utilizzate e una moratoria delle pratiche edilizie in corso che implichino il consumo di suolo, per non inficiare la validità delle informazioni raccolte.
Sul sito del Forum è presente l'appello ed è possibile aderire, come singoli e come associazioni.
La prima assemblea si terrà sabato 29 ottobre a Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano, il comune che per primo ha deliberato la crescita zero del proprio Piano di Gestione del Territorio.
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