Lo scorso venerdì la strage di Utoya e l’esplosione di Oslo sono costate la vita ad oltre 90 persone. Nei giorni subito successivi alla tragedia, la stampa internazionale ha attribuito l'atto terroristico al terrorismo di matrice islamica, ipotesi data subito per buona da molte fonti. Ma la realtà dei fatti si è mostrata presto più raccapricciante del previsto.
Lo scorso venerdì la strage di Utoya e l’esplosione di Oslo sono costate la vita ad oltre 90 persone. Nei giorni subito successivi alla tragedia, la stampa internazionale ha attribuito l'atto terroristico al terrorismo di matrice islamica, ipotesi data subito per buona da molte fonti. Ma la realtà dei fatti si è mostrata presto più raccapricciante del previsto: l'organizzatore delle stragi è stato un giovane norvegese cristiano con ideologie di estrema destra, amante dei videogiochi che da tempo stava progettando la carneficina per risvegliare un'Europa in preda alla crisi, "contro il marxismo e i laburisti".
Oggi, nel corso dell'udienza preliminare appena conclusa, Anders Behring Breivik, il norvegese arrestato per gli attacchi di Oslo e Utoya, ha ammesso di essere stato l'autore delle stragi di venerdì, anche se si è definito "non colpevole" e ha dichiarato di non aver agito da solo. Secondo quanto avrebbe riferito il presidente del Tribunale di Oslo, Geir Engebretsen, il ragazzo ha anche detto che esistono altre due cellule coinvolte nelle stragi. Dichiarazione rispetto alla quale l'autorità giudiziaria norvegese aprirà specifiche indagini.
Dopo aver definito le stragi "atroci ma necessarie", adesso a Breivik spettano otto settimane di carcerazione preventiva di cui la metà in isolamento totale. In ogni caso, qualsiasi sarà la sorte di Breivik, niente potrà ripagare la Norvegia dal dolore che la attraversa, un paese sconvolto e sorpreso di aver trovato il nemico non fuori ma dentro i suoi confini culturali.