Un rapporto del Center for Human Rights and Global Justice rivela che ogni 30 minuti un contadino indiano si suicida, intrappolato da debiti ed interessi da pagare. Il report si sofferma in particolare sulla crisi del settore cotoniero, progressivamente finito nelle mani di multinazionali straniere.
Ogni 30 minuti un contadino indiano si toglie la vita. Dal 1995 sono 250.000 i lavoratori della terra che si sono suicidati. Numeri crudi di una crisi umanitaria, economica, sociale mostrata in un rapporto del Center for Human Rights and Global Justice (CHRGJ).
Ma cosa ha provocato questa ondata di suicidi?
Negli ultimi 20 anni, riforme economiche, incluse la cancellazione dei sussidi all’agricoltura e l’apertura deregolamentata dell’India al libero mercato internazionale delle derrate alimentari – hanno provocato l’aumento dei costi di produzione, caduta dei prezzi e quindi dei profitti degli agricoltori, distorsioni del mercato. Il risultato è stato che i produttori su piccola scala si sono ritrovati in una trappola fatta di debiti e interessi da pagare. Molti di loro, perse le speranze, arrivano a togliersi la vita.
Il rapporto si sofferma soprattutto sulla crisi del settore cotoniero. L’industria è progressivamente finita nelle mani di multinazionali straniere che hanno promosso l’utilizzo del cotone transgenico Bt, perché più produttivo e resistente a malattie. Il problema è che questa specie di cotone 'miracoloso' necessita dell’abbondanza di due risorse che sono già scarse per i piccoli produttori: soldi e acqua. Gli agricoltori si sono indebitati per acquistare i semi del cotone Bt, ma quando il raccolto non ha dato i risultati sperati perché l’acqua era insufficiente, il contadino si è ritrovato con una montagna di debiti.
Si tratta di un disastro umanitario che ha grosse conseguenze sulla società agricola indiana. Infatti quando il capofamiglia si suicida, ai figli non rimane che lasciare gli studi per diventare loro stessi contadini. Ma la somma di debiti è impossibile da restituite. Così pure loro, di fronte a problemi insormontabili, cadono in depressione e si suicidano.
Il governo sta facendo ancora poco per fermare questa epidemia. Soprattutto non ha lanciato efficaci programmi per l’accesso all’acqua e al credito agricolo per i contadini. Molti agricoltori che si suicidano indirizzano direttamente il loro ultimo messaggio al Primo Ministro o al Presidente indiano.
Fonte: www.foodfreedom.com
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