"Chi ci rappresenta non dovrebbe incarnare solo quel che siamo, non dovrebbe mostrare di comprendere solo la nostra condizione attuale – della quale spesso e in gran parte sono complici - ma anche quel che potremmo essere".
Oggi nessuno penserebbe di realizzare la Repubblica di Platone o quella di Machiavelli. Erano teorie audaci che hanno cambiato il nostro modo di stare al mondo anche senza essere mai diventate attuali. Ora che è passato abbastanza tempo le abbiamo sistemate sullo scaffale della cultura sottraendole alla conversazione politica (secondo un sistema di valori per cui la cultura non entra davvero in contatto con la realtà, non ne fa parte, non la trasforma).
Dunque, con sufficiente distanza, si può evitare di deriderle, perché una teoria è sempre ridicola nella misura in cui contraddice il presente e l'abitudine. E' nel timore di essere scherniti, infatti – quando non sia l'incapacità nuda e cruda a impedirglielo - che politici ed economisti evitano il compito di proporre ed articolare per noi una visione dell'essere umano e del mondo, una loro idea di uomo nella loro idea di mondo, e si limitano e ci limitano a miopi descrizioni di manovre finanziarie, che consistono nel togliere qualcosa da una parte e spostarla da qualche altra. Anche se sembrano grosse cifre non si tratta che di spiccioli, comunque.
Chi ci rappresenta non dovrebbe incarnare solo quel che siamo, non dovrebbe mostrare di comprendere solo la nostra condizione attuale – della quale spesso e in gran parte sono complici - ma anche quel che potremmo essere: dovrebbe offrire non soltanto soluzioni a problemi immediati ma delineare un orizzonte, stabilire una meta, descrivere un'esistenza con nuovi parametri di sviluppo, di benessere, di dignità, avendo il coraggio di contraddire i modelli di mercato finora accreditati come inevitabili, a costo di farsi ridere dietro dagli esperti, dagli scettici, dai mediocri amministratori della sopravvivenza.
Il patrimonio che ci arricchisce è quello di una visione che ispiri i nostri comportamenti, una teoria appunto, per quanto criticabile, discutibile, perfettibile, a cui – chi crede - potrebbe aggiungere nuovi dettagli e proposte su come renderla più giusta e più reale. Nei discorsi di questi giorni, per non dire di questi anni, nessuna parte politica osa dichiarare l'ideale che ne guida le azioni, e temi importanti come il lavoro, la giustizia sociale, l'educazione, la salute, vengono risolti in formule e percentuali, e in nome della continua urgenza non si cerca che di far tornare i conti.
Le parole dei politici raccontano un mondo di bisogni senza sogni e ci inchiodano a forme oscene di nuove schiavitù; i loro discorsi suonano vuoti e ripetitivi come il refrain di certi caroselli. Di certo serviranno ad evitar loro lo scherno dei colleghi e dei mercati, ma continuano a umiliare il destino di tanta gente.
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