Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, guidato da Danilo Toninelli, ha pubblicato sul sito istituzionale il documento (consultabile qui) di analisi costi-benefici redatto da un gruppo di tecnici incaricati dal governo di studiare nel dettaglio costi, penali e prospettive sulla linea TAV Torino-Lione.E i numeri che ne escono sono tutt'altro che lusinghieri per la "grande opera" così fortemente criticata dai movimenti dei cittadini e oggetto da anni di polemiche e scontri.
Dall’analisi costi-benefici, illustrata in 78 pagine, emerge che completando la Torino-Lione «si verificherebbero perdite per 7 miliardi e vantaggi economici per 885 milioni». In dettaglio: «nello scenario “realistico”, il valore attuale netto economico (Vane), ovvero il saldo tra i costi e i benefici, risulta pari rispettivamente a -6.995 milioni considerando i costi “a finire” (escludendo i soldi già spesi) e a -7.949 milioni qualora si faccia riferimento al costo intero». Mentre «al netto dei costi massimi di ripristino e messa in sicurezza del tunnel esistente, il valore attuale netto economico dell’0pera risulta negativo e pari a -5,7 miliardi».
In base a questi numeri, l’esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte dovrà adesso decidere se concretizzare o meno lo stop all’Alta velocità ferroviaria tra Italia e Francia.
«Noi l’analisi e il risultato li abbiamo chiari da tempo, da quasi 30 anni, da quando iniziammo ad opporci a un’opera inutile, dannosa, nel tempo imposta con la forza, e il risultato è sempre stato chiaro: OGNI EURO USATO PER LA TORINO-LIONE E’ UN EURO RUBATO ALLE VERE NECESSITA’ DEL PAESE»: a dirlo è il Coordinamento NoTav in una nota, appena appresi i numeri contenuti nel documento.
«Mentre leggiamo con attenzione l’analisi, vogliamo comunque portarci avanti con l’intenso lavoro che si apre da oggi e chiediamo da subito la smilitarizzazione del cantiere, delle vie e delle aree d’accesso alla Val Clarea e la rimozione dei vertici di Telt e dell’Osservatorio».
«Come ciascuno adesso può vedere da sé, i numeri dell'analisi economica e trasportistica sono estremamente negativi, direi impietosi»: così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli commenta in una nota la pubblicazione dell'analisi costi-benefici sulla Tav. «La valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall'analisi, voglio dirlo in modo chiaro, non è contro la Ue o contro la Francia», spiega Toninelli, aggiungendo che «la decisione finale, come è naturale che sia, spetta ora al Governo stesso nella sua piena collegialità».
Insieme all'analisi costi benefici il Mit ha pubblicato anche la Relazione tecnico-giuridica, che evidenzia il rischio delle penali. In caso di scioglimento del progetto della Tav il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi. È questa infatti la cifra che nella relazione viene stimata sommando i vari importi contenuti nella stessa Relazione collegata all'analisi costi benefici della Tav. Molti sono importi massimi «difficilmente raggiungibili», tanto che nella relazione si spiega che «i molteplici profili evidenziati non consentono di determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento». La variabile è dovuta a «più soggetti sovrani» che dovrebbero negoziare gli importi.
Ma si tratta di stime che il ministro Toninelli ha contestato. Secondo il titolare del dicastero, infatti, la percentuale tra 10 e 30% prevista a titolo di risarcimento per lo scioglimento dei contratti non va parametrata sul costo totale dell'opera ma sui contratti effettivamente in essere al momento, cioè su circa 1,3 miliardi: il conto finale per questa voce si aggirerebbe tra i 130 e i 400 milioni. Secondo il ministro, nelle conclusioni dell'analisi giuridica «è presente un errore materiale macroscopico che determina un eventuale costo di uscita dall'opera abnorme rispetto alla realtà».
Rinunciare alla Tav, secondo Toninelli, costerebbe al massimo 1,7 miliardi. A questa cifra si arriva così: 400 milioni per lo stop ai contratti, 81 milioni per violazione del dell'accordo, 400 milioni per la rivalsa francese, 535 e 297 milioni per importi Ue da restituire o non incassare.