Un terreno o una fattoria dove creare una scuola alternativa e mettere in pratica i dettami dell'agricoltura contadina: è quanto sta cercando l'associazione Wwoof http://www.wwoof.it/it/per dare un’opportunità a chi vuole avvicinarsi a un modo diverso di intendere la vita in comunità, in condivisione e a contatto con la terra. Potrebbe essere un piccolo podere o una grossa fattoria: in questo caso andrebbe gestita con una conduzione poderale. Potrebbe fra l’altro divenire sede dell'associazione ed essere un riferimento per le riunioni dei soci, ma soprattutto una vera e propria scuola di agricoltura contadina. Ma l'associazione è attiva ormai da una ventina di anni nella realizzazione di obiettivi legati alla terra, alla decrescita e alla condivisione e sta portando avanti un progetto finalizzato a creare una rete fra persone interessate a promuovere lo sviluppo dell'agricoltura naturale come scelta di vita e a favorire esperienze educative basate sulla reciprocità e sulla fiducia. Un contributo alla formazione di una comunità globale sostenibile. Nel corso del 2013 l'associazione è diventata socia di Mag6 e questa è stata una sorta di “ritorno al futuro” perché il progetto Wwoof Italia trae le sue origini dall'esperienza Mag6.
«Allora – ci spiega Claudio Pozzi – è stata una scommessa il cercare di costruire un'associazione che avesse uno sviluppo democratico partendo da un gruppo persone che non si conoscevano e che erano distanti fisicamente le une dalle altre, ma il restare aderenti al principio della lentezza e alla qualità delle relazioni ci ha permesso di seguire un percorso che coinvolge molte persone nelle attività associative sul territorio.»
Come organizzazione formalmente costituita, Wwoof Italia (WI) fornisce una tessera associativa che permette il lavoro volontario dei soci viaggiatori (wwoofers) nelle fattorie della lista delle aziende associate (soci ospitanti - host). È fondamentale comprendere che il vitto e l'alloggio così come il lavoro non sono una forma di reciproco pagamento, ma sono elementi indispensabili nell'esperienza della condivisione dello stile di vita. Il lavoro del wwoofer non può essere assolutamente paragonato al lavoro dell'operaio sottoposto, fa parte dello scambio in ambito associativo ed esperienziale.
Claudio ci tiene a precisare che Wwoof Italia si differenzia da altre associazioni Wwoof estere nelle finalità dichiarate dallo Statuto perché il messaggio è facilmente fraintendibile. Ci spiega che per esempio a livello internazionale la sintesi più utilizzata è “lavoro in cambio di vitto e alloggio”. Si può infatti leggere nella home del sito internazionale (http://www.wwoof.net /): “WWOOF is an exchange - In return for volunteer help, WWOOF hosts offer food, accommodation and opportunities to learn about organic lifestyles.”
Claudio continua dicendo che in realtà WI ha fra i suoi scopi il cercare di ottenere qualcosa di più. Nella pagina principale del sito italiano infatti si afferma che lo scopo è “condividere la quotidianità rurale alla ricerca di stili di vita in armonia con la natura” e viene riportato ben in vista il motto della Federazione Internazionale (FOWO) che la stessa ancora stenta a valorizzare: “WWOOF è un movimento mondiale che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali promuovendo esperienze educative e culturali basate su uno scambio di fiducia senza scopo di lucro, per contribuire a costruire una comunità globale sostenibile.” Sulla scrittura di queste parole Wwoof Italia ha avuto un ruolo abbastanza importante e la federazione internazionale, pur avendolo adottato, non lo riporta neanche sul sito perché è ancora molto legata a quest'idea dello scambio per vitto e alloggio.
«Noi ci teniamo da sempre a non essere identificati con questo, – continua Claudio – infatti all'Art. 2 del nostro statuto diciamo che “lo scopo specifico di Wwoof Italia è quello di organizzare, in sintonia con il Movimento Internazionale WWOOF (World Wide 0pportunities 0n 0rganic Farm), la circolazione nazionale e internazionale di Volontari (Wwoofers) per promuovere lo sviluppo dell'agricoltura naturale come scelta di vita.”
Purtroppo spesso i soci si avvicinano alla nostra associazione intendendola solo come una società di servizio che mette a disposizione una lista di aziende da visitare e dall'altra parte che permette di stare su quella lista per essere contattati dai viaggiatori.» Tuttavia grazie al contributo di tante persone che si impegnano sul territorio - la rete dei coordinatori di WWOOF Italia - questa tendenza sta diminuendo, la partecipazione alla vita associativa è in crescita e la realizzazione degli scopi statutari sta diventando più concreta. Oggi infatti il focus del movimento è quello di migliorare la qualità dell'attività di scambio, favorendo lo sviluppo e la creazione di sempre migliori esperienze.
Claudio infatti sostiene che lo scopo del Wwoof è far sì che si affermi una qualità di relazione sul territorio che non abbia più bisogno dell'esistenza del Wwoof.
«Noi stiamo cercando di imparare, – continua – di stabilire dei canoni come linee guida, sono percorsi che si fanno con la consapevolezza che l'obiettivo finale non sia che il Wwoof debba diventare sempre più grande e invasivo: piuttosto che prima o poi non ci sia più bisogno del Wwoof per stabilire delle buone relazioni di scambio e collaborazione. La grande contraddizione che ho sempre visto in progetti di questo tipo è che alla fine si ragiona sull'ingrandimento della propria associazione, della propria cooperativa a scapito della realizzazione delle finalità originarie.»
A livello di gestione interna il gruppo associativo di base è composto, oltre che dal personale d'ufficio, dal consiglio direttivo, eletto dall'assemblea dei soci, con compiti amministrativi, di stesura del bilancio e di compilazione di regolamenti interni.
Infatti quest'anno sono stati rivisitati lo statuto e soprattutto il regolamento interno per aggiornarlo, anche se nello spirito e nella dinamica è rimasto coerente: è stato riscritto in maniera più estesa per renderlo più contrattuale, cioè per conferirgli un valore di contratto certificabile allo scopo di garantire una maggiore tutela alle azioni dell’associazione e ai soci, prevenendo altresì in modo più puntuale eventuali comportamenti scorretti dei soci che in questo modo hanno più responsabilità verso l'associazione. Contemporaneamente sono state introdotte le figure dei probi viri e dei revisori dei conti concepite come accompagnatori che sorveglino il percorso valutando se le azioni compiute sono coerenti con il patto associativo e che, come facilitatori, osservino dall'esterno l'agire etico e sostanziale nella gestione dell'associazione.
Inoltre più di 40 coordinatori locali spendono volontariamente il loro tempo per costruire relazioni sul loro territorio. Si incontrano almeno due volte all'anno e partecipano all’organizzazione di assemblee molto seguite. La gestione delle riunioni è mirata a permettere la partecipare alle scelte, i soci non vengono solo riuniti per prender nota delle decisioni stabilite dal consiglio.
Per esempio l’adesione a reti più ampie, una fra tutte l’adesione a Reti Semi Rurali, la partecipazione al capitale di Mag6 o di Banca Etica così come la partecipazione alla Campagna per l’Agricoltura Contadina sono state discusse e approvate in assemblea.
«Una delle ultime scelte, – spiega Claudio – l’aumento della quota associativa, è stata decisa proprio per dare gambe alla realizzazione dei più ampi scopi statutari: sono stati iniziati una serie di finanziamenti e ci stiamo interrogando su come e cosa finanziare, e su questo abbiamo qualche titubanza.» Quindi adesso l'associazione deve capire, anche in collaborazione con Mag6, che tipo di investimenti fare. «In generale – continua – non ci interessa dare un contributo totale, come spesso ci viene richiesto, anche se ipoteticamente ci fosse la possibilità economica, ma solo un aiuto parziale per favorire lo sviluppo della rete locale consapevole e per non sostituire il ruolo delle fondazioni bancarie e delle istituzioni del luogo.»
«Per esempio – afferma Claudio – oggi molti ci chiedono di finanziare filmati e in cambio vogliono la tessera gratis o un contributo economico. Siccome ci stanno arrivando molte richieste, abbiamo messo le mani avanti per tutelarci perché, sì è vero che comunicare è importante, ma a noi non interessa promuoverci. Non abbiamo mai effettuato una promozione totale se non nella fase iniziale per farci conoscere e per raggiungere un numero critico per creare un'attività formale, poi andiamo avanti con il passaparola che ha anche una qualità diversa e più adatta alle nostre tematiche. Per questo siamo molto poco conosciuti. Un eccessivo impegno nella promozione comporterebbe una pericolosa permanenza su quel crinale in cui spesso veniamo fraintesi e identificati come “quelli che fanno scambio lavoro per vitto e alloggio”. Tutt’altra cosa sarebbe una comunicazione improntata sul patto associativo e lo sviluppo qualitativo della relazione fra i soci e il territorio.» A questo scopo infatti si è formato un gruppo di soci che stanno alacremente lavorando sulla modernizzazione dei sistemi informativi. Ne è un buon esempio la pagina http://www.wwoof.it/images/facciamo_wwofing.pdf che rende visivi i principi della buona relazione di wwoofing.
«Allo stesso tempo – continua – stiamo pensando di investire in formazione, sia per i nostri soci che per le persone che gestiscono l'associazione. Quindi, da una parte, una formazione volta alla gestione economica, finanziaria e progettuale dell'azienda agricola, dall'altra, volta alla gestione delle relazioni, delle assemblee e del bilancio sociale ed economico dell’associazione.
Inoltre stiamo investendo sulla formazione per sviluppare progetti come la trazione animale o la cerealicoltura dato che Wwoof appartiene all'associazione Semi Rurali che si occupa fra l’altro della reintroduzione e del miglioramento dei cereali tradizionali. Attualmente infatti abbiamo dato un contributo a un socio nel Cilento per costruire un progetto di filiera sui cereali locali. È stato un contributo parziale, dato attraverso Produzioni dal Basso affinché favorisca lo sviluppo di una rete territoriale partecipata http://www.produzionidalbasso.com/pdb_2935.html
Inoltre abbiamo in mente di partecipare al finanziamento del progetto della scuola elementare-media di Pergola, nelle Marche dove gli insegnanti e i ragazzi hanno coltivato un orto biologico i cui prodotti finiscono sulla tavola della mensa della scuola stessa.
Dal punto di vista progettuale cerchiamo quindi di andare avanti e di crescere. Quest'anno abbiamo anche dato un contributo alla casa editrice Pentàgora come anticipazione per tradurre e pubblicare un libro su Vavilov, antesignano degli studi sulla biodiversità e perseguitato dal regime stalinista, pressoché sconosciuto: i suoi testi fondamentali meritano di essere valorizzati.
Inoltre abbiamo fornito degli aiuti a dei piccoli progetti tramite il sistema del crowdfunding soprattutto utilizzando la piattaforma di Produzione Dal Basso. Già anni fa con Il Cambiamento avevamo promosso in questo modo “La rivoluzione bianca” (http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/rivoluzione_bianca_documentario.html), un filmato girato in viaggio tra l'Italia e l’Andalusia per documentare esperienze di autosufficienza, autocostruzione e vita comunitaria a dimostrazione di quanto la rete WWOOF possa contribuire alla formazione sulle tematiche della sostenibilità.» È quindi in atto una trasformazione verso una progettualità diffusa che caratterizza il movimento che ha ormai messo in piedi una rete molto ampia caratterizzata da una crescita costante, grazie al passaparola, che porta quel 5-7% di aumento annuo nel numero dei soci.
Anche quest'anno si sta continuando in questa direzione nonostante l’aumento della quota sociale di partecipazione. Questa scelta, va ribadito, è stata intrapresa per avere una maggiore capacità di progredire coerentemente nella realizzazione di quanto indicato nello statuto: non solo per garantire una migliore attività di scambio, ma per svolgere un ruolo educativo e concreto verso nuovi modelli di sviluppo economico, civile e sociale. «Perché comunque – afferma Claudio – per noi il principio base è che l'agricoltura naturale non sia una tecnica agronomica, ma uno stile di vita.»
Dati alla mano possiamo dire che è stato chiuso il 2013 con 642 aziende associate sul territorio nazionale e 5090 soci viaggiatori.
La grande novità è che attualmente è aumentato il numero dei soci italiani associati. Infatti la metà dei soci viaggiatori viene dall'estero, mentre la parte restante è formata da italiani: fino a pochi anni fa la presenza dei soci italiani era ridotta, essi erano più interessati ad andare all'estero.
«All’inizio della nostra esperienza – ci spiega Claudio – i volontari erano quasi esclusivamente stranieri e nei primi anni gli italiani ci contattavano solo per andare all’estero: pian piano con l'incremento dell'attenzione al tema dell’agricoltura, dell’ambiente e anche grazie alla crisi, è aumentata la partecipazione di viaggiatori italiani che vogliono fare esperienza in Italia.» Tutto ciò, ci dice Claudio, essenzialmente per due motivi: c'è una maggiore attenzione al tema dell'agricoltura perché ci sono molte persone, sia giovani che anziani, che vedono nella coltivazione un modo per risolvere problemi di sussistenza e, in secondo luogo, essi vedono l'agricoltura come metodo per acquisire competenze in autoimprenditorialità o nell'ambito del mercato del lavoro agricolo: c'è un grande cambiamento in corso nella società. Inoltre sempre più persone si iscrivono più anni di fila, non si limitano a fare l'esperienza un anno solo. «Abbiamo circa un 10% di soci che si sono iscritti per più anni consecutivi – continua Claudio – e incominciamo a vedere che molte persone realizzano esperienze complete che permettono loro di intraprendere un'attività agricola. C'è una trasformazione notevole e ne siamo soddisfatti!»