La Procura di Lecce ha chiuso le indagini nei confronti di 18 persone e della società Trans Adriatic Pipeline Ag Italia (Tap) accusate di aver realizzato il gasdotto su aree sottoposte a vincolo paesaggistico senza autorizzazioni e di sversamento di acque reflue industriali che avrebbero contaminato con sostanze pericolose la falda acquifere.
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore Leonardo Leone de Castris e dal sostituto Valeria Farina Valaori, sono indagate diciotto persone e la società.
I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra novembre 2016 a luglio 2019. In particolare agli indagati, ciascuno per le proprie mansioni, si contesta di aver iniziato e proseguito “le opere di realizzazione del teatro italiano del gasdotto marino e terrestre tap, anche su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e vincolo idrogeologico e dichiarata in zone agricole di notevole interesse pubblico, in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie”.
I magistrati salentini contestano anche agli indagati di aver espiantato ulivi “in periodo diverso da quello autorizzato”, di non aver completato la impermeabilizzazione delle aree, contaminando così la falda, il pozzo di spinta e la vasca di raccolta delle acque piovane con cromo esavalente, oltre a contaminare la falda con nichel, manganese, arsenico, azoto nitroso e cromo esavalente.
Tra le accuse c’è anche quella relativa allo spianamento di un’area larga circa 7 metri “con estirpazione di macchia mediterranea e una recensione con blocchi prefabbricati rete metallica, propedeutica all’espianto di olivi”. Ad alcuni indagati si contesta infine di aver realizzato una “recinzione con jersey in cemento, rete metallica e filo spinato su una superficie di circa 20.000 mq”, con “rimozione di pietre e rocce affioranti” in assenza della prescritta autorizzazione paesaggistica.
Pronto il commento del Movimento No Tap: «Quindi TAP ha lavorato e lavora senza una compatibilità ambientale? Chi lo dice allora al neo-ex ministro dell’ ambiente Sergio Costa, colui che si è fatto GARANTE di procedure che oggi sembrano essere lontane dalla legalità? È possibile tutto ciò? È possibile che si continuino i lavori nonostante quste inchieste aperte? È possibile che nessuno intervenga a fermare questo schifo? Uno schifo avallato da una stampa locale vergognosa, che imperterrita prova a difendere i suoi foraggiatori con titoloni del tipo “c’è una inchiesta ma…”. Non c’è nessun “ma”, c’è solo una società che devasta in maniera violenta, tanti subappaltatori che si rendono complici e un muro di gomma intorno a un caso assurdo e pericoloso! Ma ci siamo anche noi, E finché ci saremo Tap dovrà rendere conto di tutto ciò che fa!».
“Sono passati pochi mesi da quando insieme ai colleghi Rossella Muroni, Maurizio Buccarella, Silvia Benedetti, Gloria Vizzini, Stefano Fassina e Nicola Fratoianni abbiamo presentato un esposto in Procura a Lecce per denunciare le gravi inadempienze compiute da Tap e chiedere il sequestro del cantiere. E ora, a seguito dell’impegno della Procura di Lecce che ringraziamo per l’importante lavoro che sta svolgendo, sappiamo che ciò che ai tempi abbiamo denunciato è ampiamente confermato”. Ad affermarlo sono Veronica Giannone, Sara Cunial, Carlo Martelli e Saverio De Bonis, parlamentari del gruppo Misto e primi firmatari dell’esposto contro Tap.
“Tap si rivela ancora una volta un progetto incurante degli habitat e dell'ambiente della salute pubblica, dei luoghi in cui sorge e della nostra Costituzione – continuano – Un progetto che non solo ne svilisce l'articolo 41, ma altresì fa carta straccia delle direttive comunitarie in materia di tutela ambientale – spiegano - Un progetto con cui, più che l'interesse collettivo dei cittadini, si tutela l'interesse di un'impresa privata che a quanto pare, negli anni, ha avuto il privilegio di bypassare leggi e normative. Con quali diritti? Se ancora ve ne fosse bisogno oggi la situazione è più che mai chiara. Dalle indagini emerge infatti esplicitamente l’illegittimità delle autorizzazioni ministeriali – commentano i parlamentari – si delinea quindi uno scenario che mette in discussioni i presupposti stessi dell'opera e si evidenzia come tutta l’attività preparatoria, la costruzione del tunnel, quella del terminale di ricezione, la posa della condotta, siano state portate avanti abusivamente. Così come era già stato denunciato ampiamente da associazioni, comitati e cittadini che da anni, contro tutto e tutti, lottano sul territorio e così come è stato anche dichiarato il 24 maggio 2019, durante la conferenza stampa “Tap, un caso di ingiustizia climatica” alla Camera dei Deputati dal prof.re Petrachi, prof.re Carducci e Dottor Blonda. Alla luce di ciò – concludono – auspichiamo che la politica, ad oggi inerme se non complice, a tutti i livelli, dal locale al nazionale, agisca immediatamente per riportare la legalità e ristabilire il primato dell’interesse pubblico in quella terra già troppo martoriata”.