di
Giorgio Cattaneo
12-09-2012
La Russia fa retromarcia sul progetto Tav. Mosca ha infatti annunciato che non finanzierà la costruzione delle linee ad alta velocità inizialmente previste per i mondiali di calcio del 2018. Tale rinuncia comporterà per il Paese un risparmio di circa 103 miliardi di euro.
Dopo la rinuncia ufficiale del Portogallo e i recenti tentennamenti francesi, sul progetto Tav anche la Russia fa retromarcia: costi troppo elevati. Mosca ha annunciato che non finanzierà la costruzione delle linee ad alta velocità inizialmente previste per i Mondiali di calcio del 2018.
Taglio netto: rinunciando al Tav, il Cremlino opta per una spettacolare spending review e risparmia in un colpo solo qualcosa come 103 miliardi di euro. Solo poche settimane fa, riferisce il network antagonista Infoaut, al governo russo era stato presentato un progetto di costruzione per gradi, che avrebbe dovuto ridurre il peso economico dell’opera, ma tanto gli investitori privati quanto lo Stato hanno ormai reso noti i propri ripensamenti. Motivo: l’efficienza economica dell’opera non è tale da giustificare una spesa così abnorme. E i Mondiali di calcio? Per il vicepremier Igor Shuvalov, basterà migliorare le linee esistenti.
Brutte notizie, dunque, per Alstom e Sncf, “che già scalpitavano in vista della grossa gara d’appalto che si sarebbe aperta nei primi mesi del 2013 per i lavori del cantiere russo”. Di fronte alle decisioni del governo di Mosca, aggiunge Infoaut, le aziende dell’alta velocità si ritrovano a dover frenare i propri appetiti speculativi. “Un duro colpo, però, anche per il progetto europeo complessivo di linee ad alta velocità: il 'corridoio 5', che dovrebbe collegare Lisbona e Kiev, si ritrova ora senza capo né coda”.
Per Luca Rastello, autore di un recente reportage su Repubblica, l’antica Kiev-Lisbona di cui la Torino-Lione sarebbe stato lo snodo alpino è ormai ridotta a una sorta di barzelletta europea: dopo il ritiro di Lisbona, la stessa Spagna si limiterà ad adattare per le merci internazionali l’attuale linea mediterranea, mentre in Francia il Tgv continuerà a trasportare solo passeggeri.
Verso est è notte fonda: l’Ungheria ha optato per le autostrade, mentre in Ucraina il progetto non è mai stato neppure preso in considerazione. Per non parlare della Slovenia, che – per colpa di una guerra commerciale coi porti adriatici italiani – ha chiuso persino le linee ferroviarie storiche con l’Italia.
Il treno superveloce rallenta in tutta Europa: la Germania annuncia il varo di convogli più lenti ma più sicuri, e la stessa Austria chiede una revisione finanziaria completa prima di procedere con la linea Tav del Brennero. L’attraversamento delle Alpi? È assicurato da trafori come il Gottardo e il Loetschberg, sulla vera rotta delle merci: quella che unisce il porto di Genova a quello di Rotterdam.
Sul progetto Torino-Lione, poi, si sfiora il ridicolo: presentato negli anni ’90 come corridoio veloce per passeggeri, è stato archiviato dall’avvento dei voli low cost e dalla resistenza civile dellavalle di Susa nel 2005. Ripresentato come arteria strategica per le merci e imposto manu militari, è nuovamente smentito dalle cifre: al traffico regionale Piemonte-Rodano basta e avanza l’attuale linea valsusina Torino-Modane, mentre – in piena crisi – i transiti fra Torino e Lione non fanno che crollare, anno dopo anno.
Quella linea completamente inutile costa una follia, devasterà un territorio dove vivono centomila abitanti e minaccerà anche la sicurezza idrica della stessa Torino. Ben 360 esperti dell’università italiana lo hanno vanamente ripetuto, in vari appelli, al premier Monti e al presidente Napolitano.
Articolo tratto da LIBRE
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